lunedì 26 settembre 2016

Perché si accumula il grasso nella pancia e come eliminarlo




A molte persone si accumula il grasso nella pancia, siano in sovrappeso o meno, ed è molto difficile da eliminare nonostante le numerose diete e trattamenti di ogni tipo.
Tuttavia, è possibile che stiano facendo sforzi errati e che la soluzione non sia così complicata. 
Scoprite in questo articolo tutti i fattori che possono provocare un aumento di grasso nella pancia come, per esempio, un deficit di proteine, sbalzi ormonali, assenza di attività fisica di una certa intensità oppure una postura errata.
Quando parliamo di sovrappeso, ci riferiamo ad un eccesso di grasso e, forse, di ritenzione idrica, in determinate parti del corpo: addome, cosce, braccia, schiena, glutei, etc.
Tuttavia, uno dei problemi più soliti è l’accumulo di grasso nella pancia, molto frequente sia negli uomini sia nelle donne a partire dalla mezza età.
Ci sono persino persone molto magre che ne soffrono e che non riescono ad eliminare il grasso della pancia senza perdere peso in altre parti del corpo.
Le possibili cause del problema :

Alimentazione squilibrata

Quando ci chiediamo perché si verifica un accumulo di grasso nel ventre e come eliminarlo, di solito pensiamo di dover ridurre l’ingestione di calorie.
Tuttavia, è sempre più diffusa l’idea di dover scegliere meglio gli alimenti, di buona qualità e meno processati, piuttosto che ridurre i grassi e le calorie.
Un’alimentazione equilibrata che ci aiuti a ridurre il grasso nel punto vita deve seguire i seguenti aspetti:
  • I tre pasti principali devono contenere una razione di proteine, alternando le proteine animali (preferibilmente biologiche) a quelle vegetali (legumi, frutta secca, avocado).
  • Bisogna optare per i cereali integrali ed evitare quelli raffinati.
  • È bene eliminare lo zucchero bianco dalla dieta ed assumere moderate quantità di miele, melassa, zucchero di canna integrale, etc.
  • Bisogna fare a meno dei grassi processati ed idrogenati, presenti nelle fritture, nella margarina o nei dolci e aumentare l’ingestione di grassi sani, presenti negli oli vegetali di prima spremitura a freddo (oliva, cocco, sesamo, lino), avocado, frutta secca, semi, pesce azzurro e burro o ghee.

Intolleranze alimentari

Alcune persone sono affette da intolleranze alimentari, ma non lo sanno. Questo problema causa disturbi, come gonfiore nella zona addominale, oltre a problemi digestivi.
Se sospettiamo di avere un’intolleranza alimentare, ci sono diverse prove che possono confermarlo. Le intolleranze più comuni sono al glutine e al lattosio.

Stile di vita sedentario

L’attività fisica è fondamentale per mantenere un peso equilibrato, ma, sopratutto, per modellare il punto vita, poiché uno stile di vita sedentario favorisce l’accumulo di grasso in tutta la zona addominale.
Lo sport cardiovascolare a media o alta intensità è il più indicato. Sono sufficienti due o tre sessioni di mezz’ora ogni settimana.
Anche gli sbalzi ormonali provocano un accumulo di grasso nella zona del punto vita, soprattutto alle donne durante il climaterio e la menopausa. Ad ogni modo, anche le ragazze giovani con elevati livelli di estrogeni ne possono soffrire.
La soluzione per regolare gli ormoni risiede in un’equilibrata alimentazione, che abbiamo già citato, così come in alcuni “integratori” specifici come, per esempio, la maca, l’agnocasto o la patata dolce.
Nel caso delle donne in menopausa, può essere benefico anche l’olio di onagra.
Alcuni problemi ormonali spariscono con il tempo, poiché l’organismo può riequilibrarsi in modo naturale.

Una cattiva postura

Quando nessuno dei precedenti fattori sembra essere relazionato con il nostro caso, dobbiamo pensare anche che il grasso nel punto vita può dipendere da una cattiva postura.
Molte delle persone che soffrono di deformazioni della colonna vertebrale, come lordosi o scoliosi, presentano anche un eccesso di grasso sui fianchi. In questi casi, è possibile che la naturale intelligenza dell’organismo stia funzionando per aiutarci a stare in equilibrio.
La soluzione, in questo caso, consiste nel realizzare adeguati esercizi di rieducazione posturale che ci aiutino a rilassarci, essere più flessibili e rafforzare la muscolatura della schiena e dell’addome, accompagnati dall’intervento di un terapeuta manuale.

