mercoledì 20 aprile 2016

Cioccolato fondente contro l'insonnia: funziona davvero?



L'idea da uno studio su Nature che approfondisce il ruolo svolto dal magnesio nelle cellule

Da qualche tempo circola una notizia assai appetitosa: la terapia contro l’insonnia potrebbe essere a base di cioccolato fondente. Il motivo? Si tratta di una fonte di magnesio, minerale che secondo uno studio pubblicato su Nature da un gruppo di ricercatori guidato da Gerben van Ooijen, esperto della Scuola di Scienze Biologiche dell’Università di Edimburgo, aiuta le cellule ad adattarsi all’alternarsi tra il giorno e la notte.

Lo studio in questione ha previsto di condurre esperimenti sulle cellule di tre organismi viventi molto diversi fra loro: l’uomo, le alghe e i funghi. In tutti e tre i casi è stato dimostrato che i livelli di magnesio oscillano coordinati con lo scorrere delle ore della giornata, ma non solo. Van Ooijen e collaboratori hanno infatti scoperto anche che le oscillazioni nei livelli di magnesio esercitano un impatto enorme sul metabolismo cellulare, influenzando la capacità delle cellule di convertire i nutrienti in energia e di bruciare queste energie. A sorprendere i ricercatori è stato soprattutto il ruolo giocato dai livelli di magnesio nello stabilire quando i nutrienti vengono convertiti in energia e con quale efficienza.

Gli scienziati ipotizzano che il fenomeno scoperto a livello cellulare possa influenzare anche il funzionamento dell’orologio circadiano dell’intero organismo, cioè di quell’insieme di fenomeni che sincronizzano con lo scorrere delle ore della giornata funzioni biologiche dell’organismo come la regolazione della temperatura, il rilascio di ormoni e il sonno. Come sottolinea però lo stesso van Ooijen “ora è fondamentale capire in che modo queste osservazioni fondamentalmente nuove si traducano a livelli di tessuti interi o di organismi”.

Prima di poter giustificare un consumo elevato di cioccolato con la necessità di dormire meglio sarà quindi necessario aspettare le prove dei suoi benefici, assenti in questo studio. Purtroppo altre ricerche sembrano suggerire proprio il contrario, o quantomeno sembrano invitare a limitarne il consumo nella seconda parte della giornata, quando potrebbe portare a insonnia. Per il momento i ricercatori di Edimburgo sembrano puntare più su un’altra possibilità: sfruttare il ruolo del magnesio per mettere a punto approcci di cronoterapia in cui i trattamenti medici vengano somministrati in precisi orari della giornata.



Longevità, il segreto custodito nella dieta dei Templari




Non è l'ultima moda del momento, e non è molto diversa dalla Dieta Mediterranea. Ecco le abitudini alimentari che potrebbero aver permesso a questi Cavalieri di vivere il doppio rispetto ai loro contemporanei

segreto della longevità potrebbe essere nascosto nella dieta seguita dai Cavalieri Templari, ma attenzione: forse, in fondo, non si tratta altro che di un regime alimentare - e di un stile di vita - molto simile alla Dieta Mediterranea. Tutte queste supposizioni derivano da una ricerca pubblicata su Digestive and Liver Disease da un gruppo di esperti del settore, tra cui il direttore del reparto di Medicina d’Urgenza del Policlinico “A. Gemelli” di Roma, Francesco Franceschi.

I Templari sono rinomati per la loro longevità. Quando, nel 1321, furono portati a processo avevano in molti casi più di 70 anni, un’età circa doppia rispetto all’aspettativa di vita media dell’epoca. I documenti analizzati da Franceschi e colleghi hanno svelato che le abitudini alimentari dei Cavalieri erano decisamente diverse rispetto a quelle dei loro contemporanei, soprattutto di coloro che appartenevano alle classi sociali più abbienti. Il consumo delle carni era molto diffuso, l’assunzione di grassi e calorie abbondante, e l’obesità era considerata segno di ricchezza. Fra le patologie più diffuse c’era la gotta, e non mancavano nemmeno i problemi associati al diabete e a livelli eccessivi di colesterolo e trigliceridi nel sangue. I Templari, invece, mangiavano carne solo 2 volte alla settimana, mentre portavano in tavola i legumi 3 volte alla settimana e consumavano spesso pesce. Consideravano i frutti di mare un’ottima alternativa della carne, e consumavano anche buone quantità di formaggifrutta fresca e olio d’oliva. Fra le bevande, l’acqua era arricchita con unaspremuta d’arance dalle proprietà antibatteriche, mentre al vino veniva aggiunta polpa di aloe dall’azione antisettica e fungicida.

