domenica 21 maggio 2017

Infiammazioni intestinali, gli effetti benefici del peperoncino


Il peperoncino potrebbe essere in grado di “spegnere” le infiammazioni intestinali. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Pnas dai ricercatori della University of Connecticut School of Medicine di Farmington (Usa), secondo cui la scoperta potrebbe favorire lo sviluppo di nuovi trattamenti per diabete, colite e disturbi dell’apparato intestinale.

Gli scienziati hanno nutrito con il peperoncino due gruppi di topi: uno era composto da esemplari sani, mentre l’altro da roditori affetti da diabete di tipo 1. Al termine dell’esperimento, hanno osservato che tutti gli animali presentavano meno infiammazioni intestinali rispetto all’inizio e che le condizioni di quelli diabetici erano migliorate. Per comprendere l’origine di questi risultati, gli esperti hanno esaminato ciò che accadeva a livello molecolare: hanno così scoperto che la capsaicina contenuta nel peperoncino è in grado di legarsi a un recettore chiamato Trpv1, che si trova nelle cellule specializzate di tutto l’apparato gastrointestinale. Nel momento in cui questo avviene, il recettore stimola le cellule a produrre anandamide, un composto chimico simile ai cannabinoidi presenti nella marijuana. Secondo gli studiosi, questa molecola sarebbe capace d’indurre il sistema immunitario a calmarsi e a spegnere l’infiammazione.

Nello specifico, i ricercatori hanno osservato che l’anandamide richiama nell’intestino i macrofagi - un tipo di cellule immunitarie incaricate di contrastare l’infiammazione -, che a loro volta diventano più attivi quando i livelli di anandamide aumentano. Di conseguenza, l’effetto antinfiammatorio si estende su esofago, stomaco e pancreas, spegnendo le infiammazioni presenti in tutto l’apparato intestinale.  La scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per il trattamento del diabete e di diversi disturbi intestinali, affermano gli scienziati, che attualmente stanno verificando sui topi se l’anandamide è capace di produrre lo stesso effetto benefico anche in presenza di colite.

Malattie infiammatorie intestinali, un aiuto dalla proteina di soia


Aggiungere alla dieta un concentrato di proteine della soia potrebbe aiutare a contrastare le malattie infiammatorie intestinali. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista The Journal of Nutritional Biochemistry dai ricercatori della Pennsylvania State University di University Park (Usa), secondo cui le proteine contenute nel legume avrebbero la capacità di ridurre la gravità dell’infiammazione
Le malattie infiammatorie intestinali (note anche come Ibd - Inflammatory bowel diseases), che includono la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, colpiscono quasi 4 milioni di persone in tutto il mondo. Sono caratterizzate da un’infiammazione continua o periodica del colon e rappresentano un fattore di rischio significativo per il cancro del colon. Per scoprire se le proteine della soia potessero contribuire a combatterle, i ricercatori statunitensi ne hanno analizzato gli effetti su alcune cellule intestinali umane coltivate in laboratorio e su un gruppo di topi affetti da colite ulcerosa. Nel secondo caso, hanno sostituito le fonti proteiche della dieta dei roditori con le proteine del legume, in misura pari a circa il 12% del totale, che corrisponde alla quantità che potrebbe essere consumata quotidianamente dagli esseri umani.  
Al termine dell’esperimento, gli scienziati hanno scoperto che il concentrato di proteine della soia aveva prodotto effetti antiossidanti e citoprotettivi sulle cellule intestinali. Inoltre, aveva moderato la gravità dell'infiammazione, attenuato la perdita della funzionalità della barriera intestinale, indotto il calo di peso corporeo e ridotto il gonfiore nei topi. Il passo successivo della ricerca, osservano gli studiosi, consisterà nel verificare se gli effetti benefici riscontrati nei roditori possano essere riprodotti anche sulle persone. E dato che la soia è un alimento ampiamente utilizzato, spesso in sostituzione della carne, ritengono che la sperimentazione sugli umani potrebbe essere avviata nel giro di poco tempo. “Dal momento che la proteina della soia è già in commercio – spiega Joshua D. Lambert, che ha coordinato l’indagine -, eseguire la ricerca sugli esseri umani sarà più semplice”.

venerdì 19 maggio 2017

Ortica: i benefici per la salute e la bellezza



Le proprietà curative dell’Ortica 

L’ortica contiene flavonoidi, cumarina, acidi fenolici, tannini, polisaccaridi, minerali (calcio, potassio, ferro e silicio) e vitamine A e C. A scopo curativo si utilizzano principalmente le foglie e le radici secche. Le foglie di ortica svolgono un’azione tonica, depurativa e diuretica. Le stesse alleviano i disturbi urinari e i dolori articolari. Il succo di ortica (facilmente reperibile in erboristeria) è indicato anche in caso di diarrea cronica, anemia, gotta, ipertrofia prostatica e flusso mestruale abbondante. Sempre il succo di ortica è utile anche come rimedio a ulcere di stomaco e intestino.

