domenica 30 marzo 2014

Umberto Veronesi “La carne è cancerogena; vi svelo il motivo per cui non se ne parla”


Chi si alimenta di prodotti animali si espone ad un rischio maggiore di contrarre diversi tipi di patologie. Corre infatti in media il 30% di rischio in più di contrarre molti tipi di tumori, come quello al seno, al colon, alla prostata, al pancreas, alla vescica e ai polmoni. Un’alimentazione carnea induce ad un maggiore rischio di contrarre malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari legati al livello di colesterolo nel sangue, infarti, diabete ed obesità.
Umberto veronesi: “Le riviste medico scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali. Molti medici e ricercatori sono coscienti degli effetti dannosi del consumo della carne, ma hanno le mani legate. Io che sono uno scienziato di fama internazionale posso prendermi il lusso di fare queste dichiarazioni, se lo facessero loro molto probabilmente non lavorerebbero più.
L’industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche viaggiano di pari passo, l’una ha bisogno dell’altro e queste due entità insieme generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme, potete dunque capire che gli interessi economici sono alla base di questa disinformazione. Ogni malato di cancro negli Stati Uniti fa guadagnare circa 250.000 dollari a suddette multinazionali, capirete che questa disinformazione è voluta ed è volta a farvi ammalare per poi curarvi.”

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giovedì 27 marzo 2014

La carne cotta alla brace aumenta il rischio di cancro al colon retto del 70%


Intervista a Mario Pappagallo, giornalista scientifico del Corriere della Sera, è co-autore con il celebre oncologo Umberto Veronesi del libro "Verso la scelta vegetariana". Queste le sue parole: 

La carne cotta alla brace aumenta il rischio di cancro al colon retto del 70 per cento. È dagli anni '80 che è noto. Il secondo dato scientifico è che il grasso animale aumenta dell'30 per cento il rischio di tumore al seno. E questo nel libro è scritto. Questo però non vuol dire che la carne fa venire il cancro ma che bisogna ridurne il consumo. Però in Italia paradossalmente, nonostante i dettami della dieta mediterranea, consumiamo circa800 grammi pro capite alla settimana quando è stabilito dai nutrizionisti che il massimo indicato è sui 450.

Qual'è la condizione più rischiosa nella nutrizione corretta? Eccedere con qualche cibo. La tendenza italiana è mangiare carne tutti i giorni. Non esiste, agli inizi del '900 si mangiava carne una volta a settimana, così come non esistevano diete monotematiche.
È ormai risaputo che un'alimentazione ricca di frutta e verdure eviterebbe nel 20-33% dei casi un tumore al polmone, nel 66-75% un carcinoma gastrico, nel 33-50% un tumore al seno, nel 66-75% un tumore del colon e del retto. 

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Cuore: avena e cereali integrali hanno effetto protettivo

Mangiare cereali integrali riduce
il rischio di malattie cardiche e l’avena avrebbe grandi
potenzialita’ nella protezione del cuore. A dirlo, uno studio
condotto da un gruppo di ricercatori americani del Center for
Excellence in Post-Harvest Technologies della North Carolina
Agricultural e della Technical State University, coordinato da
Shengmin Sang. Gli scienziati sottolineano che il composto
fenolico conosciuto come avenatramide (Ave), che si trova solo
nell’avena, potrebbe avere proprieta’ antiossidanti,
anti-infiammatorie, anti-prurito e anti-cancro. I maggiori
benefici comportato dai cereali integrali sono dovuti
all’elevata quantita0 di fibre, vitamine, minerali e composti
fitochimici che contengono. Il beta-glucano, fibra solubile
presente nell’avena, e’ gia’ stato riconosciuto come capace di
abbassare il colesterolo totale e quello ‘cattivo’. ”Inoltre -
spiega Sang – abbiamo scoperto che i composti bioattivi
dell’avena potrebbero avere un aggiuntivo effetto
cardio-protettivo”. Lo studio e’ stato presentato durante il
247mo meeting annuale della American Chemical Society che si
sta tenendo a Dallas. 