La tiroide: i migliori alimenti per mantenerla in salute



La tiroide: ne sentiamo parlare spesso, ma non sempre è chiaro cosa sia e quale funzione abbia. Di solito si diventa consapevoli della sua importanza quando comincia a funzionare in modo anomalo.
La tiroide è una delle ghiandole più importanti del corpo umano, la cui funzione è secernere ormoni e regolare il nostro metabolismo.
Sono milioni le persone in tutto il mondo che soffrono di disturbi tiroidei; una buona parte non ne è consapevole, perché non è in grado di distinguerne i sintomi da quelli di altre patologie. Le donne sono maggiormente colpite, specialmente una volta raggiunta l’età adulta.
È molto importante essere informati e conoscere le abitudini di vita che aiutano a conservare la tiroide in perfetto stato.
Oggi vogliamo parlarvi del funzionamento di questa importante ghiandola, di cosa può alterarla e quali alimenti contribuiscano a mantenerla in salute.

La tiroide: la sua funzione e da cosa viene influenzata?

La ghiandola tiroidea, in genere, passa inosservata a meno che non sorga un disturbo, come l’ipotiroidismo. Occupa, in realtà, un ruolo molto importante all’interno del nostro corpo perché regola i processi metabolici, partecipa alla produzione degli ormoni e alla sintesi delle proteine.
Quando questa ghiandola presenta un malfunzionamento, queste attività si alterano e possono presentarsi diverse malattie che diminuiscono la qualità della vita.
I due principali disturbi sono l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo.

Ipotiroidismo

Si verifica quando la tiroide rallenta la sua attività e smette di produrre una sufficiente quantità di tiroxina, un ormone fondamentale per il corretto funzionamento del nostro metabolismo.
Quando questo si verifica, possono comparire sintomi quali:
  • Senso di fatica.
  • Depressione.
  • Aumento di peso.
  • Secchezza della pelle.
  • Perdita dei capelli.
  • Intolleranza al freddo.

Ipertiroidismo

In questo caso accade il contrario. La ghiandola secerne troppi ormoni e provoca un’eccessiva accelerazione del metabolismo che a sua volta genera altri disturbi.
Le sue conseguenze possono essere:
  • Nervosismo.
  • Insonnia.
  • Intolleranza al calore.
  • Perdita di peso.
  • Palpitazioni.
  • Tremore.
  • Debolezza.

Quali sono gli alimenti migliori per la salute della tiroide?

Per prevenire i disturbi della tiroide, principalmente l’ipotiroidismo che è il più comune, è indispensabile adottare una dieta ricca di sostanze nutritive che ne favorisca il buon funzionamento.

1. Alimenti ricchi di iodio

Una carenza di iodio può portare a disturbi tiroidei difficili da tenere sotto controllo.
Aumentare il consumo di alimenti che contengono iodio può essere di grande aiuto per mantenere la tiroide in salute, dal momento che questo elemento stimola la produzione di tiroxina.
Alcune fonti comprendono:
  • Uova
  • Bietole
  • Zucca
  • Semi di sesamo
  • Frutti di mare
  • Vongole
  • Cozze
  • Tonno
  • Salmone
  • Funghi
  • Sale iodato

2. Alimenti ricchi di fibra

La fibra è essenziale per la regolazione della funzione metabolica e per controllare l’aumento di peso causato dall’ipotiroidismo.
Migliora la digestione, aiuta a tenere sotto controllo i livelli di insulina nel sangue e fornisce un maggiore senso di sazietà.
Si può assumere mangiando:
  • Avena
  • Riso integrale
  • Broccoli
  • Mele
  • Pere
  • Mais
  • Fagioli
  • Avocado
  • Lenticchie

3. Carni magre

Tra le carni magre ricordiamo:
  • Pollo
  • Tacchino
  • Coniglio
  • Vitello
  • Pesce azzurro

4. Alimenti ricchi di vitamine

Le vitamine non solo rafforzano la tiroide, ma svolgono un ruolo fondamentale nella salute generale del corpo.
In questo caso particolare, è consigliato il consumo di alimenti che forniscano le vitamine A, C, E, B2, B3 e B6.
Ne sono ricchi:
  • Agrumi
  • Cereali
  • Granaglie e semi
  • Crusca
  • Riso
  • Lievito di birra
  • Arachidi
  • Funghi
  • 5. Alimenti ricchi di zinco

  • I livelli di questo minerale nell’organismo possono essere modificati da una produzione eccessiva di ormoni tiroidei.
    Fornire al corpo una buona dose di questo minerale, attraverso alcuni alimenti, è un ottimo modo per aiutare la tiroide nel suo corretto funzionamento.
    Possiamo trovare lo zinco in:
    • Ostriche
    • Germe di grano
    • Crusca
    • Zenzero
    • Noci
    • Piselli
    • Agnello
    Tutti questi alimenti possono avere un effetto positivo sulla salute della tiroide. Tuttavia, se sospettate un suo malfunzionamento, è meglio consultare il medico per ricevere una diagnosi e una terapia corretta.
    Qualunque sia il tipo di alterazione, essa, probabilmente, richiederà piccoli cambiamenti nelle vostre abitudini quotidiane.

Umberto Veronesi convalida il Metodo Di Bella: Il tumore regredisce !!!




