venerdì 28 novembre 2014

La frutta migliore per la digestione

Tutti adoriamo la frutta, ma a volte non sappiamo quando è bene mangiarla per favorire la digestione e, soprattutto, quali sono i frutti più adeguati per aiutarci ad assorbire gli elementi nutritivi o a prenderci cura del nostro stomaco e intestino. Quindi, qual è la frutta migliore per la digestione? 

La frutta migliore per la digestione


1. L’ananas

Di sicuro lo sapevate già: questo frutto meraviglioso contiene un enzima digestivo essenziale per la digestione, chiamato bromelina. Si tratta di un elemento importantissimo, un tipo di proteina che aumenta la velocità delle reazioni biochimiche ed è quindi fondamentale per digerire le proteine.
È molto importante consumarlo sempre fresco, per esempio preparando delle macedonie o inserendolo nelle insalate, visto che si tratta di un frutto facile da combinare con diversi tipi di alimenti. È bene sapere anche che potrete trovare questo enzima nelle erboristerie sotto forma di capsule commestibili, ma noi vi raccomandiamo di preferire sempre la frutta al naturale. È più saporita, antinfiammatoria e ottima se, per esempio, soffrite di artrite.
L’ananas può essere un frutto essenziale nella terapia digestiva, per questo si trova al primo posto di questo elenco. Consumatelo tutte le volte che potete.

2. La papaya


Saporita, rinfrescante e perfetta da inserire nelle diete. Questo frutto è un altro delle principali fonti naturali di enzimi proteolitici digestivi. L’elemento naturale che contiene e che favorisce la digestione si chiama papaina, ed è presente sia nel frutto che nell’albero della papaya.
Basterà qualche boccone di papaya per riuscire a digerire in modo più tranquillo ed efficace qualsiasi cibo, assorbendone tutte le proteine. Èsemplicemente meravigliosa, e inoltre riduce possibili diarree e nausee, si prende cura dell’intestino e dello stomaco, ecc. Non esitate e compratela sempre quando la trovate fresca, per godere dei suoi benefici.

3. Il kiwi

Siete degli appassionati del kiwi? Allora godetevelo dopo ogni pasto, come dessert o nelle insalate. Il kiwi è un frutto originario della Cina e spicca per le sue proprietà terapeutiche, visto che è ricco di un enzima chiamato proteasi actinidain. Questa sostanza ha un effetto molto simile a quello della bromelina e della papaina, agendo come un catalizzatore nella digestione delle proteine. Nella medicina orientale viene utilizzato da sempre per trattare diverse malattie, mentre nel mondo occidentale solo negli ultimi tempi stiamo iniziando a scoprire le sue grandi virtù.
Una piccola curiosità: non c’è niente di più sano e digestivo di una macedonia di kiwi, papaya e ananas. Secondo gli esperti, i loro tre enzimi agiscono in modo diverso una volta giunti nello stomaco, mischiandosi con il pH. Per questo, se assunti insieme, si prendono cura del nostro sistema digestivo in modo imbattibile.

Ma qual è il momento migliore per mangiare la frutta?



Questa è una domanda con la D maiuscola. Bisogna prenderla dopo i pasti, come dessert? Oppure prima? O durante? Bene, l’ideale è mangiarla durante i pasti. Di solito si dice che sia ottimo anche mangiarla a stomaco vuoto, visto che viene quasi sempre digerita nell’intestino tenue, in cui agisce, passando poi velocemente per lo stomaco.
Noi vi raccomandiamo di combinare la papaya, l’ananas e il kiwi all’interno del vostro pranzo, preparando delle insalate che contengano, per esempio, anche frutta secca, e utilizzandole come contorno insieme a carni magre e verdure a foglia verde. In questo modo otterrete dai vostri pasti tutte le proteine di cui avete bisogno, assorbendo gli elementi nutritivi in modo molto più efficace. 

Influenza: tre decessi, Aifa vieta due lotti vaccino Fluad

Vietati dall'Agenzia del Farmaco due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad dopo quattro gravi eventi avversi, di cui tre decessi. Lo comunica in una nota l'Agenzia Italiana del Farmaco. Accertamenti in corso

Tre morti, due in Sicilia e uno in Molise, piu' un quarto paziente in gravi condizioni. Tutti dopo aver assunto il vaccino antinfluenzale Fluad, prodotto da Novartis. Per questo in via cautelativa l'Agenzia del Farmaco ha vietato l'utilizzo dei due lotti sospettati di avere una correlazione con i decessi, l'142701 e l'143301. L'Aifa invita i pazienti che abbiano in casa confezioni del vaccino a verificare sulla confezione il numero di lotto e, se corrispondente a uno di quelli per i quali e' stato disposto il divieto di utilizzo, a contattare il proprio medico per la valutazione di un'alternativa vaccinale.
  I tre decessi, tutti riguardanti pazienti anziani (uno probabilmente morto per infarto) si sono verificati entro 48 ore dall'assunzione del vaccino. Una notizia che prevedibilmente creera' sconcerto soprattutto nei piu' anziani, alle prese come ogni anno con la vaccinazione contro l'influenza stagionale. "Certo non ci voleva per la campagna vaccinale in corso - ammette il segretario della federazione dei medici di famiglia Fimmg Giacomo Milillo - che se si diffonde la paura, rischia di bloccarsi. Bisognera' verificare il nesso di causalita' - spiega Milillo - ma di sicuro questo fatto amplifichera' i pregiudizi sui vaccini, in una campagna di vaccinazione antinfluenzale che fino a oggi stava andando abbastanza bene".
In ogni caso il rapporto causa-effetto e' tutto da dimostrare: "Prima di allarmarsi e di puntare il dito sul vaccino antinfluenzale, bisogna capire bene quali sono le cause dei quattro eventi avversi segnalati dall'Aifa", ha detto Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore della sanita'. In serata e' giunta anche la posizione di Novartis, produttrice del vaccino: l'azienda farmaceutica "ha piena fiducia nella sicurezza ed efficacia dei propri vaccini anti-influenzali e si e' immediatamente adoperata in una revisione preliminare dei lotti di vaccino interessati. L'esito di tale revisione ha gia' riconfermato la qualita' e la conformita' del vaccino Fluad".