Alle sane abitudini alimentari si aggiungevano inoltre altrettanto sane abitudini igienicheLavarsi le mani prima di mangiare era un obbligo e anche l’igiene del refettorio era ben curata. Il risultato? Un’alimentazione ricca di alleati della flora batterica intestinale, di omega 3 nemici del colesterolo e dei trigliceridi, di fonti di molecole dalle proprietà antiossidanti e antidepressive e in grado di ridurre i rischi associati alle contaminazioni microbiche. Secondo Franceschi e colleghi tutte queste caratteristiche possono essere la spiegazione della longevità dei Templari; se così fosse, la storia di quest’ordine religioso cavalleresco non farebbe che confermare i benefici derivanti da un’alimentazione basata sui principi della Dieta Mediterranea, che rispecchia in molti aspetti la dieta dei Templari.

lunedì 11 aprile 2016

Come migliorare la tua salute con i flavonoidi




flavonoidi sono una sottoclasse dei composti fitochimici che proteggono contro svariate malattie, da quelle cardiovascolari, al cancro e all’asma. Esistono più di 4.000 tipi di flavonoidi non ancora identificati, molti dei quali si trovano nelle verdure colorate e nella frutta. Sembra che i flavonoidi possano migliorare la salute poiché contengono proprietà antivirali, anti-allergeni e antiossidanti.

Cosa fanno i flavonoidi?

I flavonoidi hanno ottime capacità antiossidanti che proteggono il corpo dagli effetti dannosi dei radicali liberi. I radicali liberi sono prodotti naturalmente dal corpo. Quando ti alleni molto il tuo corpo produce molti di questi radicali liberi.  Causa di un aumento pericoloso dei radicali liberi sono sopratutto i fattori esterni come l’inquinamento, lo stress del lavoro, il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol e l’uso di droghe.
I flavonoidi come molti fitonutrienti interferiscono con la produzione di radicali liberi e impediscono alle sostanze patogene di unirsi alle cellule nel corpo. Essi possono contribuire a ridurre il rischio di cancro, l’invecchiamento, le infiammazioni e le malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.

Flavonoidi e prestazioni atletiche

I flavonoidi e i loro benefici sulle prestazioni degli sportivi sembrano avere sempre più conferme dal mondo scientifico e della ricerca . Recenti studi hanno dimostrato che i flavonoidi oltre a combattere i radicali liberi nel corpo, possono essere utili nel promuovere la crescita muscolare, accelerare il recupero post-allenamento e migliorare la resistenza.
Uno studio sugli antiossidanti e quercitina pubblicato sul Journal of Sport Nutrition and Exercise Metabolism ha scoperto che in un programma di sei settimane di supplementazione di vari antiossidanti, 11 ciclisti professionisti hanno mostrato un miglioramento significativo (3,1%), nei tempi che servivano a completare una prova a cronometro di 30 km, tra cui un miglioramento del 2% negli ultimi cinque chilometri. In un altro studio, pubblicato sulla stessa rivista, i ricercatori dell’Università dell’Indiana hanno scoperto che il cioccolato al latte ha buoni risultati sul recupero post-allenamento per i ciclisti.
Non dimentichiamoci di coccolarci con una barretta di cioccolato fondente se possibile all’80% (polifenoli e flavonoidi assicurati), magari prima di andare a letto dopo un intenso allenamento o la sera prima di una gara, meglio ancora sarebbe sgranocchiare una manciata di fave di cacao (ma di questo faremo un articolo dedicato).
Ancora non è del tutto chiaro come i flavonoidi interferiscano in modo positivo sulle prestazioni atletiche ma hanno un ruolo importante nel mantenere una buona salute generale. Tutto ciò ovviamente prepara meglio il corpo per gli sforzi e gli allenamenti, per migliorare il recupero e aumentare l’energia vitale. I ricercatori della Cleveland Clinic sostengono che il potere antiossidante dei flavonoidi sia dato dalla capacità di ridurre l’attivazione piastrinica, aumentare il rilassamento dei vasi sanguigni e avere effetto sul bilanciamento degli ormoni che influiscono sulla salute cardiovascolare.

Ma quali sono le fonti migliori di flavonoidi?

Il modo migliore per ottenere i benefici dei flavonoidi è mangiare una gran varietà di cibi freschi e colorati. Se mangi 5 porzioni di frutta e verdura al giorno dai colori vivaci otterrai un adeguato apporto di flavonoidi. I flavonoidi si trovano anche in una varietà di cibi e bevande come le cipolle e il tè verde.
Cerca di includere alcuni di questi alimenti ricchi di flavonoidi nella tua dieta:
Succo d’uva
Mirtilli
Mele
Erbe, spezie, peperoncino, cipolle
Broccoli
Cannella
Soia
Nocciole, noci pecan, pistacchi, mandorle
Vino rosso (con moderazione, un bicchiere a pasto può bastare)
Cioccolato fondente
Arance, pompelmi, limoni

5 motivi per evitare gli alimenti in scatola






Qualsiasi persona ragionevole suggerirebbe di mangiare  cibi freschi , verdura fresca e frutta fresca , anziché alimenti in scatola. È ovvio che il cibo fresco sia un cibo buono e significhi mangiare sano  poiché mantiene la maggior parte delle sostanze nutritive. Non c’è nessuno che mette in dubbio queste cose. Ma la grande domanda è quanto gli alimenti in scatola facciano davvero male. Alcune risposte potrebbero sorprendervi altre probabilmente no.