Ci sono voluti parecchi anni, ma alla fine il metodo Di Bella, la cura anti-tumori a base di farmaci biologici, creata dal medico fisiologo scomparso nel 2003, è stata riconoscita valida da Umberto Veronesi.

Uno studio scientifico dell’Università di Firenze e approvatodall’Istituto europeo perl’Oncologia, ha confermato, infatti, la validità del metodo.
E viene da sorridere, perchè lo stesso, identico metodo fu bocciato dal ministero della Salute nel lontano 1998. Lo studio dell’Università di Firenze è stato pubblicato sulla celebre rivista European Journal of Pharmacology ed ha avuto il benestare scientifico dell’Istituto europeo di Oncologia, capitanata dal professor Umberto Veronesi.

A quindici anni dalla fine della sperimentazione il Metodo Di Bella sta tornando a far parlare. Migliaia di pazienti si stanno rivolgendo a Giuseppe Di Bella, che sta portando avanti la terapia inventata dal padre Luigi, per essere curati. Ci sono, inoltre, migliaia di casi di guarigione e i tribunali di diverse città hanno imposto alle ASL locali di rimborsare le cure ad alcuni malati. La sperimentazione di questa terapia alternativa era stata bocciata a fine anni ’90, ma da un’indagine del PM Raffaele Guariniello era emerso che c’erano stati gravi errori nella sperimentazione. È significativo un articolo di Marco Travaglio pubblicato su Repubblica nel settembre del 2000, in cui il giornalista raccontava i lati oscuri della vicenda. Dosi sballate e farmaci scaduti, così la sperimentazione della cura Di Bella è stata corrotta da gravi irregolarità che volevano farla bocciare! Troppi interessi economici delle case farmaceutiche che non potevano guadagnare con questo metodo come invece continuano a fare con le chemioterapie e farmaci dannosissimi.
            Lo spiraglio di luce arriva dall’ Università di Firenze, là dove uno studio scientifico ha confermato la veridicità scientifica della cura del dottor Luigi di Bella. Spiraglio ancor più importante è stato conferito dal fatto che lo stesso illustre medico: Umberto Veronesi ha mostrato la sua approvazione nei confronti di un metodo diffuso già da moltissimi anni.
 «Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno».

È il titolo della ricerca condotta dall’università di Firenze e appena pubblicata su European Journal of Pharmacology. La prova che l’insieme di queste sostanze arresti il tumore al seno è avvenuta in un laboratorio del dipartimento di anatomia umana, su cellule in vitro. Le tre sostanze, prese singolarmente, hanno alle spalle ampia letteratura scientifica come farmaci anti-cancro. Ma gli stessi principi attivi, adoperati insieme, l’uno a rafforzare l’altro, fanno parte del metodo Di Bella.
Per far pubblicare lo studio i ricercatori hanno dovuto però eliminare il riferimento a Di Bella: “Non avrebbero mai accettato un lavoro che portasse il nome Di Bella”, ha dichiarato uno dei conduttori.
Arriva anche dal tribunale di Foggia una sentenza importante a favore del metodo Di Bella. Due donne, entrambe alle prese con una recidiva da tumore al seno, sono riuscite a fermare il cancro grazie alla terapia biologica messa a punto dal professor Luigi Di Bella.
   L’International Journal of Molecular Sciences, nota e prestigiosa rivista medico-scientifica internazionale, ieri ha pubblicato e documentato i molteplici meccanismi d’azione antitumorali della melatonina, la sua determinante e insostituibile funzione nella prevenzione e nel trattamento dei tumori, delle malattie degenerative e di malattie del sangue, riconoscendo espressamente al professor Luigi Di Bella la priorità assoluta in queste innovative e determinanti acquisizioni scientifiche.
 Che la melatonina avesse delle incredibili proprietà non deve sorprende se pensiamo che è prodotta dalla ghiandola pineale, che in fin dalle tradizioni antiche, è ritenuta essere custodi di grandi poteri, vedi l’articolo EPIFISI O PINEALE, GHIANDOLA MAGICA DEL CORPO UMANO.

