venerdì 24 ottobre 2014

Parkinson: per la diagnosi precoce attenzione ai sintomi "non specifici"

Nel caso del Parkinson è proprio il caso di dirlo: prevenire è meglio che curare. Ad affermarlo è Aldo Quattrone, presidente della Società italiana di neurologia (Sin) e Direttore dell'Unità di Ricerca “Neuroimmagini” del Consiglio nazionale delle ricerche, che spiega che l'unico modo per arrestare o rallentare il decorso di questa patologia neurodegenerativa è effettuare una diagnosi estremamente precoce in grado di individuare i soggetti a rischio prima della comparsa dei sintomi motori caratteristici della malattia, come il tremore e la lentezza dei movimenti: è in questa fase, nota come "fase pre-motoria", che possono essere somministrati farmaci neuroprotettivi capaci di modificare la storia naturale della malattia. Una volta subentrati i sintomi motori tipici della patologia, invece, è troppo tardi per intervenire al meglio poiché sono già morte molte cellule della sostanza nera, la piccola area cerebrale coinvolta nella comparsa del Parkinson.  

Ma quali sono i sintomi a cui si deve prestare attenzione per diagnosticare la malattia di Parkinson nella fase pre-motoria? In particolare, spiegano gli esperti della Sin, sono il deficit olfattivo, disturbo comportamentale in sonno Rem caratterizzato da comportamenti anormali durante la notte come urlare, scalciare e tirare pugni -, la depressione, i dolori nelle grandi articolazioni e l’ipotensione ortostatica (che consiste in un brusco calo della pressione sanguigna in seguito all'improvviso passaggio dalla posizione seduta o sdraiata alla posizione eretta) disturbi che - gli esperti sottolineano - possono essere presenti anche in malattie diverse dal Parkinson. Tra questi il più importante è certamente il disturbo comportamentale in sonno Rem che, attualmente, è il marcatore predittivo più affidabile per la malattia di Parkinson: circa il 60% dei pazienti con questo disturbo del sonno sviluppa il Parkinson entro i 10-12 anni successivi. 

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