lunedì 8 agosto 2016

Leuconichia: cosa sono le macchioline bianche sulle unghie



Frequenti nei bambini, sono dovute a microtraumi. Nelle donne il problema potrebbe insorgere a causa di manicure aggressive e di un uso dello smalto sbagliato. Ecco i consigli dell'esperta di OK Bianca Maria Piraccini

«Hai detto troppe bugie!». Ecco spiegate le tipiche macchioline bianche sulle unghie delle mani dei bambini. In realtà, le cause sono ben altre e la Leuconichia colpisce anche gli adulti e anche le unghie dei piedi. Perché? Come curarle? Ecco i suggerimenti e i consigli dell’esperta di OK, la dermatologa Bianca Maria Piraccini, professore associato di dermatologia all’Università di Bologna ed esperta in malattie dei capelli e delle unghie (puoi chiederle un consulto qui).
Macchioline bianche sulle unghie dei bambini: che cosa sono?La forma più conosciuta di Leuconichia, che si manifesta con le caratteristiche macchioline bianche sulle unghie, è quella che si riscontra nei bambini. È conosciuta come Leuconichia vera e colpisce due o tre dita delle mani. In alcuni punti la lamina dell’unghia non è più trasparente e così riflette la luce. Il problema deriva dalla radice dell’unghia e dalla lamina le cui cellule non sono maturate del tutto. Le tipiche macchioline bianche crescono con il crescere dell’unghia e a poco a poco scompaiono.
La Leuconichia vera nei bambini è causata da micro traumatismi inapparenti: le mani e le unghie dei più giovani sono spesso soggette a piccoli colpi e traumi. L’unica terapia è la prevenzione.
La Leuconichia può colpire anche gli adulti?Sì, in particolare le donne che si sottopongono a manicure. In questo caso parliamo diLeuconichia striata, perché è caratterizzata da striscioline trasversali e parallele alla cuticola. Durante il trattamento di manicure le cuticole vengono spinte indietro da dei bastoncini, la radice dell’unghia viene di conseguenza compressa e sottoposta a microtraumi, impedendole di maturare nel modo corretto. Le striature sono formate da cellule immature.
Anche in questo caso l’unico rimedio è la prevenzione, evitando di spingere indietro le cuticole. In alternativa, dopo un bagno o una doccia caldi, quando le cuticole sono più morbide, si possono spingere indietro con il pollice avvolto dentro a un asciugamano, evitando in questo modo di traumatizzare la radice dell’unghia. Non dimenticare inoltre di applicare del buon idratante più volte al giorno sia sulle mani sia sulle unghie per tenerle morbide.
E quando le macchioline bianche compaiono sui piedi?Anche in questo caso possiamo parlare di Leuconichia striata, e le cause sono sempre dei microtraumi, ma che colpiscono gli alluci di persone che hanno unghie spesse e troppo lunghe: la striatura bianca e longitudinale si presenta al margine dell’unghia che è sottoposta a sobbattitura frequente contro la scarpa. Il consiglio è di tenere le unghie corte e ammorbidite con creme che contengono un’alta percentuale di urea.
Alle volte però la colpa è dello smalto…Esiste un secondo tipo di Leuconichia che colpisce le unghie dei piedi delle donne e che si verifica soprattutto dopo l’estate. La causa è dello smalto, tenuto troppo a lungo e “ripassato” strato dopo strato invece di essere rimosso. Il risultato è che lo smalto macera gli strati superficiali dell’unghia formando le caratteristiche macchioline bianche tipiche della Leuconichia.
E quando le macchioline bianche non sono dovute né a microtraumi né allo smalto?In questo caso si parla di funghi, che possono colpire una o più unghie dei piedi. Si chiama Onicomicosi bianca superficiale e si manifesta con tante macchioline bianche sulle unghie dei piedi, principalmente negli anziani, ma si associa anche al “piede di atleta” (un tipo di micosi che colpisce soprattutto in estate chi svolge attività fisica). Il fungo digerisce la cheratina dell’unghia dando vita alle tipiche macchioline bianche. In questo caso la terapia è a base di antifungini topici (smalti e creme) associati ad antifungini applicati tra le unghie.