TESTIMONIANZA: ENZO – 18 anni – Diagnosi: Linfoma n.H. tipo Burkitt stadio IV. Ecografia addominale Ospedale di zona 25/2/96: “..notevolissimo aumento volumetrico del fegato che presenta disomogeneità strutturali-aree ipoecogene del diametro max di 11 cm e presenza all`ilo di aree ipoecogene sfumate di 3 cm. Area di ipoecogenicità anche al III inferiore del rene destro a livello parenchimale`. . Indagini Clinica Pediatrica S. Orsola Bologna 29/2/96: Gl. Bianchi 22.380, piastrine 172.000. Aspirato midollare in 3 sedi: `Sangue di aspirato midollare a cellularità discreta e monomorfa. Il parenchima midollare è interamente sostituito da un tappeto di elementi a carattere linfoblastico di medie dimensioni, citoplasma abbondante, basofilo e vacuolato, nucleo a contorni irregolari, cromatina fine. Conclusioni: midollo sostituito da parte di elementi Burkitt-like (L3)`. Biopsia del midollo osseo: `Fenotipo immunologico compatibile con disordine linfoproliferativo monoclonale di tipo B`. Diagnosi conclusiva (lettera di dimissioni 2/4/96): `Linfoma n.H. tipo Burkitt addominale IV stadio`.
Tutto inizia nel gennaio 1996 con febbre e tosse, attribuite a semplice influenza. Dopo l`apparente ristabilimento, la febbre si ripresenta una seconda e poi una terza volta. A questo punto viene eseguita una radiografia del torace e, nuovamente, viene confermata l`errata diagnosi: broncopolmonite post-influenzale. Inesorabile terapia antibiotica e successiva RX il 14 febbraio: tutto a posto, viene sentenziato. E` il terzo errore. 
  Una settimana dopo compaiono dolori addominali, nausea e stipsi. Ricovero all`ospedale di zona e quarto errore diagnostico: “microascessualizzazione interessante fegato, milza e rene destro”. Al di là della terminologia ridondante che sembra voler surrogare l`evidente incapacità professionale, il processo viene attribuito a un fatto…..micotico. Finalmente le indagini di rito danno il responso che i camici bianchi si sono dimostrati incapaci di dare (“Linfoma n.H. tipo Burkitt IV stadio”), un responso terribile perché non lascia alcuna speranza, sia per la tipologia patologica che, soprattutto, per lo stadio rilevato, e il piccolo Enzo parte con i suoi per Bologna. Dopo gli ulteriori esami descritti in apertura, inizia la chemioterapia, “`Protocollo LMB 89 gruppo C”. Ma già il secondo giorno occorre sospendere, a causa dell`insorgenza di insufficienza renale acuta, trattata con sette sedute di emodialisi. L`otto marzo sopraggiungono crisi convulsive. Dopo una settimana riprendono le sedute di chemio. Un mese dopo inizia il terzo ciclo, a seguito del quale si presentano “micosi del cavo orale, blocco intestinale, alopecia, cefalea e un calo drammatico delle piastrine”.
“Io e mio marito” ricorda la mamma di Enzo “vivevamo praticamente in ospedale. C`era persino una cucina per i genitori dei bambini, dove si poteva preparare da mangiare. Un giorno venne trovarci un amico, che ci portò ritagli di giornale dove si parlava della cura praticata dal Professor Di Bella”.
Viene sentenziata la remissione completa, ma il 18 aprile si rende indispensabile un ricovero d`urgenza presso l`ospedale di zona per una grave trombocitopenia ed anemia. A questo punto i genitori rifiutano di continuare e decidono di rivolgersi al Prof. Luigi Di Bella, proprio mentre i medici del S. Orsola propongono, quale `ultima ratio`, un trapianto di midollo con la sorellina donatrice.
E` sempre la mamma a parlare: “Se per il professore la malattia di mio figlio era stupida, perché bastava trovare i farmaci, per noi riuscire a trovare il professore è stata l`impresa più complicata di tutta la vicenda. Il resto è stato facilissimo”.
In quel periodo lo 059/333.904 era il telefono più caldo di Modena ed era quasi impossibile -non è un`iperbole – riagganciare la cornetta senza che immediatamente la suoneria squillasse nuovamente.
“Ma una bella mattina, alle sei, mio marito riesce finalmente a trovare la linea libera. E` il professore in persona che risponde”.
Un primo trauma deriva dalla risposta alla richiesta di appuntamento: “venga quando vuole”.
Partono per Modena. “Non ho mai assistito a una visita medica simile a quella che fa il professore. Non si fida delle carte, per cui esegue un controllo di tutte le parti del corpo come non ho mai visto fare da nessun altro. C`è un gran silenzio e, per ascoltare i battiti cardiaci, addirittura s`inginocchia”: così la signora rievoca quel primo incontro.
Iniziano il Mdb, non senza disturbi psicologici: “Per gli altri, noi eravamo gli assassini di nostro figlio. Non c`è stata persona che non ci abbia detto che con quella avremmo ammazzato Enzo. Ma non ne potevamo più di vederlo consumarsi ogni giorno di più”.
I risultati si fanno evidenti in tempi rapidi: “Nel giro di un mese, il bambino sta ogni giorno meglio. Tant`è vero che d`estate riusciamo anche ad andare in vacanza in montagna, ed io me lo trovo aggrappato sulle rocce, oppure a correre e saltare attorno a casa, mentre solo qualche mese prima non riusciva quasi più ad alzarsi dal letto”.
Nell`ottobre successivo si rileva una recidiva. Corsi a Modena, il fisiologo passa in rassegna terapia e modalità di somministrazione, ritenendo impossibile il decorso sfavorevole se la prescrizione è stata fedelmente seguìta, e rileva un errore di interpretazione dei dosaggi di somatostatina da parte del padre di Enzo, che gliene somministrava 1/15 di quanto prescritto. Rimediato all`equivoco, si assiste ad una graduale scomparsa del tumore, confermata da diverse ecografie e dagli esami ematochimici, e divenuta totale nella primavera del 1997.
Oggi Enzo è un giovanottone pieno di salute e con una statura da pallavolista. Tante, troppe persone, si sono ripresa la vita allontanandosi dal loro salvatore con la salute riconquistata sotto braccio e senza neanche ringraziare; qualcuno ha addirittura contraccambiato vita e affetto con indicibili bassezze nei confronti dello scienziato e di quanto più gli era caro nella vita, i suoi figli; ma il papà di Enzo ha conservato in cuore non solo la venerazione per chi gli consente oggi di guardare con gioia e fierezza quel ragazzone, ma la determinazione di impegnarsi perché la tragedia che si avvicinava inesorabile non colpisca più nessuna famiglia.
Nessuno dei bambini ricoverati con Enzo è oggi di questo mondo.
Tuttavia per avere la prova del fatto che MOLTISSIME PERSONE sono riuscite a guarire grazie a queste stesse cure.