Recenti studi scientifici inoltre hanno messo in luce buone proprietà antidiabetiche dell’ortica. I risultati su 20 studi condotti sia su animali che sugli uomini hanno dimostrato che l’utilizzo di ortica ha un effetto ipoglicemizzante con effetti benefici in caso di diabete di tipo 2.

È altresì dimostrato in laboratorio che l’estratto di radice di ortica svolge un’azione antitumorale, in particolare contro il tumore alla prostata. I benefici per la prostata sono stati documentati da svariati studi. Pare che l’ortica abbia la capacità di inibire l’azione di alcuni enzimi che svolgono un ruolo diretto sui fattori pro-infiammatori di questo organo. L’ortica è anche un rimedio tradizionale contro le allergie primaverili, inibendo i processi infiammatori propri di questi disturbi. Inoltre l’ortica svolge un’azione alcalinizzante dell’interno organismo. Ma le proprietà dell’ortica non si limitano solo all’utilizzo interno. Sono note infatti le proprietà benefiche che questa pianta svolge sui capelli. In campo cosmetico l’ortica è utilizzata per combattere la forfora e la caduta dei capelli, svolgendo un’azione stimolante della circolazione cutanea. Lozioni all’ortica sono indicate anche contro i capelli grassi. 

Come utilizzare l’ortica 

1.Ortica come diuretico e Antiartritico

Preparare un infuso di ortica utilizzando 3 cucchiaini da caffè di foglie di ortica secca uniti a una tazza di acqua calda. Lasciare in infusione per 10 minuti, filtrare e bere più tazze al giorno.

2.Ortica contro l’Ipertrofia prostatica

Preparare un decotto di ortica utilizzando 30 grammi di radice di ortica da bollire in 1 litro di acqua per almeno 10 minuti, filtrare e bere 2 o 3 tazze al giorno, preferibilmente lontano dai pasti.

3.Ortica per la salute dei capelli

Prendere 1 o 2 compresse di estratto secco di ortica al giorno oppure assumere 30/40 gocce di tintura madre diluite in poca acqua 2 o 3 volte al giorno. In alternativa fate bollire per 10 minuti una manciata di foglie fresche di ortica in mezzo litro di acqua. Lasciate raffreddare e quindi versate la lozione sui capelli poco prima di lavarsi i capelli. Questa operazione rinforza e remineralizza il cuoio capelluto.

4.Ortica come depurativo del corpo e contro le allergie

Preparate un infuso di ortica con foglie secche mettendone 2 cucchiaini da caffè in mezzo litro di acqua calda. Lasciate riposare per 10 minuti, filtrate e bevete 2 o 3 tazze al giorno. Ripetere per almeno 15 giorni consecutivi. Questa cura è indicata principalmente nel periodo primaverile.

5.Ortica contro il sanguinamento del naso

Un rimedio efficace contro il sangunamento del naso consiste nell’immergere un batuffolo di cotone in un infuso di ortica e quindi porre il cotone nella narice sanguinante. Questa smetterà di sanguinare nel giro di poco.

6.Ortica contro l’incontinenza notturna dei bambini

Un rimedio popolare di questo problema consiste nel preparare delle frittelle preparate con 15 grammi di ortica, 60 grammi di farina di segale, acqua e miele quanto basta. Queste frittelle vanno mangiate poco prima di dormire.

Ortica: controindicazioni ed effetti collaterali
Non sono conosciute particolari controindicazioni dell’ortica. Per maneggiare l’ortica fresca bisogna utilizzare un paio di guanti per evitare la reazione urticante. E’ sconsigliato l’utilizzo dell’ortica in gravidanza siccome induce la motilità uterina. In caso si stia seguendo una cura farmacologica consultare sempre il proprio medico prima dell’utilizzo.

