mercoledì 3 maggio 2017

Invecchiamento, mangiare di meno aiuta a restare giovani


Ridurre l'introito calorico giornaliero potrebbe aiutare a restare giovani. Mangiare di meno potrebbe, infatti, ritardare il processo d'invecchiamento cellulare, perché rallenterebbe l'attività dei ribosomi, gli organuli citoplasmatici della cellula responsabili della sintesi protesica. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Molecular & Cellular Proteomics dagli scienziati statunitensi della Brigham Young University di Provo e della Colorado State University di Fort Collins, coordinati da John C. Price, che afferma: “Il ribosoma è una macchina molto complessa, un po' come l'automobile, e periodicamente ha bisogno di manutenzione per sostituire le parti che si consumano più velocemente. Quando i pneumatici si consumano, non si butta via l'intera macchina e se ne compra una nuova. È più conveniente sostituire le gomme”.
Nel corso dell'indagine, gli studiosi hanno osservato che se l'azione dei ribosomi viene ritardata, rallenta anche il processo d'invecchiamento. La minore velocità di queste particelle da una parte riduce la produzione di proteine, ma dall'altra offre ai ribosomi il tempo di riparare se stessi, garantendo un miglior funzionamento dell'organismo. Gli autori, inoltre, hanno rilevato che il rallentamento dei ribosomi è determinato dalla riduzione del consumo di calorie. Per scoprirlo, hanno nutrito due gruppi di topi con due regimi alimentari differenti: i membri del primo avevano un accesso illimitato al cibo; i secondi, invece, potevano consumare il 35% di calorie in meno rispetto al passato, anche se ricevevano tutti i nutrienti necessari per poter sopravvivere. Al termine dell'esperimento, gli scienziati hanno scoperto che i roditori che erano stati indotti a mangiare di meno erano più giovani e sani rispetto agli altri. 
“La limitazione del consumo di calorie determina quasi un lineare aumento della durata della vita – spiega il professor Price -. Abbiamo intuito che la restrizione calorica ha provocato nei roditori vere e proprie alterazioni biochimiche, che hanno rallentato il tasso d'invecchiamento. I topi che hanno seguito la dieta ipocalorica risultavano più energici e hanno sofferto di un numero inferiore di malattie. E non hanno solo vissuto più a lungo, ma sono rimasti più in forma e più giovani per un tempo maggiore”.
 I ricercatori spiegano che i ribosomi usano il 10-20% dell'energia totale della cellula per produrre tutte le proteine necessarie per il corretto funzionamento della cellula stessa. Per questo motivo, la sostituzione dei ribosomi difettosi risulta impraticabile. Invece, la regolare riparazione delle singole parti danneggiate permette ai ribosomi di continuare a produrre proteine di alta qualità, che a loro volta permettono alle cellule e all'intero organismo di funzionare bene. Gli scienziati precisano di non essere stati i primi a trovare un collegamento tra restrizione calorica e durata della vita. Tuttavia, prima di loro nessuno aveva mai dimostrato che la sintesi proteica può essere rallentata, né aveva riconosciuto il ruolo svolto dai ribosomi nella produzione di cambiamenti biochimici che aiutano a restare giovani.
 Gli esperti avvertono, infine, che la restrizione calorica non è stato testata negli esseri umani come “strategia anti-aging”, per cui invitano le persone a non mangiare di meno nel tentativo di restare giovani. Suggeriscono, invece, di prendersi maggiormente cura del proprio corpo. “Il cibo non è solo materiale da bruciare, è un segnale che indica al corpo e alle cellule come comportarsi – conclude Price -. Stiamo scoprendo i meccanismi dell'invecchiamento, che possono aiutarci a prendere decisioni più consapevoli su cosa mangiare”.

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