mercoledì 21 gennaio 2015

“Cervicale”: ecco che cosa fare quando il dolore ci blocca



Succede soprattutto in estate: il collo “s’inchioda” per colpa di una contrattura muscolare improvvisa. Uno specialista fisiatra ci spiega perché succede e come reagire

La scena è tipica. Mano sulla nuca e smorfia: «Che strazio, ‘sta cervicale!». In realtà, la famigerata “cervicale” è un naturalissimo tratto di colonna vertebrale, costituito da sette vertebre, articolate in modo complesso grazie anche a un sistema assai elaborato di legamenti e muscoli. Dunque, ciò che procura strazio è semmai la cervicalgia (traduzione: male al collo), ecco la parolina corretta. Parliamo di un dolore che tende a irradiarsi alle spalle (ai muscoli trapezi) e talora alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti nei casi più gravi. Una volta nella vita il 50 per cento della popolazione finisce per patire un episodio di cervicalgia.
I FATTORI SCATENANTI - Si tratta di una iattura che affiora proprio quando l’estate impazza. Ma come? Il calore non è una benedizione per ossa e articolazioni? Sì, ma capelli bagnati, sbalzi di temperatura e aria condizionata sono la maledizione. «Tutte queste evenienze, in effetti, possono scatenare, di riflesso, una certa contrattura muscolare», spiega il dottor Lorenzo Panella, direttore dell’Unità operativa di Medicina fisica e Riabilitazione all’Istituto ortopedico «Gaetano Pini» di Milano. «E quest’aumentata rigidità, questo piccolo fenomeno infiammatorio locale, può finire per generare fitte dolorose soprattutto nei colli già sofferenti, in chi magari, senza esserne consapevole, si trascina costrizioni e compensazioni silenziose fino a quel momento».
CATTIVE POSTURE - Come dire: sforzi esagerati, accidenti climatici (il mitico “colpo d’aria”), la prestazione sportiva “della domenica”, affrontata così, senza riscaldamento o una preparazione adeguata, possono incrinare all’improvviso l’apparente benessere del sistema muscolo-scheletrico. Scriviamo «apparente», perché l’autentico nemico del collo (e della schiena), il “tarlo” che mina nel tempo la sua stabilità, sono la sedentarietà, la postura cristallizzata per ore di fila dinanzi allo schermo del computer, i movimenti ripetitivi (del polso sul mouse). Traumi, questi, che sottopongono muscoli, scheletro, legamenti e nervi a un cronico, sotterraneo danno. Ecco, allora, la contrattura muscolare, che scatta come una forma di difesa da parte del muscolo, sovraccaricato, sollecitato oltre le sue capacità fisiologiche, e che può protrarsi per qualche giorno (in media dai tre ai sette).
PER PLACARE IL DOLORE - «Del resto, non si finirà mai di ribadire che il collo è progettato per muoversi», dice Panella. «La nostra vita quotidiana, invece, ci costringe, nella maggior parte dei casi, a restare fermi, “congelati” in pose incongrue, nemiche della salute. Darsi una mossa resta, allora, la migliore prevenzione». Come imbrigliare l’attacco doloroso? «La terapia della cervicalgia prevede in primo luogo, nella fase acuta del dolore, la somministrazione di farmaci analgesici e antinfiammatori», risponde il dottor Panella. «Dopodiché, si potrà valutare, con l’aiuto dello specialista fisiatra, un’eventuale terapia riabilitativa: esercizi, in altre parole. Che non sono tutti uguali. Per alcuni è necessario un piano di attività specifico per il recupero della mobilità articolare, per altri è più giusto insistere sulla ginnastica “di rinforzo” muscolare, e a qualcun altro si addice maggiormente lo stretching, per allungare attivamente i muscoli contratti». Massaggi, ultrasuoni, termoterapia, elettrostimolazione? «Se lo specialista lo riterrà necessario, ci si può sottoporre anche a questi trattamenti, che dovranno essere sempre eseguiti da tecnici esperti. Ma più efficaci sono gli interventi che ognuno di noi può rivolgere alla propria postura: modificando frequentemente la posizione del corpo quando si sta incollati al computer e concedendosi le pause per “sciogliere” muscoli e articolazioni. I benefici non mancheranno».
CONSIGLI PER CHI GUIDA - L’attenzione andrà rivolta anche su altri fronti. In auto, per esempio. Per capirsi: il sedile dell’automobile non è la poltrona di casa. Per la sicurezza e la salute del collo, le spalle vanno perfettamente appoggiate allo schienale del sedile, con le braccia distese e le mani che impugnano il volante nei punti mediani del cerchio (ovvero, immaginando il quadrante di un orologio, gli arti sono posti come se segnassero le 9 e 15). Gli specchietti per la visibilità esterna vanno posizionati in modo che, per osservarli, sia sufficiente muovere semplicemente gli occhi. «Il braccio appoggiato alla portiera, sporgente dal finestrino aperto, oltre al colpo d’aria fonte di penose contratture muscolari, genera una postura anomala, ed è quindi vivamente sconsigliabile», raccomanda Lorenzo Panella.
E IL CUSCINO? - Non esiste prova scientifica che un determinato cuscino funzioni meglio di un altro contro la “cervicale”. Certo, il tipo anatomico, modellato per assecondare il collo sia nella posizione supina (di schiena), sia laterale, potrebbe pure tornare utile, ma non è la soluzione universale, «anche perché quando siamo addormentati tendiamo ad assumere la posizione che ci viene più naturale e comoda», stigmatizza Panella.
NO AL RIPOSO TOTALE - «Se siete alle prese con una cervicalgia, l’inattività, il riposo completo non aiuta e, anzi, rallenta la guarigione», avverte Panella. «Se certe attività quotidiane comportano qualche dolenzia, non spazientitevi e sopportatele! S’è visto, infatti, che persino in quel trauma serio del collo chiamato colpo di frusta, in occasione di un tamponamento automobilistico, per ridurre il dolore risulta più efficace la mobilizzazione che la classica prescrizione “riposo e collare”».

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