Fonte

Ciliegie: proprietà, benefici, valori nutrizionali, varietà e ricette



Oltre che belle e golosissime, le ciliegie sono considerate dagli scienziati un vero elisir di lunga vita. Ne esistono tante varietà, tutte ricche di gusto e di proprietà salutari.

L’albero delle ciliegie

Il ciliegio è originario dell’Asia Minore. Si è diffuso nel bacino del Mediterraneo da circa tremila anni. La pianta è stata introdotta dalla Grecia in Italia nel II secolo a.C. dal generale romano Lucullo che diede ordine ai suoi legionari di portare a Roma le “ciliegie dolci”, che da quel momento hanno gradatamente sostituito le più aspre amarene. Un secolo dopo, le ciliegie avevano già raggiunto le rive del Reno e del Tamigi. Oggi la coltivazione di questo frutto è diffusa in tutto il pianeta. Il 75 per cento del raccolto mondiale si produce in Europa.

Varietà di ciliegie

Le specie che hanno dato origine a tutte le varietà coltivate sono due, il Prunus avium (la ciliegia dolce) e il Prunus
cerasus (amarene, visciole e marasche). Dal primo derivano, per selezione, tutte le varietà tenerine e duracine. Le ciliegie tenerine, come anticipa il nome, sono a polpa tenera, generalmente di colore rosso scuro. Le duracine (o duroni), invece, sono più grandi e hanno polpa soda. Possono essere di colore rosso scuro o nero con polpa rossa, oppure di colore rosso chiaro con polpa giallastra o tendente al rosa. Tra le numerosissime varietà coltivate in Italia ci sono le ciliegie di Marostica, a marchio Igp; le precoci Bigarreau, sul mercato già a metà maggio; il durone nero di Vignola, dolcissimo; Anella, un durone color rosso fuoco e polpa croccante e succosa. Ferrovia è una cultivar di ciliegie tenerine coltivata soprattutto in Puglia, apprezzata per la succosità del frutto; tra le varietà pronte a metà giugno si distinguono per bontà il durone Nero II e il Ciliegione. Tra quelle tipiche a rischio di estinzione troviamo la ciliegia di Lari, in provincia di Pisa, la ciliegia piacentina Cuore Nero ,la vicentina Bianca Marosticana, la dolcissima Mora di Vignola.

Valori nutrizionali delle ciliegie

Le ciliegie sono dotate di vitamine A, B e C, sali minerali e oligoelementi preziosi (zinco, rame, manganese, cobalto).
Contengono levulosio, uno zucchero adatto anche agli obesi e ai diabetici. Il fatto che siano praticamente prive di grassi e proteine le rende uno spuntino sano e poco calorico.

Proprietà e benefici

Oltre che un peccato di gola, le ciliegie sono anche un valido alleato della bellezza: la presenza di antociani fa sì che frenino l’invecchiamento cellulare. Secondo alcuni studi pare che due-tre ciliegie al giorno possano addirittura offrire lo stesso scudo antiradicali liberi fornito dalla dose giornaliera raccomandata di vitamine E. Ma non è tutto. Uno studio americano pubblicato dal Journal of Nutrition, attribuisce alle ciliegie importanti effetti terapeutici nei confronti delle infiammazioni alle articolazioni. Secondo la ricerca, fare colazione al mattino con 45 ciliegie fresche abbassa il rischio di sviluppare l’infiammazione. Un altro studio della Michigan State University, inoltre, evidenzia come una dieta ricca di ciliegie riduca gli attacchi di cuore e le malattie cardiovascolari. I gustosi frutti rossi sono inoltre depurativi del sangue e disintossicanti, drenanti del fegato e delle tossine, antinfettivi, antibatterici e lassativi. Infine pare proprio che le ciliegie siano uno dei 7 cibi che conciliano il sonno. Gli studiosi ipotizzano che questo alimento contenga l’aminoacido triptofano, amico del sonno.

Controindicazioni

Sono sconsigliate a chi soffre di sindrome del colon irritabile. Hanno un effetto lassativo, quini mangiarne in abbondanza può provocare mal di pancia e diarrea. Sono ipotensive, dunque chi soffre di pressione bassa è meglio che non ne abusi.

Ciliegie, più sono rosse più fanno bene

Dagli studi condotti in Italia dall’Ivalsa del Cnr di Firenze e del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Firenze emerge infine che le cultivar nostrane sono molto più ricche di antiossidanti naturali di quelle indagate negli studi americani. E più le ciliegie sono rosse più ne contengono: i composti antocianici, infatti, sono contenuti maggiormente nelle varietà dal colore più intenso.