Pelle secca e che si squama: cosa fare contro la disidratazione del dopo abbronzatura





Scrub e trattamenti esfolianti a base per esempio di acido glicolico, aiutano a eliminare le cellule morte superficiali e migliorano l'efficacia delle creme idratanti. Ecco i consigli dell'esperto di OK Francesco Antonaccio per contrastare la desquamazione e avere una pelle luminosa

Tanta fatica per ottenere una bella abbronzatura e dopo pochi giorni, al rientro dalle vacanze, ecco che la pelle comincia a seccarsi e squamarsi. Come mai? È possibile intervenire per tempo? Ecco i rimedi e i trattamenti consigliati dall’esperto di OK Francesco Antonaccio, dermatologo estetico a Parma.
Può succedere che, al rientro dalle vacanze, la pelle del viso, ma anche del corpo, sia sciupata, spenta e disidratata…
Con l’esposizione solare la pelle reagisce ispessendosi e questo fenomeno è chiamato ipercheratosi. La pelle diventa quindi più opaca e apparentemente secca: si tratta di una reazione di difesa verso il sole. Inoltre, anche il sale marino e il vento contribuiscono a peggiorare la situazione perché accelerano la perdita di acqua da parte della pelle, provocandone la disidratazione. Questi due fattori possono determinare un intenso stato di secchezza con desquamazione.
È un problema più frequente nelle donne perché la pelle è meno grassa e spessa di quella degli uomini, per cui tende a disidratarsi maggiormente e a essere più danneggiata dal sole. Dopo i 30 anni questo disturbo diventa sempre più marcato, perché la pelle comincia a risentire della progressiva riduzione dell’acido ialuronico presente nel derma e principale responsabile del grado di idratazione e turgore della pelle.
L’utilizzo delle protezioni solari riduce il problema?
Le creme solari possono essere utili sia come idratanti, proteggendo anche dall’azione disidratante del sale marino, sia per ridurre l’azione nociva dei raggi solari e la conseguente reazione di difesa con ipercheratosi. Però, possono prevenire solo in parte il problema, in quanto anche con l’utilizzo di fattori di protezione alti, la radiazione solare stimola sempre un certo grado di ispessimento della pelle.
Ci sono delle buone abitudini preventive e dei trattamenti specifici da seguire prima di esporsi al sole. Già qualche settimana prima delle vacanze al mare sarebbe opportuno eseguire qualche trattamento scrub settimanale, seguito dall’applicazione di creme idratanti a base di urea (una sostanza presente a livello della pelle che fa parte del fattore naturale d’idratazione; agendo sulla superficie della pelle, contribuisce a ridurre la perdita di acqua attraverso di essa e a mantenerla quindi idratata) o di alfaidrossiacidi a bassa concentrazione. Gli alfaidrossiacidi, detti anche acidi della frutta, come l’acido glicemico o l’acido lattico, possono essere presenti nei cosmetici e svolgono contemporaneamente un’azione idratante ed esfoliante, accelerando il ricambio cellulare.
Durante la doccia è consigliato utilizzare detergenti molto delicati come bagno-crema o oli da bagno.
Come correre ai ripari?
È necessario, al rientro, ridurre rapidamente lo spessore eccessivo dello strato corneo costituito da cellule morte mediante detergenti granulari o scrub, oppure utilizzando creme o trattamenti esfolianti a base di acido glicolico o salicilico perché la pelle ritrovi la sua luminosità ed elasticità. Soltanto dopo questi trattamenti le creme idratanti utilizzate normalmente risulteranno più efficaci.
Lo scrub può essere utilizzato a giorni alterni o almeno due volte alla settimana per il mese successivo al rientro in città.
Tutte le sere si possono applicare le creme esfolianti in piccola quantità e su consiglio del dermatologo (potrebbero infatti risultare irritanti per il proprio tipo di pelle e contribuire a seccarla ulteriormente aggravando così il problema) e, al mattino, le creme idratanti.
Chi soffre di couperose o pelle sensibile come deve comportarsi e quali trattamenti può fare o deve evitare?
Le pelli con couperose sono molto delicate e sensibili perciò gli scrub e gli esfolianti potrebbero più facilmente irritarle. In questi casi conviene prevenire il più possibile evitando di esporsi al sole (che è già sconsigliato comunque per pelli couperosiche) ed applicare con costanza schermi solari totali.
L’alimentazione è importante? Quali sono i cibi giusti per proteggere la pelle da questi disturbi?
Certo, l’alimentazione è importante per l’idratazione della pelle! Prima regola bere molto, almeno 2 litri di acqua al giorno, anche sotto forma di infusi di erbe. Inoltre è fondamentale aumentare il consumo di ortaggi come le carote, che sono ricche di betacarotene, le zucchine e i cetrioli. Non dimenticare di consumare grandi quantità di frutta fresca di stagione come anguria, albicocche e pesche ricche di sali minerali e di antiossidanti. Infine occorre ridurre il consumo di caffè che aumenta la diuresi e accentua così la disidratazione. Anche le bevande alcoliche vanno evitate perché provocano vasodilatazione e una maggiore evaporazione e perdita di acqua attraverso la pelle con conseguente disidratazione.