1. Bisfenolo o BPA negli alimenti in scatola

I contaminanti di plastica nei nostri alimenti in scatola sono tra gli elementi più preoccupanti per la nostra salute. La maggior parte del cibo in scatola in circolazione ha nei suoi contenitori un rivestimento di plastica che serve a mantenere il cibo, le verdure e la frutta “freschi” -. Il rivestimento di plastica interno è velenoso in piccole misure, anche se sia la FDA che l’EFSA sul bisfenolo A ci dicono che le piccole quantità non dovrebbero preoccuparci troppo. Questo rivestimento di plastica appunto il Bisfenolo o BPA, è dannoso, in primo luogo perché gli esseri umani non sono fatti per mangiare materiale plastico a base di petrolio greggio e in secondo luogo perché la FDA e l’EFSA dovrebbero essere onesti e dire alla gente la verità, piuttosto che servire come al solito gli interessi delle grandi imprese, chi ha orecchie per intendere intenda.
Il BPA uccide i topi di laboratorio anche con piccoli quantitativi, 1000 volte in meno di quello che consuma la media dei consumatori dei paesi sviluppati per pasto. Il BPA è  una sostanza chimica tossica che provoca importanti squilibri ormonali e un’ampia varietà di problemi di salute che vanno da ipertensione, aggressività, obesità, cancro e malattie cardiache. Sulla base dei dati FDA il 17% della dieta americana proviene da alimenti in scatola. Non esiste alcuna regolazione o standard di sicurezza per quanto riguarda la quantità di BPA nei cibi in scatola. Uno studio condotto da Environmental Working Group mostra che oltre il 50% delle confezioni per latte presenta BPA tossico. Ecco qui un elenco dei marchi Statunitensi (alcuni usati anche in Europa e da noi) con presenza di BPA e un elenco con quelli liberi da BPA.

2. Alimenti in scatola importati

Gli alimenti in scatola importati possono essere anche peggio. In molti paesi dove il cibo in scatola è più economico che in Europa, Canada e Stati Uniti d’America, le società alimentari multinazionali sfruttano l’importazione da paesi con produzioni meno costose per realizzare profitti più elevati. Il cibo in scatola è ancora meno nutriente rispetto alla loro controparte in Europa e Nord America poiché gli alimenti vengono raccolti quando non sono maturi e hanno l’80% in meno di sostanze nutritive rispetto a una piena maturazione della frutta e della verdura. In secondo luogo, gli impianti di produzione non sono igienicamente controllati in modo regolare, ragion per cui possono insorgere alcuni episodi di focolai di malattie, come il famoso incidente per quanto riguarda il botulino nei fagioli in scatola dal Brasile o casi di salmonella alimentare  che si presentano purtroppo ancora troppo spesso. Meno del 2% degli alimenti in scatola sono controllati dalle organizzazioni per la sicurezza alimentare. Quindi se puoi evita i cibi in scatola. Se proprio sei un amante degli alimenti in scatola (ignoriamo il perché 😉 ) ripiega almeno sui cibi confezionati in vetro!

3. Alimenti in scatola con presenza di alluminio?

Proprio come le pentole e le padelle in alluminio anche latte e lattine possono avere perdite di alluminio che viene rilasciato nell’alimento. In realtà, ciò che la maggior parte delle persone non sa è che una volta che gli alimenti vengono messi in lattine di alluminio, sono poi sigillati e poi cotti, presumibilmente per mantenere la freschezza.
L’accumulo di alluminio nel corpo può causare problemi di memoria, sebbene non esistano prove schiaccianti per alcune problematiche di salute derivanti da questo metallo, altre ricerche dicono che l’alluminio può provocare neurodegenerazione. Più di 5.000 milioni di tonnellate di alluminio vengono utilizzati ogni anno per fare lattine per il cibo. Le lattine di alluminio hanno diversi vantaggi per il produttore, tra cui il peso leggero, il confezionamento compatto e un prezzo più basso. La maggior parte dei cibi in scatola, come zuppe, verdure, pollo, salse di pomodoro e pelati vengono confezionati in latte di alluminio.
Si dice poi che il rivestimento in plastica delle lattine di alluminio serva a prevenire la corrosione e quindi la contaminazione del cibo dall’alluminio; in realtà questi rivestimenti in plastica non possono proteggere completamente il cibo dall’alluminio sopratutto se i contenitori vengono esposti al caldo.
Se hai voglia di approfondire l’argomento c’è un dettagliato studio dell’istituto superiore della sanità sulla tossicità dell’alluminio e la sua persistenza nell’organismo che sembra non allarmare sebbene si precisi che manchino riferimenti storici con altri studi per avere confronti.

4. Conservanti

Gli alimenti in scatola sono trattati con conservanti! Essi sono indicati con molti nomi diversi, e in periodi piuttosto brevi si stabilisce un nuovo nome per gli stessi pochi ingredienti che si mescolano fino a essere chiamati con i nomi più rassicuranti possibili. Ma il fatto è che se, per usare un eufemismo, qualcosa odora di letame, si presenta come letame e sa di letame si dubita possa essere altro che letame!
Questi conservanti quasi sempre sono composti da additivi e… indovina un po’? Sale. Una grande quantità di sodio (sale) viene usato per salvaguardare gli alimentari da marciume e decomposizione. L’FDA risponde a tutto questo semplicemente rilasciando una dichiarazione, “… non vi è alcuna prova che questi conservanti possano causare gravi danni alle cellule umane o che siano dannose per la totalità delle persone”. E’ un’affermazione che si potrebbe interpretare così: “… questi conservanti non sono drasticamente dannosi per le persone sane, ma possono essere dannosi per le donne incinte, i neonati, i bambini, gli anziani o chiunque soffra di una malattia cronica “. Questa è solo una nostra interpretazione. Anche se poi altri siti come quello dell’Associazione Italiana Per la Ricerca Sul Cancro si chiedono la stessa cosa: Gli additivi e i conservanti alimentari aumentano il rischio di tumori?