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mercoledì 26 marzo 2014

Tumori: biomarker ossa predicono andamento cancro prostata

I biomarker legati alla velocita’
di formazione delle ossa possono aiutare a predire
l’aggressivita’ del tumore alla prostata resistente alla
castrazione, e anche l’eventuale sensibilita’ a un nuovo
farmaco. Lo afferma uno studio pubblicato dal Journal of the
National Cancer Institute. “Il tumore resistente alla
castrazione spesso da’ metastasi alle ossa – spiegano gli
autori della ricerca dell’Universita’ della California – questo
ci ha portato a pensare che i biomarker della formazione delle
ossa potessero essere predittivi”. Secondo lo studio piu’ alto
e’ il livello del sangue di questi biomarker minore e’
l’aspettativa di vita dei pazienti. Sempre l’alto livello pero’
potrebbe indicare una maggiore risposta all’Atrasentan, un
farmaco la cui sperimentazione e’ stata abbandonata proprio
perche’ efficace solo in un numero troppo basso di pazienti”.

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Tumori: nuovo test rileva cancro colon da feci


– Un nuovo e non invasivo test delle
feci e’ in grado di rilevare il cancro del colon-retto nel
novantadue per cento dei casi. L’inedito esame, che non e’
stato ancora approvato dalla statunitense FDA, si basa soltanto
sull’analisi di un campione di feci del paziente senza
necessita’ di preparazione intestinale o restrizioni
alimentari. Il test, chiamato “Cologuard”, e’ stato sviluppato
e brevettato da Exact Sciences e rileva sia il sangue occulto
sia il DNA anomalo da polipi e cancri. “Il test viene fatto
nella privacy della propria casa su un singolo campione
consegnabile direttamente al laboratorio senza necessita’ di
congelamento” ha spiegato sul New England Journal of Medicine
Steven Itzkowitz dell’Icahn School of Medicine, tra i
ricercatori coinvolti. “Cologuard riesce a rilevare il cancro
nel novantadue per cento dei casi contro il settantaquattro per
cento del FIT – il comune test immunochimico fecale”.

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venerdì 21 marzo 2014

Nuggets di pollo: cartilagine e pezzi di ossa, ecco Cosa Mangiamo


Pepite di pollo, Cosa contengono? Pollo, sarebbe la risposta ovvia. Ma Così non ê, Parola di Scienziati. Se l'idea di Diventare vegetariani Proprio non ci va Giù e continuiamo imperterriti a Consumare carne, almeno Ê opportuno Sapere Cosa Mangiamo. Nel Caso delle pepite, le Famose Chicken Nuggets contengono sì carne di pollo ma solista per Meta. Curiosi di Sapere di Cosa E Fatto il restante 50%? Uno studio rivelarlo Uno dell 'American Journal of Medicine , il Che DOPO Aver analizzato a causa Tipi di pepite di pollo di altrettanti fast food, ha Fatto l'orribile Scoperta, Che poi non dovrebbe sorprenderé Più: era Metà Fatta di Muscoli, era il resto Una Miscela di grassi, arterie e nervi. QUESTO E CIO CHE E stato I scovato Nella fumus pepita. Nell'altra, prelevata da ONU Secondo fast food del Mississippi, il solista il 40% era muscolo, il resto, neanche a dirlo, era Composto da Una Miscela di grasso, cartilagine e Pezzi di ossa. 

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giovedì 20 marzo 2014

Le barbabietole abbassano la pressione. L'effetto riduttivo si manifesta quasi subito

