L’ansia della mamma potrebbe essere trasmessa anche al bambino. Lo evidenzia uno studio pubblicato sulla rivista Emotion da un gruppo di ricerca statunitense coordinato da Koraly Pérez-Edgar, della Pennsylvania State University, che osserva: “Dopo aver imparato di più sui meccanismi che determinano l’ansia, potremo prevedere meglio chi corre il rischio di svilupparla, con la speranza di aiutarlo a non avere bisogno di una terapia più avanti negli anni. I trattamenti sono difficoltosi per il bambino e per il genitore, sono costosi e non sempre funzionano. Se potessimo prevenire lo sviluppo dell'ansia, sarebbe sicuramente meglio”.
Nel corso della ricerca, gli autori hanno analizzato il comportamento di 98 bambini di età compresa tra 4 e 24 mesi. Prima di cominciare l’esperimento, hanno intervistato le loro mamme, per scoprire se e in che misura soffrissero di ansia. Successivamente, hanno fatto posizionare i bimbi davanti a un grande monitor, dotato di un dispositivo capace di rilevarne i movimenti oculari. Al centro dello schermo sono state proiettate immagini di volti neutri, felici o arrabbiati, mentre su un lato compariva una seconda foto volta a distrarre l’attenzione dei piccoli partecipanti. Gli scienziati hanno quindi misurato quanto tempo trascorreva prima che i bimbi spostassero lo sguardo dal viso situato al centro dello schermo all’altra immagine che appariva in posizione laterale.
Al termine dell’esperimento, i ricercatori hanno scoperto che i figli delle donne ansiose tendevano a trascorrere più tempo degli altri a guardare i volti arrabbiati, prima di finire per girarsi. Secondo gli esperti, questo significa che avevano più difficoltà a distrarsi quando nel loro ambiente era presente una potenziale minaccia. È anche emerso che l'età del bambino non influiva su questo comportamento, che risultava presente sia nei bimbi di 4 mesi, sia in quelli di 24 mesi. Gli autori ritengono, pertanto, che la trasmissione dell'ansia dalla mamma al figlio potrebbe avere un’origine genetica.
“Non sembra che i bambini abbiano imparato a prestare maggiore attenzione alle minaccia dalle loro mamme ansiose – conclude il dottor Pérez-Edgar -. Se questo fosse vero, i bimbi più grandi potrebbero avere maggiori problemi a distogliere lo sguardo rispetto a quelli più piccoli, perché avrebbero trascorso più tempo in compagnia della mamma. Lo studio sembra suggerire che ci potrebbe essere invece una componente genetica o biologica condivisa”.
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