5. La qualità del cibo  degli alimenti in scatola è di basso livello

Cerchiamo di essere onesti con noi stessi e ammettere che se frutta e ortaggi sono di alta qualità, è possibile anche che i loro prezzi siano più alti rispetto al cibo spazzatura o meno fresco.
Ora, se la qualità degli ingredienti non è poi così eccelsa o frutta e verdure sembrano vecchie e stantie, allora esiste una grande possibilità che possano essere nascosti agli occhi dei clienti in un barattolo e poi spediti in tutto il mondo e venduti con più di uno o due anni di ritardo dal momento in cui sono stati raccolti e preparati. Non aspettarti che gli ingredienti e gli alimenti in scatola siano di alta qualità.

Soluzione

Elimina se puoi completamente i cibi in scatola e prediligi i vasetti di vetro. Non consumare verdure o cereali in scatola, prova ad acquistare quelli freschi e prova davvero a mangiare sano. Esistono tantissime ricette con cereali sani e freschi. Il rischio di sviluppare molte malattie croniche oltre che disturbi del sistema nervoso e la Malattia di Alzheimer scende drasticamente consumando alimenti freschi.
Non vogliamo fare di certo gli allarmisti, ma tenere gli occhi aperti quando si tratta di ciò che introduciamo nel nostro organismo è sempre indispensabile! Quindi nessuna ansia ma solo conoscenza.

lunedì 4 aprile 2016

Carboidrati a lento rilascio: lista dei cibi




La maggior parte dei tipi di pane, riso bianco, cereali per la colazione, patate bianche, bibite e prodotti da forno contengono carboidrati che vengono rapidamente trasformati in zuccheri. I carboidrati a rilascio rapido causano un forte e rapido aumento dei livelli di zucchero nel sangue, aumentando il rischio di mettere su peso, aumentare il girovita e di diabete di tipo 2,secondo un articolo dettagliato dell’American Journal of Clinical Nutrition. I carboidrati a lento rilascio d’altra parte sono un’opzione più sana per mantenere i livelli di zucchero nel sangue più stabili tra i pasti e aiutare a sentirsi più sazi in modo da poter raggiungere e mantenere un peso forma ideale e prevenire le malattie croniche oltre che per potersi allenare in maniera efficiente.

Carboidrati a lento rilascio

Verdure non amidacee

Tutte le verdure non amidacee contengono i carboidrati a lento rilascio. Le verdure non amidacee includono:
  • spinaci
  • cavoli
  • pomodori
  • broccoli
  • cavolfiori
  • cetrioli
  • cipolle
  • asparagi
Mangiare questo tipo di carboidrati ti permette di avere un rifornimento lento ma costante di energia anche ore dopo il pasto; per questo è importante inserire nella propria dieta queste verdure. Oltretutto è semplice aggiungere per esempio degli spinaci a una frittata, preparare una grande insalata di verdure a foglia verde per il pranzo o se hai bisogno di idee qui trovi delle ricette di insalate per chi fa sport. Puoi fare degli spuntini a base di carota e sedano e accompagnare la cena con dei broccoli, peperone rosso e cipolle saltati in padella, sebbene per qualcuno i peperoni e le cipolle non siano proprio facilmente digeribili alternative sane valide ne esistono. Se sei alla ricerca di una dieta che non ti faccia mangiare carboidrati a rilascio rapido evita sopratutto le patate bianche.

Frutta fresca

La maggior parte dei frutti variano da un basso a un moderato indice glicemico, quindi la frutta è senza dubbio un modo abbastanza buono per tenere sotto controllo il rilascio degli zuccheri. Se vuoi mangiare carboidrati a lento rilascio per ridurre al minimo le variazioni dei livelli di zucchero nel sangue, evita i frutti tropicali, come l’ananas, il mango e la papaya. Quindi puoi scegliere tra meloni, ciliegie, mele, prugne e pere. Meglio consumare sempre la frutta fresca, perché i succhi di frutta e la frutta in scatola (anche se sarebbe meglio evitare i cibi in scatola) sono tutti i carboidrati a rilascio rapido.

Patate dolci

Anche se le patate bianche contengono carboidrati che possono rapidamente aumentare i livelli di zucchero nel sangue, le patate dolci invece fan parte dei cibi con carboidrati a lento rilascio. Le patate dolci possono essere fatte al forno, a purè o possono anche essere fritte (sii parsimonioso con le fritture e usa se puoi l’olio extra vergine d’oliva) per accompagnare i tuoi pasti e sono un’alternativa valida alle patate bianche con alto indice glicemico.