giovedì 27 novembre 2014

Contro il diabete puntare sulla dieta vegetariana



Milioni di persone affette da diabete dovrebbero seguire una dieta vegetariana per contribuire a invertire la condizione critica. Almeno secondo alcuni esperti americani. Una dieta sana, a base vegetale può migliorare significativamente i livelli di zucchero nel sangue e anche liberare potenzialmente i pazienti dalla malattia. Un'analisi di studi precedenti rileva Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” ha dimostrato che una dieta vegetariana ha avuto benefici significativi nel trattamento del diabete di tipo 2 e migliorato la sensibilità all'insulina. I ricercatori hanno trovato che una dieta vegetale ha ridotto i livelli di una proteina chiave del sangue. Per le persone con diabete, questa è importante quanto più alta è, maggiore è il rischio di sviluppare ulteriori complicazioni. L'autore dello studio il dottor Neal Barnard, dalla George Washington University School of Medicine negli Stati Uniti, ha detto: "nessun farmaco per diabetici offre questo tipo di soluzione". Una dieta a base vegetale consente un'illimitata serie di deliziose ricette da provare.

"Una semplice prescrizione potrebbe aiutare ad invertire il diabete, migliorare la glicemia e ridurre il peso, la pressione sanguigna ed il colesterolo. E tutto questo è possibile, come dice la nostra analisi, non con una nuova pillola magica, ma con semplici modifiche della dieta. "Il diabete è la principale causa di cecità nelle persone in età lavorativa e una causa importante di amputazione degli arti inferiori, insufficienza renale e ictus. Per esempio, nella sola Gran Bretagna, ci sono 3 milioni persone affette da diabete e 850.000 altre che non sono a conoscenza che hanno il tipo 2, che non gli è stato diagnosticato. Un team di ricercatori di Stati Uniti e Giappone, scrivendo sulla rivista "Cardiovascular Diagnosis and Therapy" ha pubblicato il nuovo studio dimostrando che una dieta a base vegetale migliora notevolmente la gestione del diabete. Il dottor Barnard ha anche sostenuto che: "diete vegetariane (comprese quelle vegane) hanno benefici per la salute cardiovascolare, ipertensione, peso corporeo e lipidi del plasma e forniscono anche vantaggi nutrizionali rispetto a diete onnivore. "Una dieta vegetariana ha anche un più basso contenuto di calorie, favorendo la perdita di peso, e superiore in fibre, rallentando il tasso al quale il glucosio viene assorbito nel flusso sanguigno.I ricercatori ha espresso la necessità di ulteriori studi, ma ha concluso che una dieta vegetariana potrebbe essere usata come una "alternativa del trattamento per il diabete di tipo 2".Dottor Barnard ha detto: "combinando i risultati di sei studi precedenti, abbiamo trovato che una dieta a base vegetale aumenta il controllo della glicemia notevolmente.

"Alcuni si chiedono se i pazienti si attaccano ad una dieta a base vegetale. A differenza delle convenzionali 'diete diabete', le diete vegane non necessitano di contare le calorie o limitare i carboidrati. "Non c'è nessun controllo delle porzioni o le routine di esercizio intenso. Diciamo che i pazienti possono mangiare tanto quanto desiderano –come molta pasta integrale, cereali integrali e riso integrale come vogliono – fino a quando non stanno mangiando prodotti di origine animale o di un sacco di oli aggiunti. La dieta è semplice e chiara, ed è più facile che mai da seguire. "Inoltre, sono tutti buoni gli 'effetti collaterali'. Scende il peso, migliora la pressione sanguigna ed il colesterolo. Meglio di tutte, per il basso contenuto di grassi, le diete vegane forniscono libertà dalle noiose routine di assunzione di farmaci e d'iniezione di insulina. "Con una dieta a base vegetale, potremmo aiutare ad affrontare la malattia una volta per tutte."


Fonte

I migliori frutti per trattare l’anemia



Tutti possono arrivare a soffrire di anemia in un dato momento della propria vita. Mangiare male, mestruazioni abbondanti, un problema ai reni o alfegato… la carenza di ferro porta a delle conseguenze che non si possono ignorare. Perché ad esempio non iniziare a mangiare più frutta?

Che frutta bisogna mangiare per trattare l’anemia?


Frutta per l’anemia

Può la frutta riuscire a sopperire alla mancanza di ferro? Non del tutto, ma in realtà è fondamentale per poter stabilizzare il livello di ferro dell’organismo.Molti nutrizionisti consigliano ad esempio di accompagnare gli alimenti che contengono ferro con un goccio di limone. Le vongole, le cozze, gli spinaci, ad esempio. Se aggiungete una spruzzata di limone, potrete trarre ancora più benefici a livello di ferro.
La frutta, dunque, si distingue come complemento essenziale per ridurre e trattare l’anemia. La natura offre sempre elementi naturali da cui ottenere tutti i nutrienti di cui si ha bisogno; la frutta non apporta solo ferro, ma anche vitamine che aiutano a stabilizzare i livelli di questo sale minerale nel corpo, aiutando a sopperire alla sua mancanza. Prendete nota.