Il doppio mento si cancella così




Dalla liposuzione alle microiniezioni, alla mentoplastica. L'esperto di OK Fabio Meneghini spiega i trattamenti per eliminare il grasso che si deposita nel collo

Può rovinare anche il più bel profilo e, al contrario di quanto si pensa, il doppio mento non è soltanto caratteristica dei volti rubicondi o di chi soffre di obesità. Spesso per eliminarlo l’unica soluzione è la chirurgia plastica, ma di recente è stata scoperta una molecola in grado di ridurre il grasso con delle semplici iniezioni sottocutanee. Abbiamo approfondito l’argomento con il professor Fabio Meneghini, specializzato in Chirurgia Maxillo-Facciale, docente al Master di II° livello in Medicina e Chirurgia Estetica Periorale dell’Università degli Studi di Padova e docente in Chirurgia Plastica Estetica del viso all’International Academy of Aesthetic Medicine di Parma.
Il doppio mento è tra gli inestetismi più visibili: è soltanto una prerogativa di chi è in sovrappeso?
Il doppio mento è l’accumulo di grasso sottocutaneo che si localizza tra il platisma, un muscolo dell’espressione, e il collo. È certamente un inestetismo che colpisce le persone in sovrappeso od obese, ma può anche essere presente in chi ha un peso nella norma. Talvolta i punti critici, ovvero piccole adiposità localizzate, variano da persona a persona e non sempre sono legati al grasso in eccesso.
Anche determinate conformazioni del volto, soprattutto la mandibola corta e il mento piccolo, si associano spesso al doppio mento. È raro, infatti, che una mandibola lunga e “importante” presenti questa caratteristica del collo.
Il rapporto medico-paziente, fin dalla prima visita, è di grande importanza per garantire il successo dell’intervento. Tra gli strumenti diagnostici utilizzati non può mancare la fotografia del profilo del paziente: un passo semplice e non scontato, anzi fondamentale per far prendere coscienza del proprio inestetismo.
Come si può intervenire per riportare il doppio mento alle dimensioni normali?
Prima di tutto occorre fare una diagnosi morfologica accurata. La figura professionale più indicata e preparata a valutare tutti i possibili interventi è il chirurgo maxillofacciale. Proprio perché non esiste un paziente uguale a un altro, le strade da intraprendere possono essere molteplici e vanno studiate su base individuale; per la sua stessa formazione professionale, il chirurgo maxillofacciale ha competenze diagnostiche e terapeutiche raffinate.
Il primo passo è rappresentato dall’intervento mirato alla riduzione chirurgica dell’adiposità sottomentoniera e la tecnica più valida in questo senso è la liposuzione del mento. In anestesia locale e minima sedazione si aspira, mediante piccole cannule, il grasso in eccesso. I punti di sutura sono uno, due al massimo e non lasciano cicatrici visibili. Il risultato è ottimo e il miglioramento è stabile nel tempo.
La liposuzione al mento è indicata nei pazienti giovani, mentre dopo i 35-40 anni, essendoci anche un aumento della quantità di pelle, è consigliabile associarla al lifting per raggiungere un risultato ottimale di ringiovanimento, freschezza e compattezza.
L’asportazione del grasso in eccesso può non essere sufficiente per delineare il contorno del volto. In questo caso può ritenersi necessario intervenire anche a livello strutturale, con la mentoplastica o l’avanzamento della mandibola.
La liposuzione al corpo è spesso incriminata. Ci sono rischi per quella del mento?
La liposuzione di grandi quantità di grasso corporeo è un intervento maggiormente invasivo e può comportare rischi e complicanze di carattere generale. La liposuzione del mento è tutt’altra cosa: se condotta con perizia tecnica è una pratica sicura per il paziente. La quantità di adipe aspirato è ridottissima così come il sanguinamento è minimo. Se non è associata ad altri interventi, si può praticare anche in anestesia locale con rapida dimissione del paziente dalla clinica.
Negli Stati Uniti è stato approvato l’impiego di una molecola in grado di sciogliere il grasso del mento: di che cosa si tratta?
La molecola in questione è l’acido desossicolico, un acido biliare presente in natura eprodotto dal fegato per consentire la digestione delle componenti grasse degli alimenti.
Dopo una vera e propria indagine scientifica, testata su migliaia di casi, si è potuto affermare che l’acido desossicolico è in grado di “digerire” il grasso presente nel doppio mento. Il suo impiego è efficace nel 70-80 per cento dei casi e non ha controindicazioni. Questo risultato è quanto mai sorprendente. La molecola in Italia non è ancora stata approvata per l’uso clinico. Per il via libera alla sua commercializzazione si dovrà attendere l’autorizzazione dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco.
In che cosa consiste il trattamento con questa molecola?
Si tratta di microiniezioni di farmaco con ago corto e sottile tra loro equidistanti circa un centimetro. Il trattamento è poco invasivo e comporta dei fastidi quali gonfiore e bruciore. Talvolta è necessario assumere degli antidolorifici fino alla remissione della sintomatologia. Terminato il trattamento, si applica del ghiaccio e nel giro di un’oretta si può andare a casa.La liposuzione del mento, invece, è una tecnica più prettamente chirurgica e necessita di una sala operatoria vera e propria per essere effettuata in sicurezza.
Al momento negli Stati Uniti, i costi del prodotto e del trattamento sono elevati, in media mille dollari a seduta per il paziente. La risposta individuale varia da persona a persona e si possono rendere necessari sino a tre o quattro cicli di trattamento prima di ottenere risultati visibili.