Arachidi e burro di arachidi

Le arachidi e il burro di arachidi contengono pochissimi carboidrati e dato il loro alto contenuto di fibre, proteine ​​e grassi sani, questi carboidrati vengono digeriti a un ritmo molto lento. L’aggiunta di qualche arachide a un insalata, o degli spuntini a base di una manciata di noci di macadamia o spalmare del burro di arachidi su delle fette di mela sono buone opzioni per farti sentire con più energia fino al pasto successivo. Evita però arachidi ricoperte di zucchero o cioccolato per non rovinare tutto con gli zuccheri aggiunti.

Avena e Quinoa

La maggior parte dei cereali per la colazione, non solo quelli zuccherati ma anche quelli senza zucchero come gli anelli di avena, i cereali soffiati o i cornflakes – hanno un alto indice glicemico. Se vuoi sostituire il contenuto della tua tazza della colazione con cereali e carboidrati a lento rilascio, scegli l’avena o la quinoaCuocili seguendo le istruzioni sulla confezione e servili con altri alimenti a basso indice glicemico, come latte, yogurt, arachidi.

Qual’è il miglior olio per friggere?




Quale olio dovrebbe essere usato per friggere gli alimenti?
O forse è più corretto dire, che olio utilizzi solitamente per friggere?
Partiamo da quì, dicendo subito che la percentuale maggiore di risposte è sicuramente quella sbagliata.
 In quanto l’olio di semi di girasole, così come quello di mais non sono assolutamente oli adatti alla frittura.
Anzi, nel resto del mondo è sconsigliatissimo usarli, persino sulle confezioni appare il simbolo della padella con la croce. 
Perché affermiamo questo, proprio ora che la mamma ha appena finito di fare una fantastica frittura di mare. Perché quella frittura di mare che ti lascia l’acquolina in bocca, a lungo andare potrebbe costarti la vita.
Sì proprio la vita, infatti superate certe temperature l’olio diventa tossico e cancerogeno.
Vi starete chiedendo: ma che sta dicendo questo? La pura e semplice verità.
Per affrontare meglio il discorso dobbiamo partire dal presupposto che più un grasso da frittura è stabile ad alte temperature, meno sostanze volatili rilascerà.

Il punto di fumo

Per parlare di quale sia il miglior olio, dobbiamo per forza di cose parlare del punto di fumo. Il punto di fumo è la temperatura massima che può raggiungere un olio prima che inizi a bruciare (non bollire), ossia rilasciare sostanze tossiche, dannose al nostro fegato e al nostro organismo.
Quindi più un olio verrà esposto ad alte temperature per tempi prolungati, più sarà il rischio di avvicinarsi al suo punto di fumo, quindi di ingerire sostanze tossiche.
Altro aspetto fondamentale nella scelta di un olio da frittura sono gli acidi grassi polinsaturi. Se la concentrazione di questi è alta, l’olio sottoposto ad alte temperature diventerà instabile producendo residui nocivi per l’organismo.

Conclusioni e numeri

Adesso è sicuramente arrivato il momento di darvi qualche numero reale, in modo che possiate effettivamente rendervi conto di quali oli sono assolutamente da evitare per friggere.
L’olio di semi di mais e quello di girasole hanno una percentuale di acidi grassi polinsaturi superiore a tutti gli altri, nell’ordine ben 65 e 60.
Altro olio assolutamente da evitare è quello di soia, che ha una percentuale di acidi grassi polinsaturi pari a 63.
Tra i migliori oli per friggere troviamo invece l’olio di arachidi e quello di colza con una percentuale di acidi grassi polinsaturi pari a 30.
E l’olio d’oliva? Beh personalmente non l’avrei mai detto (per ignoranza ovviamente) ma l’olio d’oliva è il miglior olio da frittura, con una percentuale di acidi grassi polinsaturi pari solamente a 10 !!!
  • Girasole 65
  • Mais 60
  • Soia 63
  • Arachide 30
  • Colza 30
  • Oliva 10

Punto di Fumo degli oli citati

Per concludere, di seguito in ordine decrescente le varie temperature limite che possono raggiungere i vari oli prima di iniziare a rilasciare sostanze tossiche.
  • Olio di colza 225 °C
  • Olio di oliva 190-210 °C
  • Olio di arachide 180 °C
  • Olio di mais 160 °C
  • Olio di soia 130 °C
  • Olio di girasole meno di 130 °C

Gli oli più economici

Chiedendo a diversi chef, ho ottenuto quasi sempre la risposta: il miglior olio da frittura è quello di arachidi. Approfondendo sono arrivato alla conclusione che probabilmente, con “migliore”, non si intende solamente quale olio fa meno male ad alte temperature, bensì è introdotta anche la variabile “prezzo”.
In questo caso facendo un rapporto qualità/prezzo (dove con qualità possiamo indicare tutto quello di cui abbiamo parlato fin ora), gli oli più economici sono sicuramente quello di colza e quello di arachidi.
Il top resta sempre e comunque l’olio d’oliva, soprattutto per quanto riguarda sia gli aspetti nutrizionali .



sabato 2 aprile 2016

Le incredibili proprietà della mela




Se potete, scegliete sempre le mele biologiche. Potrete consumarle con la buccia e, in questo modo, assumere più fibre: favorirete il transito intestinale e combatterete la ritenzione idrica.