1. Arance e limoni



Gli agrumi, ricchi di vitamina C, sono alimenti imprescindibili per rendere la dieta completa. Includete nella vostra colazione del succo d’arancia, preparatevi una bella tazza d’avena con fragole, noci e mandorle, spruzzate le vostre insalate con un goccio di succo di limone. Tutto ciò farà migliorare la vostra anemia.

2. Ciliegie

Si tratta di uno dei migliori frutti medicinali. Siete a conoscenza di tutte le loro proprietà? Le ciliegie sono digestive, servono a trattare la stitichezza e le infiammazioni, apportano energia e, aspetto più importante, dispongono di una dose molto elevata di ferro. Sono magnifiche! Potete mangiarle al naturale o essiccate, e sono ideali per la colazione o come spuntino a metà giornata per ricaricare le energie. Seconde solo agli agrumi, le ciliegie sono fantastiche per l’anemia.

3. Frullato di mela e pera


Sane, salutari, polivalenti e curative. Ricordate il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”? Delle pere si può quasi dire lo stesso. Forse, però, non conoscete i grandi benefici del bere uno squisito frullato di mela e pera. È ideale per la colazione. Sbucciate mela e pera, mettetele nel frullatore e aggiungete un bicchiere d’acqua. Vi farà impazzire e sarà perfetto per alzare i livelli di emoglobina nel sangue.

4. L’acerola

Conoscete questo frutto curativo e terapeutico? Se è la prima volta che ne sentite parlare allora prendete appunti perché da solo spicca come uno dei frutti con maggiori livelli di vitamina C e ferro. L’acerola è un tipo di ciliegia delle Indie Occidentali che oggigiorno viene coltivato in diversi paesi. Come vi abbiamo già detto, questo frutto dispone di abbondanti quantità di vitamina C, ma anche di altre tipologie di nutrienti come vitamina B6, vitamina B1, vitamina A, flavonoidi e sali minerali essenziali (ferro, calcio, fosforo, potassio, magnesio), indispensabili per l’organismo. Come potete assumerlo? Potete mangiarlo fresco, sotto forma di succo o addirittura sotto forma di composta. È perfetto per trattare l’anemia perché diminuisce i sintomi di stanchezza, stress e fatica, e in più rafforza il sistema immunitario.

Aglio: le proprieta' e i mille utilizzi

L'aglio (Allium sativum), originario dell'Asia Centrale, rappresenta una delle piante coltivate di più antica origine. Esso appartiene alla famiglia delle Liliaceae. La sua forma è costituita da un unico bulbo, che può essere composto da spicchi più o meno numerosi. L'aglio non rappresenta unicamente un alimento, ma anche un vero e proprio rimedio medicinale tradizionale, considerato utile per contrastare numerosi disturbi che possono affliggere il nostro organismo.
Per uso terapeutico, dovrebbero essere assunti giornalmente almeno quatto grammi di aglio, ma il suo sapore non è particolarmente gradito a tutti. In sostituzione dell'aglio vero e proprio, è possibile ricorrere ad estratti fitoterapici a base dello stesso, che potrebbero risultare utili nel caso in cui si volesse utilizzare l'aglio come un vero e proprio farmaco naturale.
L'impiego normale di spicchi d'aglio nella propria alimentazione può comunque costituirne un importante arricchimento. Per avere dell'aglio facilmente a portata di mano, è possibile decidere di coltivarne almeno un po' sul proprio balcone o nell'orto. L'aglio infatti si trova tra le piante officinali che possono essere coltivate in vaso, al fine di creare un vero e proprio orto erboristico. L'aglio intero dovrebbe essere conservato in dispensa, al riparo dalla luce, dopo averlo riposto in sacchetti di carta. Una volta aperto, il luogo di conservazione ideale è rappresentato da un contenitore con coperchio in acciaio.
Dell'aglio esistono oltre 300 specie differenti. L'aglio bianco rappresenta la varietà più comune. Meno comuni sono l'aglio rosa e l'aglio rosso, tra i simboli della biodiversità agricola del nostro territorio. Qualunque sia la vostra tipologia di aglio preferita, è bene che ne conosciate innanzitutto le proprietà benefiche.

Proprieta' benefiche dell'aglio

L'aglio è considerato come il più potente antibatterico naturale. Ha effetto ipotensivo, cioè contribuisce ad abbassare la pressione sanguigna. Aiuta a fluidificare il sangue e contribuisce adabbassare i livelli di colesterolo. Proprio da coloro che assumono farmaci per la cura dell'ipertensione o per la fluidificazione del sangue, il consumo di aglio dovrebbe essere controllato, in quanto esso è in grado di potenziare gli effetti dei farmaci stessi. Il consumo di aglio ècontroindicato durante l'allattamento, poiché rende sgradevole il sapore del latte materno.
L'aglio svolge un'importante azione antibatterica, antimicotica ed antiossidante. Il suo impiego a scopo terapeutico era già noto oltre 5000 anni orsono, sia nella medicina cinese, che nella medicina egizia ed Ayurvedica. Il consumo di aglio può essere utile in caso di patologie che interessino i reni o la vescica, per via della sua azione depurativa.
Purifica il sangue e tonifica l'apparato circolatorio. Facilita il corretto funzionamento dell'intestino. E' utile in caso di mal di testa e di irritabilità. Favorisce la digestione ed il processo di eliminazione delle tossine da parte dell'organismo. Contribuisce a fortificare le difese immunitarie ed è considerato come un rimedio naturale da non sottovalutare in caso di anemia. Può essere inoltre utile in caso di affaticamento e di necessità di contrastare l'accumulo di acido urico. All'aglio vengono infine attribuite inattese proprietà afrodisiache.