La pressione alta è il cruccio di molte persone. A causa di un'alimentazione poco equilibrata, di poca propensione all'attività fisica e di ritmi di vita sempre più accelerati, l'ipertensione diventa più frequente e costituisce una seria minaccia alla nostra salute.
Se la pressione alta non è ancora diventata patologica, ma i valori oscillano attorno ai limiti stabiliti dai medici, allora possiamo intervenire anche con l'alimentazione, ad esempio consumando barbabietole. 
A suggerirlo è una ricerca condotta da scienziati del Barts Health NHS Trust e della London Medical School, che hanno riscontrato come l'ortaggio, e in particolare il succo da esso ricavato, abbia come effetto la riduzione della pressione arteriosa. Dai test è emerso che bere 250 ml di succo di barbabietola corrisponde a una riduzione di 10 mmHg del livello pressorio in pazienti affetti da ipertensione. La ricerca, pubblicata sulla rivista Hypertension, ha dimostrato che l'effetto si è registrato in un lasso di tempo fra le 3 e le 6 ore dall'assunzione del succo, continuando ad essere presente fino al giorno dopo. 
La ragione sarebbe legata alla presenza del nitrato contenuto nella barbabietola, che ha l'effetto di dilatare i vasi sanguigni, favorendo così il flusso sanguigno. Il dott. Amrita Ahluwalia, che ha coordinato lo studio, commenta: “siamo rimasti sorpresi da quanto poco nitrato è stato necessario per osservare un così grande effetto. La nostra speranza è che un aumento dell’assunzione nella dieta di verdure ad alto contenuto di nitrati, come verdure a foglia verde o barbabietole, potrebbe essere un approccio a uno stile di vita che si potrebbe facilmente utilizzare per migliorare la salute cardiovascolare”.

Mangiare pochissimo allunga la vita

(ANSA) - SYDNEY, 19 MAR - E' vero che una dieta di fame allunga la vita? Un'equipe di biologi evoluzionisti australiani propone una nuova spiegazione alla credenza consolidata secondo cui gli animali che mangiano una dieta meno nutriente vivono più a lungo. I ricercatori guidati da Margo Adler dell'Università del Nuovo Galles del sud sostengono che mangiare di meno aumenta i tassi di riciclaggio cellulare e migliora i meccanismi di riparazione nell'organismo, assicurando che l'animale eviti malattie dell'invecchiamento, come il cancro.

Gli scienziati studiarono la prima volta gli effetti di una dieta poco nutriente sugli animali negli anni '30, quando il mondo era nella morsa della Grande Depressione e i governi erano preoccupati dell'impatto che la carenza di cibo poteva avere sulla popolazione. Gli scienziati teorizzarono allora che si trattasse di un adattamento evolutivo per affrontare la carestia, e che gli animali smettessero di riprodursi per concentrare le proprie risorse nel mantenere l'organismo e prolungare la vita.

Gli studiosi australiani hanno invece identificato percorsi che rispondono alle sostanze nutrienti e particolarmente alle proteine, rafforzando il tasso di crescita e la riproduzione delle cellule, ma comprimendo alcuni importanti processi di riciclaggio cellulare. "Uno di questi processi si chiama autofagia, che permette all'animale di riciclare sostanze nutrienti che sono immagazzinate nelle proprie cellule", scrive Adler sulla rivista BioEssays. "Così l'animale ristretto nella dieta può aumentare i tassi dei meccanismi di riciclaggio cellulare per utilizzare maggiormente il nutrimento immagazzinato, e così ha bisogno di meno nutrimento dall'esterno", spiega.

Il beneficio di questi meccanismi di riciclaggio cellulare è di ripulire le cellule riducendo così i tassi di deterioramento cellulare e di cancro. Gli animali quindi vivono più a lungo. Un ulteriore studio dei meccanismi di riciclaggio cellulare potrà aiutare a formulare interventi per gli esseri umani, aggiunge la biologa. "Il migliore suggerimento è comunque di mantenere una dieta a basse proteine e di fare esercizio".


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Fumo: e-cig incoraggia adolescenti a fumare sigarette 'vere'

(AGI) – New York, 10 mar. – Gli adolescenti che usano sigarette
elettroniche molto piu’ difficilmente hanno cercato di smettere
di fumare anche con quelle “vere”. Lo afferma uno studio
pubblicato dalla rivista JAMA Pediatrics, secondo cui l’uso
delle e-cig potrebbe incoraggiare quello degli altri prodotti a
base di tabacco. Lo studio dell’University of California San
Francisco si basa sui dati di un questionario distribuito tra
il 2010 e il 2011 a 40mila studenti, da cui e’ emerso appunto
che tra quelli che avevano fumato almeno una volta sigarette di
tabacco, quelli che avevano affiancato all’uso anche quelle
elettroniche avevano una probabilita’ minore di aver cercato di
smettere. “Questo indica che di sicuro le sigarette
elettroniche non scoraggiano l’uso delle altre – concludono gli
autori – e probabilmente anzi lo incoraggiano”. Negli Usa il
mercato delle sigarette elettroniche vale 2 miliardi di
dollari, e molte citta’ hanno iniziato a bandirne l’uso in
pubblico come per quelle normali.