La mela è uno di quei frutti che si possono trovare in ogni stagione. È buona, versatile e ricca di proprietà nutritive importanti per il benessere e la salute.
Tra le principali virtù viene solitamente citata la presenza di composti antiossidanti e di pectina, che hanno l’effetto di inibire l’azione dei radicali liberi e stimolare la disintossicazione.
È anche uno dei frutti che forniscono maggiore senso di sazietà, per questo motivo la mela è consigliata a chi desidera dimagrire, ma non riesce a tenere a bada la voglia di cibo.
Esistono molti altri motivi che fanno della mela uno dei migliori alimenti da introdurre nella dieta di tutti i giorni.
Ecco le virtù più importanti di questo frutto.

1. La mela fa bene al cuore


La mela contiene notevoli quantità di sostanze naturali o fitochimiche che esercitano una forte azione antiossidante, proteggendo l’organismo. Grazie ad esse neutralizza i radicali liberi che ossidano le cellule sane e che aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiache e cancro.
La fibra solubile che contiene riduce l’assorbimento del colesterolo da parte dell’intestino e aiuta a regolarlo.


Con la sua alta concentrazione di potassio, la mela ha un effetto diuretico che 
combatte la ritenzione idrica e i problemi ad essa associati. 

2. È diuretica

Le persone che soffrono di malattie infiammatorie o ipertensione arteriosa possono trarre grandi benefici mangiando una mela al giorno.
Tuttavia, chi soffre di insufficienza renale, deve consumare le mele sotto supervisione medica, perché questa condizione di salute richiede un’assunzione controllata di potassio.

3. Combatte la stitichezza e la diarrea

Nella buccia della mela si concentra una notevole quantità di fibre insolubili che facilita il transito intestinale; quindi, il consumo giornaliero di una mela, tiene lontana la stitichezza. 
Nella polpa, invece, è presente una fibra chiamata pectina, che partecipa anch’essa alla buona funzionalità dell’intestino, riducendo la disidratazione che si verifica in caso di diarrea.
La mela contiene anche composti fitochimici noti come tannini, dalle proprietà astringenti e anti-infiammatorie.

4. Denti più sani

Masticare la mela stimola la produzione di saliva, contribuendo a ridurre in modo significativo la presenza di batteri causa di carie e altre infezioni.
Anche se una mela non può sostituire lo spazzolino da denti e il dentifricio, è molto utile in quei casi in cui non li abbiamo a portata di mano.

5. Aiuta a prevenire l’Alzheimer

Grazie al suo contenuto di sostanze antiossidanti, è stato dimostrato che il succo di mela naturale è efficace nel ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer e l’invecchiamento cerebrale precoce.

6. Protegge dal Parkinson

Il consumo di alimenti ricchi di fibre come la mela, svolge un ruolo importante nella prevenzione del morbo di Parkinson, una malattia degenerativa caratterizzata dal deterioramento delle cellule nervose che producono dopamina nel cervello.
Gli scienziati ritengono che i radicali liberi possano avere un ruolo nello sviluppo di questa malattia; gli antiossidanti, quindi, potrebbero contribuire a eradicare la malattia.

7. Riduce il rischio di sviluppare il diabete

Le fibre solubili contenute nella mela giocano a favore della riduzione dei livelli di zucchero nel sangue nei pazienti a rischio di sviluppare il diabete. Mangiarla tutti i giorni potrebbe ridurre il rischio del 28%.

8. Previene i calcoli biliari

I calcoli biliari si formano a causa di un livello eccessivo di colesterolo, in quanto questo impedisce alla bile di svolgere correttamente il suo compito nella digestione dei grassi.
Solidificandosi, questo dà origine ai calcoli, facendo sorgere una serie di sintomi che peggiorano notevolmente la nostra salute.
Una dieta ricca di fibre, solubili e insolubili, tiene a bada il colesterolo e aiuta a prevenire l’obesità.

9. Disintossica il fegato

Un consumo eccessivo di cibi poco sani e ad alto contenuto calorico è la causa dell’aumento dei disturbi legati all’intossicazione del fegato.
Per quanto il fegato abbia la capacità di auto disintossicarsi, quando lo sovraccarichiamo, rendiamo più difficile lo svolgersi delle sue funzioni.
L’assunzione giornaliera di succo di mela naturale, stimola la disintossicazione e aiuta il fegato ad ottimizzare le sue funzioni.


Latte di mandorle, papaya e banana per le articolazioni fragili




Piuttosto che il calcio di origine animale, le nostre ossa assimilano più facilmente quello di origine vegetale. Il latte di mandorle, inoltre, ci apporta anche minerali, ferro e fibre

il latte di mandorle è una bevanda vegetale senza lattosio né conservanti e additivi, ideale per le diete povere di calcio e che necessitano di un apporto di acidi grassi omega 3.
Se soffrite di problemi articolari, infiammazioni o di un fastidioso formicolio che si presenta puntualmente tutte le notti, non dubitate e bevete questo delizioso frullato, ricco di nutrienti, che vi aiuterà a combattere questi problemi.
La semplice unione di mandorle, papaya e banana la rende una bevanda particolarmente terapeutica per tutte le persone le cui articolazioni sono deboli o che soffrono di artrite.