Utilizzo dell'aglio

L'impiego dell'aglio può essere utile in caso di herpes o di eczema, per i quali è indicata l'applicazione di un estratto liquido erboristico da esso ottenuto. All'aglio fin dall'antichità sono state attribuite virtù scaramantiche, motivo per il quale trecce d'aglio venivano appese all'entrata delle abitazioni, in modo tale da allontanare gli spiriti maligni.

Per quanto riguarda gli impieghi alimentari, i principi attivi presenti nell'aglio, con particolare riferimento all'allicina, la cui liberazione è causa del suo caratteristico odore, affinché esso mantenga le proprie caratteristiche benefiche, andrebbe utilizzato a crudo. L'aglio crudo può rappresentare un condimento da impiegare nella preparazione della pasta, all'interno di salse o in abbinamento con verdure crude. Se l'aglio risulta indigesto, provate ad eliminarne gli eventuali germogli e la parte più interna prima di aggiungerlo alle vostre pietanze.
Piccole quantità di aglio possono essere assunte quotidianamente per verificarne gli effetti benefici sulla pressione, in caso di ipertensione. Uno spicchio d'aglio schiacciato, da tenere vicino al dente dolorante, può essere utile in caso di mal di denti per alleviare il dolore, sfruttando le proprietà antibatteriche ed analgesiche dell'aglio stesso. L'applicazione di estratto liquido d'aglio può essere utile in caso di punture di zanzara o di piccole ferite..
Oltre agli utilizzi legati all'alimentazione ed alla protezione della salute, l'aglio viene spesso impiegato per prevenire l'arrivo di parassiti nell'orto o nel giardino. Piantare dell'aglio nelle vicinanze degli ortaggi da proteggere potrebbe rappresentare una prima soluzione utile, soprattutto se posizionato nelle vicinanze dei pomodori o della lattuga. Uno spicchio d'aglio posto ai piedi dellepiante di rose può contribuire ad allontanare gli afidi. E' inoltre possibile preparare un rimedio naturale per prevenire la formazione dei parassiti, sotto forma di spray da applicare direttamente sulle piante.
Infine, se amate il sapore dell'aglio e desiderate approfittare dei relativi benefici per l'organismo, ma vorreste evitare le ripercussioni del suo sapore sul vostro alito, il rimedio della nonna consiste nel masticare successivamente del prezzemolo fresco o un chicco di caffè.





10 cibi alcalini da mangiare ogni giorno

Secondo la dieta alcalina uno dei problemi tipici dell'alimentazione moderna, composta principalmente di cibi confezionati, raffinati e trasformati, proteine animali e zuccheri, è che tende ad avere un effetto acidificante sul corpo con conseguenze sulla salute che possono portare al rischio di malattie infiammatorie e tumore. Ecco allora che sarebbe bene inserire sempre più spesso alimenti in grado di riportare il pH verso l’alcalinità e dunque riequilibrare il corpo.


Anche se non siete estimatori di questa teoria, che i detrattori considerano senza fondamento scientifico, dovrete comunque convenire che glialimenti consigliati (tutti provenienti dal mondo vegetale) sono indubbiamente salutari e le loro proprietà sono state confermate anche da diverse ricerche che ne hanno misurato le caratteristiche e i benefici sull’organismo. Vi consigliamo quindi di inserirli nella vostra dieta abituale, alternandoli a seconda della stagionalità e dei vostri gusti. 

TUBERI E RADICI

Barbabietole, rape, carote, ravanelli e tutte le altre radici e tuberi commestibili hanno un effetto alcalinizzante sul corpo. Oltre a ciò sono ricche di sali minerali e fibre e quindi contribuiscono indubbiamente ad una buona salute generale dell’organismo. Possono essere mangiate sia crude che cotte al vapore o bollite e poi condite con un filo di olio extravergine di oliva.

CRUCIFERE

Gli effetti benefici delle crucifere (tutta la famiglia dei cavoli e dei broccoli) sono ormai rinomatamente conosciuti. Oltre a spostare il pH del corpo verso una leggera alcalinità rinforzano il sistema immunitario, migliorano la digestione e gli sono state riconosciute doti anche nelle prevenzione di alcuni tumori. Quando di stagione, possono essere mangiate ogni giorno, la varietà infatti è molto ampia e si può scegliere tra broccoli, cavolfiori, cavolo nero, verde, ecc.

 VEGETALI A FOGLIA VERDE

Le verdure a foglia verde sono tra gli alimenti più sani che esistono e che andrebbero mangiati spesso crudi o cotti al vapore, alternandoli a seconda della stagionalità. Si tratta ad esempio dispinaci e bietole, perfetti per mantenere l'equilibrio acido-base corretto nel corpo. Anch’essi contengono fibre, minerali e vitamine, necessari al benessere quotidiano del nostro organismo.

AGLIO

L'aglio ha innumerevoli proprietà ed è considerato uno degli alimenti migliori che dovrebbe consumare chi vuole mantenersi in ottima salute. Oltre ad essere alcalinizzante, l’aglio è un antibatterico naturale, migliora la salute cardiaca e aiuta il sistema immunitario, ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e contribuisce ad una buona disintossicazione dell’organismo. Può essere dunque considerato a tutti gli effetti un superfood, tra l’altro a basso costo e sempre disponibile.

