giovedì 10 settembre 2015

Per vivere più a lungo bisogna mangiare piccante



Fra gli ingredienti della longevità ci sarebbe la capsaicina, molecola che scatena il pizzicore avvertito mangiando peperoncino e simili

In uno studio che ha coinvolto quasi 490 mila persone un gruppo di ricercatori Cinesi ha svelato che il cibo piccante potrebbe aiutare a vivere più a lungo. L'analisi dei dati raccolti dagli autori nel corso di 7 anni,pubblicata sul British Medical Journal, ha infatti evidenziato un'associazione tra il consumo di pietanze piccanti e una minore incidenza della mortalità tale per cui rispetto a chi mangia piccante meno di una volta alla settimana chi mette quasi tutti i giorni un po' di piccante nel piatto corre un rischio di decesso inferiore del 14%.

Lo studio si è basato sui dati raccolti nella China Kadoorie Biobank e ha previsto l'esclusione degli individui che avevano alle spalle una storia di tumori o di malattie cardiache. Tutti i partecipanti hanno compilato un questionario sul loro stato di salute generale e sul consumo di diversi cibi e bevande. Ne è emerso che mangiare piccante 1-2 volte alla settimana è associato a un rischio di decesso inferiore del 10% rispetto a non mangiarne, e che farlo 3-7 volte giorni a settimana è associato a una riduzione del rischio ancora maggiore (-14%). Non solo, una simile associazione inversa è stata osservata concentrando l'attenzione sui decessi associati ai tumori, alle malattie cardiache ischemiche e alle malattie respiratorie. Sembra inoltre che mangiare piccante sia un'abitudine associata anche a un minor rischio di diabete.

I cibi piccanti sembrano fare bene sia agli uomini che alle donne, ma nel caso di queste ultime la riduzione della mortalità può variare addirittura tra il 12 e il 22%. Per ottenere maggiori benefici sembra però indispensabile un requisito: non bere alcolici.

I ricercatori ipotizzano che fra i principi attivi responsabili dell'effetto protettivo dei cibi piccanti ci siano la vitamina C e la capsaicina, la molecola responsabile proprio della piccantezza. Infatti i benefici osservati sembrano essere maggiori quando il peperoncino – la spezia più spesso utilizzata dai consumatori regolari di cibi piccanti – viene utilizzato fresco (e quindi più ricco di questi principi attivi) che quando viene aggiunto in una sua forma essiccata.

Per il momento non è possibile affermare che esista una relazione di causa effetto, e come ha sottolineato in un editoriale di accompagnamento allo studio Nita Forouhi, esperta dell'Università di Cambridge, “manca una valutazione sistematica dei potenziali benefici e dell'impatto sfavorevole dei cibi piccanti e dei loro composti bioattivi”. I presupposti perché un giorno se ne abbiano le prove definitive, però, non mancano: gli indizi sugli effetto benefici delle spezie – da quello anti-obesità a quello anticancro, passando per le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie – sono più d'uno e fanno ben sperare circa le loro reali proprietà protettive.



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