Benefici del latte di mandorle, papaya e banana per le articolazioni

Gli esperti ci dicono che i problemi articolari sono tra le principali cause di visite mediche.
Dobbiamo tenere conto che non è necessario essere in età avanzata per soffrire di artrite, artrosi o logoramento osseo. Al contrario: qualsiasi persona può soffrirne a causa di problemi genetici, lesioni o sovrappeso.
Una corretta alimentazione, che possa ridurre e far fronte alle carenze nutritive delle nostre articolazioni è, senza dubbio, il modo migliore per trattare il problema. Se, inoltre, questi alimenti possiedono principi antinfiammatori, l’azione terapeutica sarà molto più completa.
Vi spieghiamo di seguito come possono aiutarvi questi 3 ingredienti essenziali che dovrete includere nei vostri frullati per combattere il problema delle articolazioni fragili:

Latte di mandorle

Le mandorle sono ricche di acidi grassi Omega 3, un componente con principi antinfiammatori che aiuta a ridurre l’infiammazione dei tessuti che ricoprono le articolazioni e che provoca dolore.
  • Il lattosio presente nel latte vaccino tende ad infiammare, quindi vale la pena sostituirlo con bevande naturali ricche di nutrienti, in modo da evitare il calcio di origine animale, che non sempre viene assimilato in modo corretto dalle nostre ossa.
  • Tenete conto che con 22 mandorle si ottengono 66 mg di calcio, che viene assorbito molto meglio rispetto a quello animale.
  • Un altro dato interessante è che il latte di mandorle, oltre al calcio, contiene ferro e fibre.
  • È bene sapere che le fibre sono fondamentali quando si soffre di problemi articolari, poiché ci permettono di eliminare le tossine immagazzinate nel nostro intestino e che, in eccesso, provocano l’infiammazione articolare.
  • Le mandorle sono ricche di vitamina E, che aiuta a rafforzare il sistema immunitario e a combattere le sostanze nocive che causano infiammazione articolare.

La banana e le articolazioni

Le banane sono ottime per trattare i processi associati all’artrite. Contengono vitamina B6, un componente davvero utile per rigenerare i tessuti ossei danneggiati.
  • Come ben saprete, le banane sono ricche di potassio, un minerale che ci aiuta a combattere i crampi e il dolore causato dall’infiammazione delle articolazioni.
  • I nutrizionisti consigliano di mangiare una banana al giorno. Potete assumerla preparando dei frullati, come quello che vi proponiamo in quest’articolo, oppure aggiungerla alle vostre insalate. È un frutto davvero sano.

Papaya

Siete sorpresi di trovare la papaya tra gli ingredienti della bevanda per combattere le articolazioni fragili? Ecco alcuni motivi che la rendono così indicata nel trattamento di questo problema:
  • La papaya permette di disintossicare l’organismo dalle sostanze di rifiuto che tendono a far infiammare e ad aggravare i problemi di artrosi.
  • È ricca di vitamine C e A, potenti antiossidanti che ci permettono di riparare i tessuti danneggiati.
  • La papaya, come l’ananas, è uno dei frutti con maggior azione antinfiammatoria. Allevia il dolore e migliora i processi relazionati all’artrite.

Come preparare un frullato al latte di mandorle, banana e papaya

Ingredienti

  • 1 bicchiere di latte di mandorle (200 ml) 
  • 1 banana non troppo matura
  • 1 bicchiere di papaya, anche’essa non troppo matura (140 gr)
  • Procedimento

    • Cercate una papaya e una banana non troppo mature. In questo modo, limiterete l’eccesso di zuccheri e otterrete una bevanda più equilibrata e benefica.
    • Il frullato è di facile preparazione: è sufficiente mettere nel frullatore il latte di mandorle, la papaya e la banana. Bevetelo a digiuno, almeno tre volte alla settimana, e noterete i suoi effetti sulle articolazioni.
    • Se volete, potete anche prepararlo in modo differente: ad esempio, se non avete a casa del latte di mandorle, dovete frullate 10 mandorle con un bicchiere d’acqua o d’avena, 100 gr di papaya e la banana. Ottenete un frullato omogeneo e…gustatelo!
    Non dimenticate di incrementare il consumo di acidi grassi omega 3, presenti, ad esempio, nel pesce azzurro, come il salmone, e mangiate abbondante frutta per aumentare le vostre difese e per ottenere un maggiore apporto di fibre.
    Tutto questo vi aiuterà a combattere il problema delle articolazioni fragili.


Identificare i primi sintomi di ipotiroidismo





Anche se si tratta di una malattia cronica, con il giusto trattamento, un'alimentazione sana ed equilibrata e una regolare attività fisica, le pazienti affette da ipotiroidismo possono condurre una vita normale e senza complicazioni.

L’ipotiroidismo è un disturbo congenito che interessa principalmente le donne, le quali tendono a sviluppare più malattie autoimmuni nel corso della loro vita; per questo motivo, sono più vulnerabili a soffrire di questa sindrome.
Andare frequentemente dal medico è essenziale per prevenire e trattare la malattia, così come impedire che progredisca.
Sintomi come la mancanza di concentrazione, la perdita della memoria o una stanchezza acuta potrebbero essere una conseguenza dello stress sul lavoro o a casa, ma potrebbero anche indicare un’insufficienza della ghiandola tiroidea.
Questa piccola parte del corpo ha il compito di controllare il metabolismo, regolare la produzione di ormoni, gestire la ripartizione dell’energia nell’organismo e il funzionamento dei diversi organi del corpo.

