Una tazza di caffe’ in piu’ al
giorno potrebbe ridurre il pericolo di ammalarsi di diabete.
L’associazione e’ stata scoperta da una nuova ricerca
pubblicata su ‘Diabetologia’, rivista ufficiale
dell’associazione europea per lo studio del diabete. Aumentando
l’assunzione di caffe’ si riduce il rischio di insorgenza di
diabete di tipo 2, secondo l’indagine condotta da Frank Hu e
Shilpa Bhupathiraju dell’Harvard University che indica anche il
quantitativo necessario da consumare quotidianamente per
scongiurare l’arrivo della malattia metabolica. La regola e’
incrementare l’assunzione di caffe’ in media a una tazza e
mezzo al giorno, approssimativamente trecentosessanta
millilitri. A questi dosaggi in quattro anni il rischio di
ammalarsi di diabete di tipo 2 cala drasticamente. I
consumatori forti – quelli che consumano da tre a piu’ tazze di
caffe’ al giorno – sono quelli risultati a rischio inferiore di
sviluppare diabete, un pericolo piu’ basso del 37 per cento
rispetto ai consumatori lievi con una o meno tazze al giorno.
Il consumo di te’ non e’ apparso correlato alla diminuzione di
pericolo di diabete di tipo 2. L’associazione e’ risultata
valida solo per i caffe’ non decaffeinati.
Fonte
Milano, 30 apr. (Adnkronos Salute) – I super batteri hanno invaso il pianeta e le conseguenze rischiano di essere “devastanti“. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità: “La minaccia che i germi resistenti ai farmaci rappresentano per la salute pubblica non è più una previsione per il futuro, ma un’emergenza reale già in atto in tutte le regioni del globo. Possono colpire chiunque, a ogni età, in ogni Paese“. E “senza un’azione urgente e coordinata da parte di ogni forza in campo – avverte Keiji Fukuda, vice direttore generale Oms per la sicurezza sanitaria – il mondo si troverà a fronteggiare un’era post-antibiotica in cui infezioni comuni, che sono state curabili per decenni, potranno tornare a uccidere“. In un nuovo Rapporto sull’antibiotico-resistenza, l’agenzia delle Nazioni Unite non usa mezzi termini e dichiara lo stato di emergenza: “E’ una delle più gravi minacce sanitarie, e lo è adesso“.
“Gli antibiotici efficaci – ricorda Fukuda – sono stati uno dei pilastri che ci hanno permesso di vivere più a lungo e più sani, e di beneficiare della medicina moderna“. Ma oggi, “a meno che non si prendano azioni significative per aumentare gli sforzi nella prevenzione delle infezioni, e per cambiare il modo in cui produciamo, prescriviamo e usiamo gli antibiotici, il mondo perderà progressivamente quanto ha conquistato sul fronte della salute pubblica. E le implicazioni saranno devastanti“. Il nuovo report scatta la fotografia più completa disponibile finora sulla resistenza agli antibiotici, analizzando dati da 114 Paesi. Anche se il fenomeno sta riguardando molti agenti infettivi diversi, il rapporto si focalizza su 6 batteri responsabili di malattie gravi, e tuttavia comuni, come sepsi, diarrea, polmonite, infezioni urinarie e gonorrea. Le conclusioni suscitano “forte preoccupazione“, documentando resistenza agli antibiotici – e soprattutto a quelli usati come ‘ultima spiaggia’ – in tutte le regioni del pianeta.