Tumori: ok test fase 3 vaccino terapeutico contro melanoma


(AGI) – New York, 18 mar. – Un vaccino terapeutico contro il
melanoma avanzato sembra funzionare facendo ridurre i tumori
per effetto di una risposta immunitaria. Lo affermano i dati di
un test di fase 3 presentati al Society of Surgical Oncology
Cancer Symposium di Phoenix. I dati si basano sull’osservazione
di 4mila lesioni tumorali. I tumori in cui il farmaco e’ stato
iniettato direttamente sono rimpiccioliti alla meta’ nel 64 per
cento dei casi, e nel 47 per cento sono scomparsi, affermano
gli autori dell’Universita’ dello Utah. “Il farmaco ha fatto
rimpicciolire anche altre lesioni sulla pelle o nei linfonodi -
precisano gli autori – nel 34 per cento dei casi con una
diminuzione della meta’, mentre nel 21 per cento con una
risposta completa”. (AGI)

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Salmonella: sviluppato nuovo test laser per batterio


(AGI) – Washington, 12 mar. – Sviluppata una nuova, piu’
rapida, tecnologia per identificare cibi che sono stati
contaminati dal batterio della Salmonella. Lo studio della
Purdue University di West Lafayette, Indiana, Stati Uniti, e’
stato pubblicato sulla rivista mBio. Esistono gia’ diversi
metodi per individuare la Salmonella, il piu’ importante dei
quali sfrutta i test Pcr (polymerase chain reaction), che
possono richiedere anche fino a 72 ore per fornire un
risultato. I ricercatori hanno sviluppato un sistema automatico
denominato Bardot (bacterial rapid detection using optical
scatter technology) che illumina tramite laser una colonia di
batteri sospetti e permette di valutare, mediante una
proiezione su uno schermo, il pattern di diffrazione che si
viene a creare, che costituisce una vera e propria impronta
digitale per i batteri della Salmonella. L’operazione richiede
mediamente un minuto, ma gli scienziati sottolineano che sulle
colonie pure, i test come quello Pcr forniscono molte piu’
informazioni, come la virulenza e la resistenza antimicrobica.

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L'infermiere e L'ega.....Facciamo chiarezza!


Non di rado capita, nei reparti di degenza, di scontrarsi coi medici su argomenti riguardanti le diverse competenze medico-infermiere…uno di questi argomenti è ANCORA  il prelievo arterioso per emogasanalisi (EGA), pratica che tutt’oggi ha un’interpretazione differente da nord a sud, da est ad ovest e da reparto a reparto.
In molte realtà è ancora una manovra considerata di competenza medica…NULLA DI PIU’ SBAGLIATO!!! Ma ATTENZIONE…
In questo post cercheremo di capire effettivamente come stanno le cose.
Data l'abolizione del mansionario con la L. 42/99, sembra scontato che queste attività rientrino nell'ambito delle competenze infermieristiche. Non tutti sanno, tuttavia, che l'esecuzione del prelievo arterioso, da parte dell'infermiere, è sottoposta ad alcune restrizioni.
Come chiarito nella seduta del 23 giugno del 2005 dal Consiglio Superiore di Sanità a seguito del parere richiesto dall'Ospedale di Latina, l'infermiere può eseguire il prelievo arterioso, sia in ambiente ospedaliero, che domiciliare, che ancora nell'espletamento dell'attività di assistenza domiciliare (ADI), ma dalla sola arteria radiale (SAPPIAMO CHE SIETE“BRAVI” A VOLTE PIU’ DEI MEDICI, MA EVITATE DI PUNGERE ARTERIE FEMORALI SE NON ASSOLUTAMENTE NECESSARIO!!!).
Nessun dubbio si pone, invece, in merito alla piena competenza dell'infermiere nell'eseguire un prelievo capillare, per esempio al lobo dell'orecchio od al tallone, nei neonati.
Resta comunque assodato che l'infermiere può eseguire il prelievo arterioso solo qualora ne abbia le competenze ed in un contesto in cui sia presente un protocollo operativo che delinei le fasi della procedura e preveda modalità di prevenzione delle complicanze.
-garantire l’adozione di ogni utile misura di prevenzione delle complicanze e del necessario trattamento nonché la tempestiva gestione dei rischi connessi.
Anche sentenze della Corte di Cassazione hanno voluto precisare che  “sia prevista sempre,  per le corrette implicazioni sia mediche che infermieristiche, l’esistenza nell’unità operativa o nella struttura sanitaria di un protocollo operativo condiviso ed approvato”.
Il protocollo in questione deve essere in grado di:
-assicurare la buona pratica di tecnica del prelievo arterioso dall’arteria radiale per EGA;
MATERIALI


