lunedì 13 ottobre 2014

Endometrio: se la diagnosi è precoce basta un intervento chirurgico

Gli specialisti americani fanno il punto su come procedere nei vari casi: radioterapia esterna, brachiterapia o chemioterapia a seconda degli stadi di malattia

Quando serve davvero la radioterapia per curare il tumore all’endometrio? E quale tipo di irradiazione è più indicata nei vari stadi di malattia? Per rispondere a queste domande in modo definitivo e univoco, 17 esperti dell’Associazione americana di Radioterapia (ASTRO) hanno analizzato i dati contenuti in oltre 330 sperimentazioni cliniche e studi scientifici pubblicati fra il 1980 e il 2011 e poi rilasciato nei giorni scorsi delle nuove linee guida, disponibili sul sito della rivista ufficiale dell’ASTRO,Practical Radiation Oncology. «Negli ultimi cinque anni c’erano state diverse discussioni su cosa fosse meglio fare - scrivono gli autori delle linee guida -. Ora abbiamo fatto chiarezza, indicando in modo preciso qual è la cura migliore per ciascun paziente».
Linee guida per scegliere la cura più efficace
«Fortunatamente in molti casi il carcinoma endometriale viene diagnosticato agli stadi iniziali quando per curarlo è sufficiente il solo intervento chirurgico - spiega Paolo Scollo, presidente della Società italiana di oncologia ginecologica e direttore dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Cannizzaro di Catania -. In circa un terzo dei casi però, a seconda dello stadio e della diffusione della malattia, è necessario sottoporre le pazienti a chemio o radioterapia. Proprio per stabilire in modo uniforme quale trattamento eseguire, qual è il più efficace in ciascuna condizione, servono le linee guida». Il primo punto delle nuove linee guida americane elenca infatti proprio i casi in cui non servono ulteriori cure dopo l’intervento (per esempio se non c’è alcun residuo di malattia e nelle forme di cancro ai primi stadi). A seguire gli specialisti dell’Astro riportano le indicazioni su quando eseguire la radioterapia interna, quando invece quella esterna, quando una combinazione di entrambe e infine quando sottoporre le malate a un trattamento abbinato di radio e chemioterapia.
Diagnosi precoce facile e veloce
«Oggi in Italia - dice Scollo - si procede generalmente con brachiterapia (ovvero una forma di irradiazione endovaginale che si basa sull’introduzione di piccoli «semini» radioattivi che rilasciano radiazioni dall’interno) se il rischio di recidiva della paziente è considerato di grado intermedio; mentre si predilige la radioterapia tradizionale esterna, eventualmente con l’aggiunta di brachiterapia, se il pericolo che la malattia si ripresenti o si diffonda è più elevato». Nel nostro Paese sono circa 5mila ogni anno i nuovi casi di tumore dell’endometrio e l’età media delle pazienti è sopra i 60 anni. «Poiché spesso un primo segnale della presenza di questa neoplasia sono le perdite ematiche - sottolinea Scollo - e la maggior parte dei casi riguarda donne già in menopausa è facile avere una diagnosi precoce: è fondamentale recarsi dal medico per un sanguinamento anomalo e, con una semplice ecografia, si riesce a individuare la malattia nelle fasi iniziali. A quel punto si procede con l’isterectomia, l’operazione di asportazione dell’utero, che può da sola essere risolutiva».


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