LIMONI

Può sembrare strano parlare di limoni come di un alimento alcalinizzante dato che all’origine questi frutti hanno un pH acido a causa del loro contenuto di acido citrico. In realtà l’effetto alcalinizzante si verifica una volta che il limone si trova nell’organismo, soprattutto se è stato assunto con un po’ d’acqua la mattina a digiuno. I vantaggi sono molti: aiuta il sistema immunitario, sostiene la disintossicazione del fegato, migliora la digestione e aiuta la perdita di peso. Tutto ciò con vantaggi anche che si riflettono sull’energia e la vitalità della persona già di prima mattina.

CETRIOLI

Il cetriolo è un ortaggio alcalinizzante particolarmente prezioso per il suo contenuto di acquache arriva ad essere addirittura il 95% del suo peso. Non è un caso che la stagionalità di questa verdura sia l’estate, quando è eccezionale per il suo potere idratante ma anche per il suo contenuto in antiossidanti, vitamine e sali minerali. I cetrioli si mangiano generalmente crudi in insalata ma un ottimo modo per consumarli è anche realizzare dei succhi insieme ad altri ortaggi o frutta.

SEDANO

Come il cetriolo, anche il sedano è un ortaggio alcalino particolarmente ricco di acqua che si utilizza molto spesso in zuppe e soffritti ma che ovviamente, per sfruttarne al meglio le proprietà, sarebbe meglio consumare crudo in pinzimonio o aggiunto a succhi e centrifughe. Il sedano offre una buona dose di vitamina C ed è consigliato come snack o spuntino anche a chi vuole perdere peso dato che ha pochissime calorie ed è diuretico.

MELE

Anche le mele, come la maggior parte della frutta, sono alcalinizzanti e in più forniscono al corpo fibre, essenziali per il benessere intestinale, e nutrienti come vitamine, minerali e altre sostanze utili all’organismo per rimanere in buona salute. L’ideale sarebbe consumarle con la buccia che è la parte più ricca di nutrienti, ma per poterle mangiare integralmente è molto importante che siano di provenienza biologica.

AVOCADO

L’avocado può essere considerato un vero e proprio dono della natura viste le sue caratteristiche. Ha fama di essere molto calorico in quanto contiene moltissimi grassi ma in realtà si tratta di grassi buoni (compresi gli Omega 3) e mangiato con criterio in realtà non contribuisce all’aumento di peso. Questo frutto contiene inoltre sali minerali, vitamine, antiossidanti ed è considerato un buon alcalinizzante del pH.

UVA

Un altro frutto straordinario dal potere alcalinizzante sul corpo è l’uva. Ogni volta che mangiamo un grappolo forniamo al nostro corpo acqua, sali minerali, vitamine e antiossidanti come il famoso resveratrolo. Un metodo che viene spesso utilizzato, non solo per riequilibrare il pH del corpo ma anche per depurarsi e disintossicarsi, è la cura dell’uva, una dieta a base di succo di uva o uva intera da seguire generalmente per un periodo di 1-2 o 3 giorni.



martedì 25 novembre 2014

Zucchero: perché bisogna eliminarlo?


Lo zucchero è un prodotto conosciuto fin dall’antichità che viene estratto dalla canna da zucchero. Si pensa che la canna da zucchero venisse coltivata in India e che i greci e i romani conoscessero lo zucchero come “miele indiano”. I cinesi, d’altra parte, erano a conoscenza dei processi di estrazione e di raffinazione dello zucchero da molto più tempo.
Sapevate che oggi definiamo zucchero tutti i carboidrati che si dissolvono in acqua con facilità? Sono incolori, inodori, solitamente cristallizzabili e dal sapore dolce.
Lo zucchero è una sostanza che crea dipendenza, come le droghe, e provoca danni nel nostro organismo; infatti, quando consumiamo zucchero, il nostro sistema immunitario è debilitato per un periodo di sei ore, cosa che ci rende più vulnerabili a germi e virus. Lo zucchero, inoltre, riduce il desiderio di mangiare alimenti nutritivi come le verdure e questo porta a carenze nutrizionali.

E l’eccessivo consumo di zucchero?

L’eccesso di zucchero è la causa principale della maggior parte delle malattie che si sviluppano all’interno del corpo. Lo zucchero che consumiamo abitualmente è artificiale, perciò non contiene nessuna dellevitamine e dei minerali di cui il corpo ha bisogno.
In questo senso, lo zucchero non apporta nulla dal punto di vista nutrizionale, ma, al contrario, ruba all’organismo minerali e vitamine. Questo potrebbe compromettere il processo metabolico del nostro corpo, in quanto l’eccesso di zucchero ha diverse conseguenze sulla salute (una delle più conosciute è il diabete).