Obesità: proteine della carne come lo zucchero




Uno studio australiano torna a puntare il dito contro l'eccesso di carne rossa sulle nostre tavole. Contribuisce al sovrappeso al pari dello zucchero

Proteine della carne come lo zucchero. È questa la conclusione a cui è arrivato uno studio condotto dall’Università di Adelaide, in Australia, che è stata pubblicata sulla rivista scientifica the Journal of Nutrition & Food Sciences. La ricerca dimostra perché la carne rossa abbia lo stesso peso dello zucchero, è proprio il caso di dirlo, sull’obesità nel mondo.
In Italia gli obesi sono ormai il 10% della popolazione, mentre oltre il 40 è in sovrappeso, con un costo sociale di 9 miliardi ogni anno. In totale sul pianeta ci sono 600 milioni di obesi e quasi 2 miliardi di persone in sovrappeso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne parla come della principale minaccia alla salute umana.
Gli studi precedenti si erano concentrati sul contributo all’obesità dei grassi contenuti nella carne. In realtà secondo i ricercatori australiani, che hanno presentato il loro lavoro alla18esima edizione della Conferenza Internazionale sulla Nutrizione e le scienze alimentari di Zurigo, sono le proteine e non i grassi i responsabili.
Gli esperti in anatomia comparativa ed evoluzione umana hanno studiato la correlazione tra il consumo di carne e i tassi di obesità in 170 Paesi. «Nelle nostre analisi – spiega ilprofessor Henneberg, tra gli autori dello studio – abbiamo scoperto che l’assunzione di zucchero spiega il 50% dell’obesità, mentre la carne l’altro 50 per cento. Dopo le dovute correzioni e aggiustamenti delle differenze tra i vari Paesi, siamo arrivati alla conclusione che il consumo di calorie, l’inattività fisica, che sono fattori di rischio dell’obesità, lo zucchero contribuisce per il 13%, esattamente come la carne».
La ricerca sottolinea che i grassi e i carboidrati nelle diete attuali forniscono energia sufficiente per i nostri bisogni. Le proteine della carne vengono digerite dopo i grassi e i carboidrati: questo fa sì che l’energia che riceviamo da queste proteine sia inteso dal nostro corpo come un surplus, che viene quindi convertito e immagazzinato come grasso».