Ricette e uso in cucina

Quante ricette si possono preparare con le ciliegie: ottime torte, dolci, budini; si cucinano con il pesce o la carne, ci si fa l’aceto, il risotto,  la marmellata, si cuociono nel vino. Provate la nostra insalata di farro e ciliegie!


giovedì 11 maggio 2017

Anguria: valori nutrizionali e proprietà benefiche





L’anguria è un frutto dai valori nutrizionali e dalle proprietà benefiche straordinari, ideale per chi segue una dieta ipocalorica e perfetto con l’avvicinarsi della stagione estiva, in quanto disseta e contribuisce a disintossicare l’organismo. Contiene al 90% acqua, fondamentale per garantire un’ottima idratazione specialmente con il caldo. Da tenere presente che, grazie al suo elevato contenuto di sali minerali, riesce a contrastare anche la stanchezza, con la quale ci ritroviamo spesso a che fare proprio a causa dell’afa. Inoltre non devono essere trascurate le proprietà antitumorali.


Le proprietà benefiche
Considerando le proprietà benefiche dell’anguria, non possiamo fare a meno di notare come essa sia ricca di molte sostanze. Oltre all’acqua, presente in grande quantità, ci sono le fibre, i minerali (in particolare fosforo, calcio, sodio, potassio e ferro), la vitamina A e la vitamina C, la B2, la B1 e la PP.
Ciò che conferisce all’anguria il suo tipico colore rosso è il licopene, di cui sono ricchi anche i pomodori. Si tratta di una sostanza antiossidante, che combatte l’invecchiamento cellulare, agendo contro i radicali liberi.
Ecco perché l’anguria può essere importante anche per combattere l’infiammazione provocata dall’asma, dall’arteriosclerosi e dall’artriteInoltre si rivela importante contro il diabete e il colesterolo.
Avrebbe anche delle proprietà antitumorali, soprattutto si rivelerebbe fondamentale per prevenire il cancro del colon. L’anguria protegge le vie respiratorie e il fegato ed è utile anche per contrastare gli inestetismi dovuti alla cellulite. Inoltre il cocomero contiene anche i carotenoidi, anche queste sono sostanze antiossidanti dall’azione benefica. Soprattutto riescono a potenziare il sistema immunitario.
Una ricerca eseguita presso l’Università della Florida ha messo in evidenza che l’ipertensione può essere tenuta sotto controllo mangiando proprio l’anguria. Sarebbe merito della L-citrullina, un aminoacido, importante per la formazione dell’ossido nitrico, che assicura l’equilibrio della pressione e mantiene elastiche le pareti arteriose.
I valori nutrizionali
Volendo specificare i valori nutrizionali dell’anguria, possiamo dire che si tratta di uno schema che può essere così suddiviso, per ogni 100 grammi: acqua (95,3 grammi), carboidrati (3,7 grammi), proteine (0,4 grammi), fibre (0,2 grammi), assenti i grassi.
L’energia che questo frutto riesce a fornirci è pari a 16 Kcal. Riesce a saziare, pur apportando una quantità ridotta di calorie, quindi è davvero importante per chi è a dieta, in quanto non fa ingrassare.
Qualcuno potrebbe obiettare, adducendo come prova il sapore dolce dell’anguria, ma in realtà quest’ultimo non è dovuto agli zuccheri, ma soltanto alla presenza di sostanze aromatiche particolari. Le calorie apportate corrispondono a circa metà rispetto al quantitativo garantito dagli altri frutti freschi.

Fonte



Proprietà e virtù delle fragole




La fragola è un frutto solare: la stagione della luce che ritorna dopo il buio invernale. Questo frutto, quando non è coltivato in un ambiente chiuso o concimato con prodotti chimici, è un concentrato di proprietà curative: è diuretico, astringente depurativo e tonico; le foglie e le radici guariscono piaghe e riducono le abrasioni, l'infuso è rinfrescante.

Le fragole aiutano il metabolismo

Le fragole sono preziose per la tua bellezza perché sono fatte al 90% di acqua; per questo idratano le cellule dell'organismo senza appesantirlo con troppe calorie, Le fragole sono anche ricche di enzimi capaci di attivare il metabolismo dei grassi aiutando il corpo a dimagrire con meno fatica. Le fragole sono anche ricche di fibre che aumentano il senso di sazietà, regolarizzano l'intestino e fanno assorbire meno grassi e meno zuccheri.