Alcuni motivi per non consumare lo zucchero

  • Lo zucchero può creare dipendenza, quasi ai livelli della cocaina, come afferma il Dottor Robert Lusting, endocrinologo. Il Dottor Mehmet Oz ha recentemente confermato che nel momento in cui si ingerisce dello zucchero, viene stimolata la produzione di dopamina nel cervello, cosa che scatena una sensazione di piacere.
  • L’eccessivo consumo di zucchero aumenta il rischio di soffrire dicancro, in quanto dà origine all’obesità ed è responsabile dell’innalzamento dei livelli di insulina, la quale provoca la riproduzione di cellule cancerogene.
  • Il consumo eccessivo di zucchero fa male al cuore. Quando seguite una dieta, potreste pensare che tutto quello che mangiate è salutare, ma gli alimenti dolci inclusi nella dieta possono essere dannosi. Alcuni studi suggeriscono che le diete ricche di zuccheri o con troppa carica glicemica sono associate ad un rischio maggiore di soffrire di malattie cardiache. L’eccesso di zucchero è responsabile dell’aumento dei trigliceridi nel sangue, in quanto sono un tipo di grassi che immagazzinano le calorie extra dello zucchero, e della diminuzione del fattore protettivo del colesterolo.
  • Lo zucchero può danneggiare il fegato, uno degli organi più grandi e complessi che immagazzina il glucosio in forma di glicogeno. Quando ingeriamo alimenti o bevande zuccherate, lo zucchero nel sangue aumenta e il pancreas secerne insulina; il fegato risponde all’insulina usando lo zucchero nel sangue per produrre glicogeno. Infine, il fegato immagazzina il glicogeno in grasso.
  • Lo zucchero può provocare danni al cervello. Alcuni studi rivelano che lo zucchero nel sangue può atrofizzare alcune aree del cervello responsabili della memoria.
  • L’eccessivo consumo di zucchero può causare acne. Il rapporto tra la dieta e l’acne è controverso, ma alcuni studi hanno dimostrato che l’acne è una malattia associata alle diete ad alto livello glicemico. Queste diete sono in genere ricche di zuccheri e gli alti livelli di zucchero nel sangue possono scatenare l’azione di ormoni e, quindi, l’aumento di secrezioni di grasso, cosa che fa peggiorare l’acne.
  • Quando consumiamo molto zucchero, i batteri della bocca si nutrono di questa sostanza, di conseguenza aumenta la possibilità di formazione di carie.

In conclusione…


Queste sono alcune delle ragioni per cui vi sconsigliamo il consumo di zucchero. Eliminare lo zucchero dalla vostra dieta può aiutarvi a mantenervi in forma e ad evitare molte malattie che dipendono da questa sostanza. Inoltre, fate attenzione a quello che mangiate e non esagerate con le dosi.



Frutta adatta a ridurre l’acido urico

L’eccesso di acido urico è un problema che provoca gravi problemi alla salute, molto diffuso tra la popolazione. Tutti noi abbiamo una parte di questa sostanza nel sangue, però in piccole quantità che devono sempre mantenersi a livello normale. Un modo per raggiungere quest’obbiettivo è regolare la nostra alimentazione e consumare frutta adeguata, che ci può aiutare.

Cos’è l’acido urico e perché il nostro corpo lo produce?

L’acido urico è un prodotto di scarto del sangue. Cellule morte e purine degli alimenti. Abitualmente, come vi abbiamo già detto, lo possediamo tutti in certe quantità, però se non curiamo la nostra alimentazione, si produrrà un eccesso di questo elemento. Quando i nostri reni non lo filtrano in  maniera adeguata e si concentra, dà vita a una patologia conosciuta come iperuricemia.
Se non lo controlliamo, se i livelli di acido urico diventano elevati, corriamo il rischio che finiscano col cristallizzarsi nelle nostre articolazioni e tessuti, dando vita alla gotta, quella fastidiosa e dolorosa infiammazione delle articolazioni che si sviluppa tipicamente nelle dita dei piedi, dal caratteristico rossore.
Quali alimenti dobbiamo evitare? Con un po’ di sforzo questa malattia può essere curata, perciò ricordate di evitare innanzitutto la carne rossa, ovvero la conosciuta selvaggina, le bevande alcoliche, il caffè…

Frutta indicata per ridurre l’acido urico

1. Arance e limoni

La vitamina C è miracolosa per ridurre l’acido urico nel sangue. Si sgretoleranno quei cristalli attaccati alle nostre articolazioni, aiutandoci a eliminarli. Non dimenticate, inoltre, che fanno parte di questo gruppo anche il lime ed il pompelmo, quindi tenetelo a mente, all’interno di questa varietà di frutta ricca di vitamina C. Sappiate che potete sempre aiutarvi con un paio di succhi al giorno.

2. Le mele


Saporite mele verdi o rosse, non importa. Sono semplicemente perfette per ridurre l’acido urico. Vi raccomandiamo specialmente di berne il succo in questo modo: pelate e tagliate tre mele e aggiungete un litro d’acqua. Cuocetele per mezz’ora, per ottenere un succo meraviglioso e molto terapeutico da bere durante il giorno. Non aggiungete zucchero!

3. Le fragole

In base alla stagione, approfittatene per consumarne giornalmente. Sono ricche di vitamina C, e i loro componenti essenziali sono particolarmente adatti per distruggere le purine presenti nel nostro sangue che i reni non riescono ad eliminare. Potete consumare fragole a colazione, e anche la loro acqua, ottime anche se cotte e poi frullate con acqua. E come sempre ricordate di non aggiungere zucchero, né di scegliere quelle più mature, dal momento che il livello di glucosio di queste ultime può essere molto alto.

4. I mirtilli

Sappiamo che non è facile trovarli in tutte le Nazioni, però generalmente sono considerati uno dei migliori frutti, con maggiori benefici medicinali per la cura dell’acido urico. Se soffrite di questa malattia, sarà necessario provare a trovarle, poiché la loro ricchezza  di vitamina C e antocianine, è molto efficace. L’ideale sarebbe, ad esempio, prendere una tazza di questi frutti dopo pranzo.