Il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer




Lo si può leggere in uno studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit). La seconda notizia, non meno importante della prima, è che l’associazione di produttori di grano duro del Sud Italia GranoSalus promuoverà autonomamente l’analisi chimica sui prodotti derivati dal grano (pasta, pane e altro). E li renderà pubblici pubblicandoli sulla rete. Sapremo finalmente quale pasta (e quale pane) mangiare. E, soprattutto, quale pasta non dovremo mai più acquistare (con riferimento – con molta probabilità – ai marchi altisonanti e super pubblicizzati)   E’ ufficiale: i derivati del grano al glifosato (o glyphosate, secondo il termine scientifico) – e cioè pasta, pane e altro ancora – provocano danni alla salute umana. La cosa è nota da tempo, ma adesso è disponibile uno studio Massachusetts Institute of Technology (Mit)

Il glifosato presente nella pasta e nel pane può provocare malattie gravi: diabete, obesità, asma, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e il morbo di Parkinson .
Attenzione, insomma, soprattutto alla pasta che acquistiamo nei supermercati. Soprattutto la pasta prodotta con i grani duri canadesi, ma non solo anche quelli dei Paesi dell’Est, che sono letteralmente pieni di glifosato. 
Perché i grani duri canadesi contengono percentuali elevate di glifosato l’abbiamo raccontato in questo articolo. Quello che oggi vogliamo approfondire è un tema delicatissimo, che riguarda la nostra salute. Tema legato al pane e, soprattutto, alla pasta che, ogni giorno, andiamo ad acquistare nei supermercati o negli stessi negozi artigianali. E’ la pasta dei grandi marchi, quella che viene promossa con pubblicità martellante sui mezzi d’informazione. Ebbene, attenzione, perché questa pasta prodotta con i grani pieni di glifosato può provocare danni seri al nostro organismo. Non è una nostra opinione ma, come già accennato, sono i risultati di uno studio dettagliato effettuato da due scienziati, Anthony Samsel e Stephanie Seneff, del Massachusetts Institute of Technology (Mit) Leggiamo insieme cosa scrive Stephen Frantz, considerazioni riportate dal sito Beyondpesticides.org :
“Quando una cellula sta cercando di formare le proteine, può afferrare il glifosato invece della glicina e formare una proteina danneggiata. Dopo di che è il caos medico. Dove il glifosato sostituisce la glicina, la cellula non può più comportarsi come al solito, provocando conseguenze imprevedibili con molte malattie e disturbi conseguenti”. 

La notizia dello studio messo a punto dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) arriva proprio quando un nutrito gruppo di produttori di grano duro del Sud Italia, stanchi di subire i prezzi imposti dalle multinazionali (in particolare, dal Chicago Board of Tradeche è il più importante mercato di cereali del mondo), ha deciso di passare al contrattacco per informare direttamente i cittadini. Per ora, lo ricordiamo, i cittadini non sono informati.Tutti noi acquistiamo la pasta nei supermercati, ma non sappiamo con che grano duro è stata prodotta tale pasta. Ebbene, i produttori di grano duro del Sud del Sud Italia (soprattutto della Puglia, della Sicilia e della Basilicata) hanno dato vita a un’associazione – Grano Salus– e hanno annunciato che inizieranno ad effettuare le analisi chimiche su tutti i derivati del grano: pasta, pane e via continuando. E renderanno noti, sulla rete, i risultati di tali analisi. 