Le fragole sono antirughe e anticellulite

Il contenuto di vitamina C delle fragole ( cinque fragole contengono una quantità di vitamina C pari a quella di un'arancia) favorisce l'assorbimento del ferro, utile per la formazione dei globuli rossi e per i muscoli, e la produzione di collagene, una proteina che previene le rughe e rafforza i capillari riducendo ritenzione idrica e cellulite
Questa azione antiritenzione viene potenziata dal potassio, un minerale di cui le fragole sono ricche.

Sbiancano e proteggono i denti

Questi frutti contengono xilitolo, una sostanza dolce che previene la formazione della placca dentale e uccide i germi responsabili dell'alitosi.

Sono antiossidanti e mantengono giovani

Le fragole sono state inserite tra i super cibi che "mantengono giovani" nella speciale classifica ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) stilata dall'USDA (il dipartimento dell'agricoltura statunitense), per il contenuto record in sostanze antiossidanti benefiche per la salute.

Fanno bene al cervello

Alcune ricerche hanno dimostrato che, grazie al loro contenuto di acido folico, le fragole sono utili per il mantenimento della memoria.

Guida all'acquisto delle fragole

  • Preferisci un prodotto italiano e acquista le fragole quando sono di stagione, in primavera.
  • Scegli le fragole turgide con colore rosso vivo e uniforme, e con picciolo ben attaccato al frutto.
  • Se le acquisti le fragole in vaschetta, controlla che non vi siano frutti ammaccati o ammuffiti, perché nel giro di poco la muffa si può estendere a tutta la confezione.

Come fare per sfruttare le proprietà delle fragole che ti abbiamo descritto?

Ecco una preparazione buona e salutare, da consumare una volta al giorno per 4-5 volte a settimana:

Insalata di rucola e fragole

Monda, lava e asciuga un ciuffo di rucola, poi spezzetta le foglie in una terrina. Pulisci e affetta 8 funghi champignon e 8 fragole mature e sode. Metti anche questi ingredienti nella terrina con la rucola.
Schiaccia bene altre 4 fragole, unisci 1 cucchiaio di olio d'oliva extravergine, mezzo cucchiaino di senape, sale, pepe, succo di limone ed emulsiona con cura.
Versa la salsina sull'insalata, mescola e servi.

mercoledì 3 maggio 2017

Pressione, più potassio da frutta e verdura per tenerla bassa



Una dieta ricca di frutta e verdura potrebbe aiutare a combattere l’ipertensione. Gli alimenti ricchi di potassio, come patate dolci, avocado, spinaci, fagioli e banane, potrebbero infatti servire ad abbassare la pressione sanguigna. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Physiology - Endocrinology and Metabolism dai ricercatori della University of Southern California di Los Angeles (Usa), secondo cui aumentare l'apporto giornaliero di potassio potrebbe fare bene tanto quanto ridurre l’assunzione di sale.
Gli studiosi californiani hanno esaminato i risultati di diverse indagini,  che avevano indagato il rapporto esistente tra alimentazione e ipertensione. Hanno così osservato che, indipendentemente dall’assunzione di sodio, l’elevato consumo di alimenti ricchi di potassio era associato a una riduzione dei livelli della pressione sanguigna. In particolare,  hanno osservato che l’organismo utilizza il sodio per mantenere uno stretto controllo sui livelli di potassio nel sangue, che risultano fondamentali per il corretto funzionamento del cuore, dei nervi e della funzione muscolare. Pertanto, se la presenza di potassio nella dieta risulta bassa, il corpo tenderebbe a trattenere il sodio, in modo da conservare le risorse limitate di potassio. Questo processo, secondo gli scienziati, equivarebbe ad assumere una quantità maggiore di sodio attraverso la dieta.
 Alla luce dei risultati dell’indagine, i ricercatori consigliano di assumere ogni giorno circa 4,7 grammi di potassio, non solo per abbassare la pressione sanguigna, ma anche per ridurre gli effetti del sodio assunto tramite gli alimenti, per diminuire il rischio di calcoli renali e per proteggersi dalla perdita del tessuto osseo. “La tipica dieta occidentale è caratterizzata da un’elevata presenza di sodio e da un basso contenuto di potassio – sottolinea Alicia A. McDonough, che ha diretto la ricerca -. Questo accresce notevolmente le probabilità di sviluppare l’ipertensione. Ridurre l’introito di sodio è un metodo consolidato per abbassare la pressione sanguigna, ma il nostro lavoro suggerisce che aumentare l’apporto dietetico di potassio può svolgere un ruolo altrettanto importante nella lotta contro l’ipertensione”.