5. Le ciliegie

A chi non piacciono le ciliegie? Questi piccoli frutti sono ideali per ridurre sia l’acido urico sia il colesterolo.  Sappiamo che è una frutta di stagione e che in molte nazioni è difficile da trovare. Se riuscite a trovarla nei supermercati, anche se sotto forma di succo, non dubitate, vi sarà di grande aiuto. È sufficiente consumare dieci ciliegie al giorno per abbassar e il livello di acido urico. E sempre nella loro forma naturale, ovvero, non fate torte o marmellate con queste, solo nella loro forma naturale! Pulitele bene prima di mangiarle e beneficiarne.
Come già detto, questi frutti sono indicati per abbassare l’acido urico, però l’essenziale è accompagnarli con una buona alimentazione povera di grassi, priva di carni rosse. Ricordate, inoltre, che un alimento che fa molto bene in questi casi è il carciofo. 


Prevenire le recidive della calcolosi renale: i cibi da evitare e i consigli da seguire

L'American College of Physicians ha stilato nuove linee guida analizzando al letteratura scientifica degli ultimi 66 anni

Sono piccoli ma provocano tanto dolore: chi li ha sperimentati almeno una volta nella vita può confermarlo. I calcoli renali - piccole formazioni cristallizzate che si costituiscono all'interno delle vie urinarie causando ostruzione, dolore e infezioni - non solo sono molto dolorosi ma, una volta che hanno fatto il loro esordio, tendono a tornare: la percentuale di persone che, dopo aver sofferto di calcolosi renale, rischia di sviluppare nuovamente la condizione entro 5 anni dalla prima manifestazione della patologia è compresa tra il 35 e il 50%. Proprio per limitare al minimo le recidive di calcolosi renale i ricercatori dell'American College of Physicians (ACP) hanno messo a punto e pubblicato sulle pagine della rivista Annals of Internal Medicine delle nuove linee guida per la pratica clinica. I risultati dello studio dei ricercatori statunitensi provengono dall'analisi della letteratura scientifica condotta sull'argomento in 66 anni (dal 1948 a oggi).

La raccomandazione principale per evitare che i calcoli renali tornino a formarsi è assumere molti liquidi (acqua, brodo e tisane, meglio se non zuccherate) nel corso della giornata: "Una maggiore assunzione di liquidi durante il giorno - spiega David Fleming, presidente dell'ACP - può diminuire le recidive di calcolosi renale di almeno la metà, e praticamente senza effetti collaterali. Tuttavia - precisa - le persone che bevono già la quantità raccomandata di liquidi non devono aumentarla ulteriormente". A quanto ammonta la quantità di liquidi corretta? Acirca due litri, ovvero tanta quanta - spiegano gli esperti Usa - serve a far produrre almeno due litri di urina al giorno. Gli studi condotti dai ricercatori Usa hanno messo in evidenza che non sussiste alcuna differenza nelle prevenzione delle recidive dei calcoli renali tra l'acqua di rubinetto e specifiche acque in bottiglia dagli effetti diuretici. Le ricerche hanno inoltre messo in evidenza che un aiuto nella prevenzione può arrivare dalla diminuzione del consumo di bibite acidificate con acido fosforico, come la cola, mentre "via libera" può essere data alle bevande analcoliche aromatizzate alla frutta e ai succhi di frutta, acidificati con acido citrico.

Alcune raccomandazioni in campo alimentare possono inoltre aiutare a prevenire la formazione dei calcoli renali, favoriti dall'assunzione di ossalati alimentari (derivati dell'acido ossalico, i cui sali sono poco solubili e favoriscono i calcoli renali), dalle purine (particolari acidi nucleici) e dalle proteine animali. Gli esperti hanno quindi stilato unaclassifica di cibi "off limits" per chi ha già sofferto di calcoli renali perché ricchi di ossalati alimentari - cioccolato, barbabietole, noci, rabarbaro, spinaci, fragole, tè, crusca di frumento - e raccomandano un consumo moderato di proteine animali e di purine, contenute soprattutto nella carne e in alcuni tipi di pesci.

Zero grassi e tante fibre: il benessere (per tutte le taglie) arriva dalle pere

Stimolano l'attività dell'intestino e difendono quest'organo dallo sviluppo di infiammazioni, aumentano il senso di sazietà, favoriscono il mantenimento del peso corporeo nella norma (e facilitano la perdita di peso in caso di sovrappeso o obesità), aiutano a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo e della pressione sanguigna e proteggono l'organismo dallo sviluppo di molte patologie connesse alla presenza di stati infiammatori come le malattie cardiovascolari, il diabete, il cancro e l'obesità: il merito è delle pere e dell'alto quantitativo di acqua, fibre e sostanze antiossidanti in essi contenuti. 

Ma quali sono le caratteristiche nutrizionali delle pere? Un frutto di media grandezza - circa 180 grammi - contiene 100 calorie, 0 grammi di grassi, 27 grammi di carboidrati (tra cui 17 grammi di zucchero e 6 grammi di fibre) e 1 grammo di proteine. Consumare ogni giorno una pera di questo peso apporta all'organismo il 12% del fabbisogno giornaliero di vitamina C, il 10% di vitamina K e il 6% di potassio, oltre a modiche quantità di calcio, ferro, magnesio, riboflavina, vitamina B-6 e folato. 