 Potete stare certi, cari lettori, che quello che verrà fuori da queste analisi potrebbe avere effetti devastanti. Perché finalmente conosceremo che cosa c’è nella pasta, nel pane e, in generale, in tutti i prodotti derivati dal grano. Per noi che viviamo nel Sud Italia sarà un test importantissimo. Perché, nel Mezzogiorno, tradizionalmente, il consumo di pasta, da parte delle famiglie, è di gran lunga maggiore rispetto alle famiglie del Centro e del Nord Italia. Di conseguenza, noi meridionali siamo più esposti, a ungo andare, a queste malattie. Finalmente qualcuno ci comunicherà i dati ufficiali sull’eventuale presenza nel pane e – soprattutto – nella pasta di veleni chimici, a cominciare dal glifosato, che sono responsabili di malattie gravissime. Quello che avrebbero dovuto fare lo Stato – e quello che avrebbero dovuto fare le Regioni – a cominciare dalla Regione siciliana (magari in collaborazione con le due facoltà di Agraria della nostra Isola) – lo faranno gli stessi agricoltori. Una sconfitta per la politica italiana. E una grande vittoria dei cittadini che ormai non sanno proprio che farsene di questa vecchia politica italiana al servizio delle multinazionali! Che consigli dare ai consumatori e, in particolare, alle famiglie del Sud Italia e della Sicilia? 
Non acquistate più la pasta dei grandi marchi fino a quando Grano Salus non comincerà a rendere noti i risultati delle analisi. Cercate fin da ora di acquistare la pasta prodotta in Sicilia. 

Fonte 

martedì 13 settembre 2016

Zucchero, ecco come agisce sul cervello


Un ruolo fondamentale è svolto dagli astrociti

Uno studio internazionale ha approfondito la conoscenza del modo in cui lo zucchero agisce sul cervello umano. Il glucosio non finisce casualmente nell’organo cerebrale, ma vi viene trasportato attraverso l’intervento di alcune cellule gliali, chiamate astrociti. Si tratta delle cellule cerebrali più numerose, il cui ruolo, tuttavia, fino a questo momento era stato sottovalutato. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, è stata effettuata da un team internazionale di scienziati diretto da Cristina García-Cáceres, della Technische Universität di Monaco (Germania). 
In precedenza gli studiosi ritenevano che il trasporto dello zucchero fino al cervello fosse regolato soltanto dai neuroni. Ma dato che l’attività neuronale riscontrata in presenza del glucosio era bassa, era diffusa l’opinione che si trattasse di un processo passivo. Eppure, quest’ipotesi contrastava con il fatto che il cervello consuma più zucchero di tutti gli altri organi e regola la sensazione della fame. “Abbiamo avuto il sospetto che fosse improbabile che un processo così importante come fornire dosi sufficienti di zucchero al cervello fosse completamente casuale – osserva la dottoressa García-Cáceres -. Siamo stati ingannati dal fatto che i neuroni, a quanto pare, non hanno il controllo di questo processo e, pertanto, prima gli studiosi pensavano che tutto avvenisse passivamente. Poi abbiamo ipotizzato che le cellule gliali, come gli astrociti che per lungo tempo sono state considerate ‘cellule di supporto’ meno importanti, potessero avere qualcosa a che fare con il trasporto dello zucchero nel cervello”.

Gli scienziati hanno quindi esaminato il ruolo di queste cellule, riuscendo a compiere due scoperte significative. La prima è che sulla superficie degli astrociti sono presenti i recettori di due ormoni, l'insulina (che regola la quantità di glucosio nel sangue) e la leptina (coinvolta nella regolazione di metabolismo e appetito). Grazie a questi recettori, gli astrociti sono in grado di controllare l'assunzione di zucchero da parte del cervello.

La seconda scoperta è che se i recettori dell’insulina normalmente presenti superficie degli astrociti erano invece assenti, l’attività dei neuroni proopiomelanocortina, che regolano la sensazione di fame, risultava più bassa del normale. Inoltre, risultava compromesso anche il metabolismo dello zucchero. Secondo i ricercatori, lo studio potrebbe migliorare la comprensione dei meccanismi alla base di obesità e diabete di tipo 2, favorendo lo sviluppo di terapie più efficaci.
Fonte

Febbre, si affronta in 10 mosse

L'ipertermia non va combattuta a tutti i costi: è indispensabile per la sopravvivenza

L'arrivo dell'autunno segna anche il ritorno del cattivo tempo e dei malanni di stagione. In questo periodo aumenta, quindi, la possibilità di contrarre la febbre. Tuttavia, quest'ultima non deve destare particolare preoccupazione, perché basta seguire poche regole per risolvere il problema in modo efficace. Innanzitutto non occorre cercare di contrastarla a tutti costi con i medicinali: l'antipiretico (paracetamolo) va utilizzato solo quando la febbre è associata a condizioni di malessere, come mal di testa, dolori muscolari e articolari. L'ipertermia, infatti, svolge un compito ben preciso: favorisce l'azione del sistema immunitario e ostacola quella di virus e batteri.