Invecchiamento, mangiare di meno aiuta a restare giovani


Ridurre l'introito calorico giornaliero potrebbe aiutare a restare giovani. Mangiare di meno potrebbe, infatti, ritardare il processo d'invecchiamento cellulare, perché rallenterebbe l'attività dei ribosomi, gli organuli citoplasmatici della cellula responsabili della sintesi protesica. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Molecular & Cellular Proteomics dagli scienziati statunitensi della Brigham Young University di Provo e della Colorado State University di Fort Collins, coordinati da John C. Price, che afferma: “Il ribosoma è una macchina molto complessa, un po' come l'automobile, e periodicamente ha bisogno di manutenzione per sostituire le parti che si consumano più velocemente. Quando i pneumatici si consumano, non si butta via l'intera macchina e se ne compra una nuova. È più conveniente sostituire le gomme”.
Nel corso dell'indagine, gli studiosi hanno osservato che se l'azione dei ribosomi viene ritardata, rallenta anche il processo d'invecchiamento. La minore velocità di queste particelle da una parte riduce la produzione di proteine, ma dall'altra offre ai ribosomi il tempo di riparare se stessi, garantendo un miglior funzionamento dell'organismo. Gli autori, inoltre, hanno rilevato che il rallentamento dei ribosomi è determinato dalla riduzione del consumo di calorie. Per scoprirlo, hanno nutrito due gruppi di topi con due regimi alimentari differenti: i membri del primo avevano un accesso illimitato al cibo; i secondi, invece, potevano consumare il 35% di calorie in meno rispetto al passato, anche se ricevevano tutti i nutrienti necessari per poter sopravvivere. Al termine dell'esperimento, gli scienziati hanno scoperto che i roditori che erano stati indotti a mangiare di meno erano più giovani e sani rispetto agli altri. 
“La limitazione del consumo di calorie determina quasi un lineare aumento della durata della vita – spiega il professor Price -. Abbiamo intuito che la restrizione calorica ha provocato nei roditori vere e proprie alterazioni biochimiche, che hanno rallentato il tasso d'invecchiamento. I topi che hanno seguito la dieta ipocalorica risultavano più energici e hanno sofferto di un numero inferiore di malattie. E non hanno solo vissuto più a lungo, ma sono rimasti più in forma e più giovani per un tempo maggiore”.
 I ricercatori spiegano che i ribosomi usano il 10-20% dell'energia totale della cellula per produrre tutte le proteine necessarie per il corretto funzionamento della cellula stessa. Per questo motivo, la sostituzione dei ribosomi difettosi risulta impraticabile. Invece, la regolare riparazione delle singole parti danneggiate permette ai ribosomi di continuare a produrre proteine di alta qualità, che a loro volta permettono alle cellule e all'intero organismo di funzionare bene. Gli scienziati precisano di non essere stati i primi a trovare un collegamento tra restrizione calorica e durata della vita. Tuttavia, prima di loro nessuno aveva mai dimostrato che la sintesi proteica può essere rallentata, né aveva riconosciuto il ruolo svolto dai ribosomi nella produzione di cambiamenti biochimici che aiutano a restare giovani.
 Gli esperti avvertono, infine, che la restrizione calorica non è stato testata negli esseri umani come “strategia anti-aging”, per cui invitano le persone a non mangiare di meno nel tentativo di restare giovani. Suggeriscono, invece, di prendersi maggiormente cura del proprio corpo. “Il cibo non è solo materiale da bruciare, è un segnale che indica al corpo e alle cellule come comportarsi – conclude Price -. Stiamo scoprendo i meccanismi dell'invecchiamento, che possono aiutarci a prendere decisioni più consapevoli su cosa mangiare”.