Alcuni preferiscono le varietà croccanti, altri quelle che tendono a sciogliersi in bocca. Mangiarle alla fine del pasto non è l'unico modo per consumarle: diverse sono anzi le ricette che possono essere realizzate per aumentare il consumo di questo frutto. tanto per fare un esempio, le pere possono essere inserite in diversi tipi di torte (la torta con le pere è una valida sostituta di quella con le mele); possono essere utilizzate, da sole o con altri frutti, infrullati a base di latte o yogurt; possono essere incorporate all'interno di insalate o utilizzate come stuzzichino da accompagnare a fettine di formaggio; per i più piccoli, infine, possono venire grattuggiate o cotte e ridotte in purea.

Attenzione, però, a non esagerare con le quantità: un consumo eccessivo di questo frutto può - in virtù dell'alto quantitativo di fibre contenute - provocare eccessiva motilità intestinale, portando alla diarrea.

lunedì 24 novembre 2014

Intolleranze alimentari: sintomi, test e dieta da seguire

Quando si parla di intolleranze alimentari, può capitare di fare confusione con le allergie. Più che altro le intolleranze si dovrebbero considerare delle reazioni avverse nei confronti di alcuni cibi, la cui risposta arriva direttamente da parte dell’intestino, che recepisce alcuni alimenti come potenzialmente tossici e quindi scatena un’azione infiammatoria. Come conseguenza si hannosintomi di diverso genere, che possono essere evitati, portando avanti una dieta specifica, che non includa determinati cibi. Per la diagnosi del disturbo ci sono alcuni test attendibili, fra i quali quello del dna.

I sintomi

sintomi delle intolleranze alimentari vanno interpretati come segnali d’allarme, attraverso i quali il corpo esprime qualcosa che non va nell’ambito del proprio equilibrio. Il quadro sintomatologico è spesso molto ampio e coinvolge molti organi e apparati. I sintomi sono simili a quelli delle allergie alimentari. Si possono avere disturbi gastrointestinali, come gonfiore,diarreastitichezzasindrome del colon irritabilereflusso gastroesofageo e colite. Possono presentarsi sintomi cutanei, come l’orticaria, vari tipi di dermatiti, eczemi e prurito in generale.
Il soggetto può presentare affezioni respiratorie, come sinusiti, asma e riniti, dolori muscolari, crampi, mestruazioni irregolari, prostatiti, vaginiti oppure anomalie che si riferiscono alla sfera nervosa, come mal di testa, stanchezza, difficoltà di concentrazione, sonnolenzaansia oinsonnia.
Nei bambini non è detto che si manifestino sintomi esclusivamente intestinali, ma spesso segnali che devono destare l’attenzione sono anche altri, che apparentemente non sembrano essere correlati: anemia, carenza di acido folico, rachitismoinappetenza, oltre che feci più chiare del dovuto o emissioni di feci abbondanti.
I test
Di test per le intolleranze alimentari ce ne sono tanti, anche se alcuni possono essere considerati non convenzionali. Fra questi, ad esempio, il citotossico, che si basa sulla possibile reazione dei globuli bianchi, i quali subirebbero una modificazione nella forma. In questo test ilsangue dei pazienti viene messo a contatto con alcuni alimenti, osservando il comportamento proprio dei globuli bianchi. Più volte le autorità sanitarie hanno affermato l’importanza di svolgere test attendibili, che possano dare risultati comprovati scientificamente.
Ad esempio, c’è il prick test. Si pongono alcune gocce di allergene sulla pelle, che viene leggermente graffiata, e si controlla se, nel giro di 20 minuti, compaiono gonfiore e arrossamento. Ci sono anche metodi radioimmunologici (rast test) o immunoenzimatici, come CAP-System, che vengono applicati alle analisi del sangue, le quali consistono nella ricerca di un tipo specifico dianticorpi, le immunoglobine E. Gli esami cutanei non dovrebbero essere utilizzati su larga scala, perché potrebbero dare anche dei falsi positivi.
In ambulatori attrezzati si può eseguire il test di provocazione orale: si somministrano degli alimenti sotto forma di gocce o di capsule e si osservano le eventuali reazioni che si sviluppano.
E’ stato anche inventato un test del dna, ma funziona davvero? C’è disaccordo nel mondo scientifico, perché molti ritengono che non sia possibile fare una diagnosi certa di intolleranza alimentare tramite le analisi del dna. In genere questo tipo di test è acquistabile online al costo di 99 euro e viene promesso anche un piano nutrizionale personalizzato. Gli esperti, comunque, avvertono che non ci si può fidare, perché perfino alcune acque minerali o degli additivi possono essere responsabili di disturbi.
La dieta
La dieta per le intolleranze alimentari non deve essere necessariamente un’alimentazione che si basi sull’esclusione di alcuni cibi in particolare. Procedendo in questo modo, non faremmo altro che rischiare di provocare danni all’organismo. Ad esempio, se si è intolleranti al lattosio, non si devono eliminare dalla dieta tutti i prodotti a base di latte. Più che altro si deve innanzi tutto evitare il sovraccarico degli alimenti disturbanti, non consumandoli ripetutamente e a lungo.
La strategia da adottare è quella di inserire i cibi in un piano di rotazione nella settimana, che possa essere personalizzato. Se per un periodo lungo non assumiamo un cibo, nei confronti del quale siamo intolleranti, e dopo per caso ci capita di assumerlo, le conseguenze possono essere gravi, fino ad arrivare allo shock anafilattico. Dobbiamo fare in modo che l’organismo non perda la memoria immunologica, che ha acquistato nel periodo dello svezzamento. Allo stesso tempo la dieta che faremo sarà anche dimagrante, contribuendo ad eliminare il grasso in eccesso, che si configura come una risposta di disagio da parte del nostro organismo.


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