lunedì 31 ottobre 2016

Boom di ricoveri per il pesce non conservato bene





"Non un allarme, ma un invito a prestare attenzione perché è innegabile che i casi di quella che in gergo medico viene definita 'sindrome da sgombroide' risultano in aumento a Milano". A spiegarlo è Simonetta Fracchia, direttore della Struttura complessa Igiene degli alimenti e nutrizione dell'Ats (Agenzia di tutela della salute) della Città metropolitana di Milano. I dati a cui l'esperta fa riferimento sono relativi in particolare al 2016. Se nel 2014, infatti, le intossicazioni da sindrome da sgombroide erano state in tutto 45 e nel 2015 erano salite a quota 47, "solo nei primi 9 mesi del 2016 sono già a quota 42".

     Un lieve aumento, ma l'invito dell'Ats è comunque alla prudenza. "Senza voler allarmare nessuno - dice Fracchia - bisogna però prestare attenzione al consumo di pesci sgombroidi come il tonno. E' importante il modo in cui vengono conservati. E bisogna essere consapevoli del fatto che il consumo di pesce crudo e sushi non è salute in senso assoluto. Il consiglio è di rivolgersi a esercizi pubblici di cui ci si fida e per i quali si ha la garanzia che vengono osservate le norme e le prassi igieniche per una corretta conservazione dei prodotti. Diffidando invece di locali e situazioni in cui già visivamente è chiaro che la buona conservazione del pesce non può essere garantita. Per esempio eviterei di consumare pesce crudo in baracchini", dove magari questi prodotti restano esposti per ore. A volte, poi, dietro la sindrome "c'è una concomitanza di fattori, per esempio il mix di tonno mal conservato e sesamo o altri ingredienti già di per sé allergizzanti", fa notare l'esperta. 

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