SEMI DI CHIA: PROPRIETÀ, USI E DOVE TROVARLI



I semi di chia sono ricavati da una specie vegetale denominata Salvia hispanica, molto diffusa ed utilizzata in Centro e Sud America, ma ancora scarsamente conosciuta in Europa e in Italia. I semi di chia presentano proprietà nutrizionali degne di essere conosciute. A stupire è soprattutto il loro contenuto di calcio e la presenza particolarmente bilanciata all'interno di essi di acidi grassi essenziali omega3 e omega6.
I semi di chia sono stati ammessi sul mercato UE e come ingrediente alimentare nel mese di ottobre 2009.
La chia o salvia hispanica cresce spontaneamente in Messico ed in Bolivia e la raccolta dei suoi semi è spesso riservata a realtà coinvolte nei circuiti del commercio equo e solidale.
Le proprietà benefiche dei semi di chia erano già note alle civiltà precolombiane dell'America Centrale e Meridionale. Essi, insieme al mais, ai fagioli e all'amaranto erano alla base dell'alimentazione di popolazioni come quella azteca. L'introduzione in Europa della chia avvenne tramite i conquistadores, ma essa, nonostante potesse crescere facilmente sotto il sole spagnolo, fu presto dimenticata, a favore di altri alimenti scoperti nelle Americhe.

Proprietà e benefici

Il contenuto di calcio rende i semi di chia una delle fonti vegetali principali di tale minerale, insieme ai semi di sesamo.
I semi di chia presentano un contenuto di calcio pari a 177 milligrammi per ogni porzione da 100 grammi, il 18% del fabbisogno giornaliero. Contengono acidi grassi essenziali omega3 per il 20% del loro peso, una caratteristica che li rende affini ai semi di lino e all'olio di lino, altre importantissime fonti vegetali degli stessi. 100 grammi di semi di chia presentano circa 20 grammi di omega3, una proprietà che li rende la fonte vegetale più ricca di questi acidi grassi essenziali.
Anche il loro apporto di vitamina C, ferro e potassio è sorprendente. Essi presentano un contenuto di vitamina C (5,4 milligrammi ogni 100 grammi) di 7 volte superiore rispetto a quello delle arance, un contenuto di potassio (809,15 milligrammi ogni 100 grammi) doppio rispetto alle banane e una presenza di ferro (9,9 milligrammi ogni 100 grammi) tripla rispetto agli spinaci. Non bisogna inoltre sottovalutare la presenza di altri minerali come il selenio, lo zinco ed il magnesio, oltre che il loro contenuto vitaminico che prevede vitamina A, E e B6 oltre alla già citata vitamina C ed a niacina, riboflavina e tiamina.
I semi di chia sono naturalmente ricchi di aminoacidi necessari per la formazione delle proteine da parte dell'organismo, tra cui possiamo trovare metionina, cisteina e lisina (è esclusa la taurina) e di antiossidanti, presenti all'interno di essi in quantità 4 volte superiore rispetto ai mirtilli.
I semi di chia sono ritenuti in grado di svolgere un'azione di controllo del livello degli zuccheri nel sangue, contribuendo ad arginare l'aumento di peso. Sono inoltre considerati benefici a livello dell'apparato cardiovascolare per quanto riguarda la prevenzione delle malattie ad esso legate. Il loro contenuto di aminoacidi, di vitamine e di sali minerali contribuisce a regalare all'organismo un ottimo livello di energia.
Coloro che soffrono di pressione alta potrebbero trovare giovamento aggiungendo i semi di chia alla loro alimentazione, poiché essi sono considerati in grado di contribuire alla regolazione della pressione sanguigna.
I semi di chia sono adatti a coloro che desiderano perdere peso, poiché sono in grado di fornire nutrienti essenziali ed energia senza che l'organismo richieda di assumere grandi quantità di alimenti in sovrappiù.
Le proprietà dei semi di chia non finiscono qui. La loro assunzione è utile in quei soggetti che necessitano di tenere sotto controllo i livelli del colesterolo nel sangue, possibilmente giungendo ad un loro abbassamento. Questi semi non contengono assolutamente glutine e la loro assunzione è quindi possibile anche a coloro che soffrono di celiachia o di intolleranza ad esso.
Per quanto riguarda il loro contenuto calorico, i semi di chia apportano 70 calorie ogni 15 grammi di prodotto, quantità corrispondente a circa un cucchiaio di prodotto, che apporta nel contempo circa 3 grammi di proteine e 7 grammi di carboidrati, oltre agli acidi grassi ed ai sali minerali già elencati. I semi di chia non contengono colesterolo né zuccheri semplici.