-dispositivi di protezione individuale

-traversa salvaletto

-disinfettante (clorexidina o iodopovidone)

-garze/batuffoli

-cerotto anallergico

-siringa per EGA

TECNICA


-informare il paziente ed i familiari

-lavarsi le mani ed indossare i DIP

-predisporre il materiale necessario

-posizionare una traversa salvaletto sotto l’arto

-valutare il circolo collaterale con il test di Allen (vedi approfondimento sotto)

-palpare l’arteria con indice e medio per ricercare la pulsazione

-separare le due dita senza perdere la pulsazione

-disinfettare la zona interessata

-pungere con l’ago inclinato di 30/45 gradi e prelevare il campione necessario

-rimuovere l’ago e inserirlo nel cubetto di gomma per evitare il contatto con l’aria

-tamponare adeguatamente con una garza sterile per 5 minuti (10 in caso di paziente in TAO)

-smaltire l’ago ed eliminare l’aria nella siringa prima di chiuderla col tappo LUER LOCK

-ruotare delicatamente la siringa per far miscelare il sangue con l’eparina contenuta all’interno
TEST DI ALLEN

Il test di Allen (conosciuto anche come prova di Allen) è un test clinico che viene utilizzato in medicina per valutare l'afflusso di sangue alla mano ed alle dita ed in particolare la pervietà delle arterie radiale ed ulnare. Il test viene anche eseguito per esplorare l’arteria ulnare, prima di eseguire qualsiasi prelievo ematico arterioso per l’emogasanalisi od incannulazione arteriosa che di norma avviene sull'arteria radiale. In tal senso, il test valuta la capacità dell'arteria ulnare di garantire un adeguato flusso di sangue alla mano in caso di occlusione della radiale conseguente alle suddette manovre.

Il test si compone di alcune tappe sequenziali.

  • Al paziente viene richiesto di posizionare il proprio braccio verticalmente e contestualmente stringere con forza il pugno al fine di eliminare la maggior quantità possibile di sangue dalla mano. Tale sforzo deve essere mantenuto per circa 30 secondi.
  • Solo a questo punto l'esaminatore comprime simultaneamente le arterie radiale e ulnare, occludendole.
  • Mentre la compressione è mantenuta il paziente riapre la mano, che appare pallida (si osservi in particolare il letto ungueale).
  • L'esaminatore rilascia la compressione della arteria ulnare.

Il tempo di ricolorazione della mano è normalmente nell'ordine dei 5-7 secondi. Secondo alcuni studi il 93% delle arterie ulnari ed il 98% delle arterie radiali permette una completa rivascolarizzazione della mano entro 6 secondi. Se entro questo tempo la mano si ricolora normalmente se ne deduce che l'apporto di sangue alla mano da parte della arteria ulnare è sufficiente ed è pertanto possibile e ragionevolmente sicuro pungere l'altra arteria, cioè la radiale. Se il colore della mano non ritorna alla norma nel giro di 7-10 secondi, il test è considerato positivo e ciò significa che l'apporto di sangue alla mano da parte dell'arteria ulnare non è sufficiente. L'arteria radiale non può quindi essere punta.