I primi sintomi di ipotiroidismo

Quando la malattia insorge, possono manifestarsi i seguenti sintomi:
  • Pelle secca e capelli sfibrati
  • Unghie deboli
  • Stanchezza
  • Lentezza nei riflessi
  • Poca concentrazione e perdita di memoria a breve termine
  • Depressione e cambiamenti di umore improvvisi
  • Aumento di peso
  • Sensibilità al freddo
  • Ispessimento della cute
  • Ipertensione arteriosa
La mancanza di ormoni tiroidei rende le donne più propense a sviluppare l’ipotiroidismo. Il metabolismo rallenta e il sistema immunitario si indebolisce rapidamente.
Invece di proteggere il corpo, i globuli bianchi attaccano la ghiandola e favoriscono lo sviluppo di microtumori che con il tempo potrebbero trasformarsi in cancro.
Le donne in gravidanza dovrebbero prendere alcune precauzioni; infatti, l’aumento di massa corporea potrebbe diminuire la quantità degli ormoni tiroidei secreti, condizione a cui la ghiandola tiroidea non è abituata.
Fortunatamente esistono molti trattamenti per tenere sotto controllo lo sviluppo di questo disturbo.

Qual è il trattamento?

Dato che i sintomi di questo disturbo non sempre si manifestano contemporaneamente e possono essere diversi, la diagnosi medica si basa direttamente sulle analisi fatte in laboratorio.
Prima dei 21 anni di età, le donne devono consultare uno specialista per avere indicazioni sul giusto trattamento da seguire in base ai sintomi manifestati.
È probabile che l’uso di anticoncezionali o di altri trattamenti simili non comprometta l’efficacia della cura indicata dal medico, che potrebbe essere, a seconda dei casi, una dose personalizzata di levotiroxina o di altri farmaci a base di questo principio, che la paziente assumerà a digiuno per il resto della sua vita.
Bisogna fare attenzione con questo farmaco, soprattutto se la persona presenta sintomi di disturbi polmonari o cardiaci. In questo caso, è necessario sottoporsi regolarmente a controlli medici per escludere possibili alterazioni legate a queste malattie o anche quando si manifesta con una certa frequenza mal di stomaco o mal di testa.
L’ipotiroidismo comporta insufficienza surrenalica difficile da trattare, pur assumendo derivati della tiroxina. Per questo motivo, vengono somministrati corticosteroidi all’inizio del trattamento.
Un’altra complicazione legata a questo disturbo è l’ipertiroidismo ipofisario, che si caratterizza per una seria degenerazione a livello dell’ipotalamo.
Alcune raccomandazioni che gli specialisti suggeriscono alle pazienti affette da ipotiroidismo sono: seguire una dieta rigida ed equilibrata e assumere una giusta quantità di liquidi per la corretta idratazione del corpo.
L’attività fisica, inoltre, svolge un ruolo importante per quanto riguarda l’ossigenazione del sangue, il che sarà di grande beneficio per le pazienti che presentano ipotiroidismo.

Trattamenti naturali da preparare in casa

È possibile tenere sotto controllo il fastidio legato all’ipotiroidismo con alcune alternative naturali che faciliteranno il processo di cura e miglioreranno le condizioni dell’organismo. Alcuni dei rimedi più comuni sono:

Zuppa di fagioli

I fagioli contengono una sostanza chiamata niacina che stimola la produzione di ormoni steroidei che regolano lo stress e favoriscono l’equilibrio dell’organismo.
È indicata per evitare un aumento dei livelli di cortisolo e diminuire il ritmo di sviluppo della malattia.

Preparazione

È sufficiente lasciare in ammollo i fagioli per tutta la notte e poi cuocerli per 30 minuti per ottenere una zuppa.

Modalità d’assunzione

Per due settimane, bevetene circa mezza tazza la mattina e poi lasciate riposare il corpo per due giorni. In questo modo, potrete valutare gli effetti e le reazioni del vostro corpo.

Miele e menta poleggio (Mentha pulegium)

Questi due ingredienti sono essenziali per un trattamento efficace contro l’ipotiroidismo. Apportano nutrienti essenziali di cui il corpo ha bisogno, come il ferro e il potassio.

Preparazione

Preparate un infuso di menta poleggio con una tazza di acqua calda. Aggiungete poi un po’ di miele.

Modalità d’assunzione

Bevete questo infuso tutte le mattine dopo la colazione, in modo che la menta non risulti troppo pesante per lo stomaco.
Attualmente l’ipotiroidismo colpisce quasi 1000 donne all’anno, ma la scienza e i progressi nell’ambito della medicina stanno già studiando il modo per mantenere controllato questo disturbo degenerativo, che con il tempo potrà essere curato più facilmente.
Cercate di condurre uno stile di vita sano ed evitate qualsiasi sintomo di questa malattia con una dieta equilibrata e una regolare attività fisica.