“La febbre esiste negli animali da 40 milioni di anni ed è presente in tutte le specie, incluse quelle più in basso nella scala zoologica. Quando un fenomeno biologico è mantenuto a lungo in tutte le specie vuol dire che èindispensabile per la sopravvivenza – spiega il prof. Maurizio De Martino, ordinario di Pediatria presso l’Università di Firenze e Direttore del Dipartimento di Pediatria internistica presso l'ospedale pediatrico “Anna Meyer” di Firenze -. E la febbre lo è, perché a temperatura febbrile funzionano meglio i meccanismi immunologici mentre funzionano peggio virus e batteri. I pediatri sanno che è brutta la prognosi di bambini con infezioni gravi ma che non sviluppano febbre. Ed i pediatri sanno anche che abbassare la febbre comporta regolarmente un allungamento delle condizioni infettive”.

Nel corso del congresso nazionale di Paidòss, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’infanzia e dell’adolescenza, che si è tenuto a Lecce dal 24 al 26 settembre, l'esperto ha consigliato come comportarsi in caso di febbre:
1. per misurare la temperatura corporea utilizzare solo il termometro elettronico digitale e metterlo sotto l’ascella - la via rettale è causa di sconforto e di incidenti.
2. se il paziente è un bambino molto piccolo, occorre farlo visitare in giornata, perché nei primi anni di vita è frequente la possibilità di contrarre un'infezione batterica grave;
3. assumere il paracetamolo per via orale, salvo casi rari;
4. rispettare la dose di antipiretico prescritta dal medico o indicata nel foglio illustrativo;
5. attenersi ai tempi di assunzione del farmaco indicati dal dottore, non prolungarli né accorciarli; 6. avere calma: il paracetamolo inizia ad avere effetto dopo circa un’ora e mezza;
7. non ricorrere ai cosiddetti “rimedi della nonna”, come spugnature, ghiaccio, o pezzette - non sono solo inutili (la febbre è un innalzamento centrale e non periferico della temperatura corporea), ma risultano anche controproducenti, perché causano brividi e, quindi, aumentano la temperatura e il malessere del malato;
8. se la temperatura non si abbassa non intestardirsi con l’antibiotico: non sempre la febbre è causata da un'infezione;
9. se il paziente è di ritorno da un paese ad endemia malarica, appurare subito se la febbre è causata dalla malaria;
10 . ricordarsi che non esiste la febbre da eruzione dentaria.

sabato 10 settembre 2016

Olio di Oliva sui Capelli: 5 Rimedi per Capelli Morbidi e Setosi




Da sempre utilizzato per le sue caratteristiche emollienti ed idratanti, l’olio di oliva sui capelli si rivela estremamente utile in caso di capelli opachi e spenti.
Le proprietà idratanti sono dovute al contenuto di grassi, cui si aggiunge la vitamina E che è in grado di nutrire il cuoio capelluto, proteggendolo dai dannosi raggi UV. La vitamina E rende i capelli lucidi e setosi, giocando un ruolo fondamentale quale anti-aging, cioè contro l’invecchiamento del capello, in virtù delle sue proprietà antiossidanti.
Per quanto riguarda gli acidi grassi, in particolare l’acido oleico e linoleico, questi riescono a penetrare a fondo nella struttura del capello e nel bulbo pilifero rivestendoli completamente e, di conseguenza, rafforzandoli contro gli agenti esterni. I trattamenti che possiamo sperimentare sono numerosi: è infatti possibile adoperare soltanto l’olio di oliva sui capelli al fine di renderli più morbidi, oppure associarlo ad altri ingredienti naturali, con la certezza che tali prodotti non andranno a danneggiare il capello, bensì a curarlo.

Olio di Oliva sui Capelli: 5 Rimedi per Capelli Morbidi e Sani

Usare l’olio di oliva sui capelli è una delle soluzioni più efficaci e allo stesso tempo economiche per rinvigorire e nutrire il nostro cuoio capelluto e donargli un aspetto migliore. I trattamenti per capelli morbidi e lucidi che proponiamo di seguito sono tutti a base di ingredienti naturali e facilmente reperibili: agiranno in modo delicato senza aggredire il capello. Scopriamoli insieme!

1. Maschera con olio di oliva per capelli sfibrati e danneggiati

Il cuoio capelluto viene danneggiato di continuo da agenti atmosferici (umidità, sole, vento) e dagli stessi prodotti che acquistiamo al supermercato (shampoo, maschere, balsami), caratterizzati da composti chimici spesso dannosi. L’olio di oliva sui capelli riesce a ripararli donando loro maggiore resistenza e rendendo i nostri capelli morbidi e setosi e di conseguenza anche più facili da trattare.Cosa occorre? Soltanto dell’olio di oliva.
Versiamone un cucchiaino sul palmo della mano e inumidiamo la prima ciocca; proseguiamo allo stesso modo per il resto della testa. Facciamo attenzione a non arrivare tuttavia alla radice del capello. A questo punto asciughiamo con aria tiepida i capelli per pochi minuti con un phon e copriamoli con un asciugamano per almeno 45 minuti. Qualora i capelli fossero molto sfibrati, potremmo tenere in posa la maschera con olio di oliva tutta la notte e poi lavarli con il nostro shampoo abituale.

