lunedì 13 maggio 2019

Demenze, mangiare funghi protegge il cervello?



Consumare due porzioni di funghi a settimana potrebbe aiutare il cervello a restare giovane. Lo suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer's Disease dagli scienziati dell’Università nazionale di Singapore, secondo cui l’assunzione regolare dell’alimento potrebbe dimezzare il rischio di deterioramento cognitivo lieve (Mci).
      Nel corso della ricerca, gli autori hanno monitorato per sei anni lo stato di salute e le abitudini alimentari di 660 persone di 60 anni. Al termine del periodo di osservazione, hanno scoperto che i partecipanti che consumavano almeno 300 grammi di funghi a settimana – suddivisi in due porzioni da circa 150 grammi – presentavano un rischio inferiore del 50% di sviluppare il deterioramento cognitivo lieve rispetto a chi non mangiava l’alimento con regolarità. Anche un consumo più moderato di funghi era associato a un minor pericolo di essere colpiti da demenza.
Gli scienziati ritengono che gli effetti benefici dell’alimento sarebbero dovuti all’ergotioneina, un amminoacido dotato di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, che gli esseri umani non sono in grado di sintetizzare da soli, ma possono ottenere tramite la dieta. I funghi rappresentano, appunto, una delle principali fonti alimentari di questa sostanza. In uno studio precedente, lo stesso team aveva scoperto che gli individui affetti da declino cognitivo presentavano livelli più bassi di ergotioneina nel sangue rispetto alle persone che non mostravano sintomi di demenza.
      Dato che tutti i sei tipi di funghi consumati regolarmente dai volontari - tipici della tradizione gastronomica asiatica, ma con proprietà nutritive simili a quelle dei funghi utilizzati nella cucina occidentale – contenevano l’ergotioneina, gli studiosi ritengono che questa sostanza potrebbe avere proprietà anti-aging e proteggere dal rischio di demenza. “Questa correlazione è sorprendente e incoraggiante – spiega Lei Feng, che ha diretto l’indagine -: sembra che un singolo ingrediente facilmente reperibile potrebbe avere un effetto significativo sul declino cognitivo”.

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