Come utilizzarli e conservarli

I semi di chia sono molto piccoli, croccanti e dal sapore piuttosto neutro e per nulla sgradevole. Possono essere aggiunti al muesli della colazione o accompagnati a cereali e altri semi, come i semi di zucca o di girasole, per uno snack salutare e nutriente nel corso della giornata. A differenza dei semi di lino, i semi di chia non irrancidiscono e possono essere conservati anche per anni in dispensa all'interno di un contenitore ben chiuso.
I semi di chia possono essere assunti crudi nella dose di uno o due cucchiai al giorno come integratore alimentare naturale, oppure possono essere utilizzati come condimento per numerosi piatti tra cui insalate, pasta, risotti, orzo, miglio, quinoa, legumi ed altri cereali a piacere. Possono inoltre essere utilizzati come ingredienti da aggiungere a frullati di frutta e/o verdura oppure come elemento decorativo, ma nutriente, su crostini e tartine sui quali siano state spalmati paté di olive o salsine preparate con ortaggi freschi come pomodori, carote o peperoni.
È ottimo anche l'abbinamento con i sapori dolci; ad esempio i semi di chia possono essere aggiunti a macedonie o essere utilizzati come guarnizione per biscotti plum-cake e torte, preferibilmente a cottura ultimata. I semi di chia possono inoltre essere aggiunti alla frutta cotta – ideale l'abbinamento con mele o pere – oppure nell'ultimazione di zuppe, minestre e vellutate di verdura, ortaggi o funghi.
Esiste un utilizzo dei semi di chia ritenuto particolarmente benefico per la pulizia dell'intestino e per favorire il suo funzionamento. Lasciati in ammollo in acqua a temperatura ambiente, i semi di chia, in grado di assorbire acqua in quantità molto superiore al loro peso, sprigionano un gel benefico che può essere assunto come tale al mattino, preferibilmente a stomaco vuoto. Il gel di semi di chia, così come il gel di semi di lino, ottenuto secondo il medesimo procedimento, può essere utilizzato come sostituto delle uova nella preparazione di torte e biscotti. All'estero vengono inoltre utilizzati per la preparazione di infusi e di cioccolatini dolcificati con la stevia. Infine, possono essere impiegati tra gli ingredienti per la preparazione casalinga del pane integrale.

Dove trovarli

I semi di chia possono essere reperiti nelle erboristerie, nelle botteghe del commercio equo e solidale o nei negozi di prodotti biologici e naturali, presso i quali potrebbe esservi la possibilità di ordinarli.

AVOCADO: GRANDE ALLEATO CONTRO GLICEMIA, IPERTENSIONE E COLESTEROLO CATTIVO





Fonte di sali minerali, di acidi grassi omega 3 e di vitamine: l’avocado, dai mille nutrienti, è un valido alleato contro la sindrome metabolica, ovvero contro quella serie di fattori metabolici che mettono un soggetto a serio rischio cardiovascolare.

Secondo gli studiosi, infatti, le proprietà nutrienti del frutto tropicale farebbero da scudo contro la glicemia alta, il colesterolo, la pressione sanguigna e l’obesità, tutti fattori di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari.
Già precedenti ricerche avevano evidenziato la buona quantità di grassi insaturi e omega-3 nell’avocado, fondamentali per l’organismo perché in grado di stimolare la produzione di colesterolo buono e impedire il deposito di colesterolo cattivo. Così come, grazie al suo grande contenuto di potassio - ne possiede una quantità paragonabile a quella presente in 3 banane - è consigliato dagli esperti come alimento utile contro l’ipertensione.
L’avocado è una fonte ben nota di carotenoidi, minerali, composti fenolici, vitamine e acidi grassi – scrivono gli autori. Gli effetti antipertensivi, antidiabetici, anti-obesità, antitrombotici, antiaterosclerotici e gli effetti cardioprotettivi sono stati dimostrati in diversi studi”.
Pare che gli effetti benefici dell’avocado derivino dalla sua somiglianza nutrizionale con l’olio di oliva. Si tratta infatti di un frutto molto oleoso ricco di acidi grassi monoinsaturi, principalmente acido oleico, che, se consumati in sostituzione dei grassi saturi, migliorano la sensibilità all'insulina e quindi la glicemia, abbassano i livelli di colesterolo cattivo, aumentano quelli di quello buono e abbassano i trigliceridi.
Infine, l’elevato contenuto di fitosteroli diminuiscono l'assorbimento di colesterolo, l’elevato contenuto di potassio giova alla pressione e, infine, la grande quantità di polifenoli riduce la glicemia poiché inibiscono gli enzimi deputati alla digestione dell'amido.