2. Trattamento con olio di oliva per capelli lucidi

Grazie alle proprietà dell’olio di oliva e dell’olio essenziale di incenso che costituiscono gli ingredienti principali di questo trattamento, avremo dei capelli lucidi e rinvigoriti. Questo impacco è ideale quando notiamo che i nostri capelli si stanno indebolendo e opacizzando. L’olio di incenso nutre dalla radice e potenzia l’azione antinvecchiamento dell’olio di oliva sui capelli, prevenendone la caduta e donando al contempo lucentezza.
Abbiamo bisogno di: mezza tazza di olio di oliva e 5 gocce di olio di incenso. Versiamo l’olio di oliva in un recipiente a chiusura ermetica insieme all’incenso, agitiamo e lasciamo riposare per un giorno. Passate 24 ore, bagniamo i capelli con acqua calda e versiamo 1 cucchiaio del nostro composto sulle mani. Strofiniamo in modo da riscaldare con il nostro calore l’olio e applichiamolo su tutte le lunghezze. Massaggiamo le ciocche e il cuoio capelluto. Copriamo la testa con una cuffia e lasciamo agire per una mezz’ora, quindi sciacquiamo con acqua e procediamo con lo shampoo.

3. Trattamento antiforfora con olio di oliva e limone

La forfora è uno dei problemi più comuni cui spesso dobbiamo far fronte. Il limone esercita un’azione ripulente, eliminando le cellule morte del cuoio capelluto che rimarrà pulito a lungo, prevenendo la formazione della forfora. Allo stesso tempo, l’olio di oliva sui capelli li nutre e li idrata per evitare che il capello possa seccarsi (per via dell’acido citrico contenuto nel limone).
Passiamo al procedimento: uniamo in un contenitore 2 cucchiai di olio di oliva, 2 cucchiai di succo di limone (possibilmente biologico, in modo da escludere che i pesticidi vengano a contatto con i capelli) e 2 cucchiai di acqua. Mescoliamo e versiamo sul cuoio capelluto precedentemente inumidito con acqua. Massaggiamo e lasciamo in posa per circa 30 minuti. Laviamo e puliamo i capelli normalmente. Possiamo ripetere questo trattamento una volta a settimana prima dello shampoo abituale.

4. Maschera idratante con olio di oliva e avocado

Estremamente nutriente ed idratante, questa maschera per capelli con olio di oliva risana il capello grazie alle proprietà dell’avocado e delle uova. L’avocado è ricco di antiossidanti e di grassi che aumentano i benefici dell’olio di oliva sui capelli, formando una pellicola e idratando in modo ottimale il capello. Le uova sono un ingrediente utilizzato fin da tempi remoti per pulire e rinforzare i capelli.
Per la nostra maschera dobbiamo procurarci 1 avocado (di cui utilizzeremo la polpa di metà frutto), 1 uovo e 1 cucchiaino di olio di oliva. Mettiamo tutti gli ingredienti in un frullatore per ottenere una crema dalla consistenza simile a un balsamo e usiamo la crema dopo lo shampoo sui capelli ancora bagnati. Distribuiamo la maschera per capelli con olio di oliva a partire dal bulbo follicolare e raccogliamo i capelli. Lasciamo agire per 10 minuti e risciacquiamo soltanto con acqua fredda. La maschera lascerà i capelli morbidi, voluminosi e dall’aspetto sano.

5. Trattamento con olio di oliva per capelli che si spezzano

Concludiamo i trattamenti all’olio di oliva sui capelli con un impacco super rinforzante adatto a chi ha i capelli che si spezzano facilmente. Le proteine dell’uovo rafforzano i capelli prevenendone la rottura e la caduta. La nostra chioma risulterà più folta e forte, priva delle odiose doppie punte, mentre l’olio di oliva renderà i capelli lucidi, morbidi e brillanti.
Per questo trattamento occorrono 2 tuorli, 2 cucchiai di olio di oliva e 120 ml di acqua fredda. Versiamo tutti gli ingredienti in una ciotola e mescoliamo. Applichiamo sui capelli, massaggiando le radici e teniamo in posa per 20 minuti. Trascorso questo tempo sciacquiamo per bene e, se fosse necessario, facciamo un breve shampoo per eliminare ogni odore. Possiamo ripetere il trattamento a settimane alterne.
L’olio di oliva sui capelli è quindi un ottimo rimedio per prendersi cura della chioma senza spendere grandi cifre in trattamenti costosi e molte volte poco efficaci. L’olio di oliva inoltre è un prodotto davvero utile non solo per i capelli ma anche per la cura della pelle del viso e del corpo e può essere usato per tanti trattamenti di bellezza a costo zero. Insomma una risorsa preziosa da avere sempre in dispensa!