lunedì 26 maggio 2014

Altro che chemioterapia. Il cancro si cura con questa pianta

È un argomento delicato e non è mia intenzione mancare di rispetto alle centinaia di migliaia di persone affette da cancro e costrette a vivere tra dolore e disperazione. Questo articolo nasce proprio per queste persone, a cui lo dedico e a cui voglio dare un po’ d’informazione che, purtroppo, non possono leggere sui giornali, perché su radio e tv o su qualsiasi altro mezzo di comunicazione è meno importante delle tette delle veline o delle ideologie politiche di Monti. Su buenobuonogood, invece, parliamo di ciò che è veramente importante e continuerò così, fino a che ce ne sarà bisogno.
Dell’ipocrisia delle case farmaceutiche e della medicina che chiamano “convenzionale”, ne ho già parlato in alcuni articoli come “I crimini delle farmaceutichePillole per renderci mansueti”e “A favore dell’eutanasia”, in cui ho cercato di risvegliare la vostra consapevolezza, assopita dal concetto di idee del tipo “se lo dice il medico è buono” o “per il mal di testa, di pancia, di schiena, di denti (e così via, ndr), prendo un’aspirina piuttosto che un’altra pastiglia”.
Ricordatevi sempre che le pillole non curano nel vero senso della parola, non aiutano il corpo bensì si scagliano contro esso con forza, colpendo senza considerare l’organismo nel suo insieme. In altre parole, qualsiasi pillola che ingeriamo è un’arma contro il nostro organismo. Volete continuare a combattere contro il vostro stesso corpo? Liberi di farlo, però ricordate che quando lo colpite con l’intento di disintegrare un virus, non fate altro che indebolire e distruggere, poco a poco, voi stessi.
La chemioterapia, che chiamo in causa in questo articolo, ne è l’esempio più palese. Perché distruggere il proprio corpo per cercare di curare un cancro? È necessario per guarire? È l’unico modo di curare un cancro?
Tra gli universitari di medicina ed i medici più fondamentalisti, quelli insomma che seguono la corrente di pensiero “la medicina è una, quella convenzionale, tutto il resto è inutile e roba per stregoni o creduloni”, la risposta è sì. Perché? Perché, dicono, è la cura più forte e veloce contro il cancro, dimostrabile ed inconfutabile. Forte e veloce. Giusto, no? Perché aspettare e curare l’organismo nel suo complesso, in maniera che si rafforzi ed elimini le cellule cancerogene, invece che attaccare con una bella bomba atomica e distruggere tutto? Sembra che la guerra è la soluzione che sempre è piaciuta di più all’uomo. Quando non si sa come risolvere i problemi, si tira una bomba…
La chemioterapia è la cura più bestiale, barbara ed inutilmente aggressiva mai utilizzata: non fa nient’altro che distruggere per completo un organismo attraverso la somministrazione di farmaci tossici e dannosissimi per, nel migliore dei casi, uccidere le cellule cancerogene.
Sono sicuro che molti di voi già sanno che la chemio, non solo non è l’unica maniera di curare un cancro ma è, tristemente, la peggiore. Che poi le alternative alla chemio convenzionale siano tacciate come “terapie inefficaci” o “bufale” è solo lo specchio della strategia dell’industria medica e farmaceutica che vuole arricchirsi con la commercializzazione di farmaci.
Le case farmaceutiche desiderano che facciamo ricorso ai farmaci per curare ogni sintomo di malessere, anche il più leggero: nutrono così la paura e fomentano il timore, in modo che tutte le persone continuino a comprare medicine su medicine e ne consumino durante tutto l’arco della vita.
I farmaci “convenzionali” sono droghe pericolose. Cambiate abitudini se siete una di quelle persone che prende una pastiglia per ogni mal di testa. Svegliatevi, non vi serve alcuna pastiglia!
Dopo questa necessaria introduzione, vi presento la protagionista dell’articolo, la Guanabana, un piccolo albero con foglie verdi, brillanti e perenni, una piantaarticulo-guanabana1200 nativa del Perù e del Brasile e presente in tutte le zone tropicali che, oltre a possedere un frutto commestibile, ha un effetto citotossico sulle cellule cancerogene, cioè cura il cancro.
In fondo all’articolo ho pubblicato i risultati di uno studio  sulla Guanabana (Annona Muricata il suo nome scientifico, ndr), che dimostrano come il principio attivo contenuto nel frutto, laanonacina attacchi le cellule cancerogene nell’organismo, senza danneggiare quelle sane.
I risultati scientifici della ricerco condotta nel 2007 dai ricercatori della Universidad Nacional Mayor de San Marcos y la Universidad Peruana Cayetano Heredia, dimostrano che l’estratto etanolico delle foglie dell’Annona Muricata ha un effetto citotossico sulle cellule tumorali di tipo gastrico e polmonare. In altre parole, la Guanabana distrugge le cellule cancerogene, senza provocare danni all’organismo.
Questa non è una novità, purtroppo. Gli studi sulla Guanabana e sulle sua capacità di curare il cancro sono cominciati in Occidente nel 1996, quando fu pubblicato il primo studio che dimostra come l’estratto di Guanabana sia capace di distruggere le cellule cancerogene responsabili del cancro al colon:
[M. J. Rieser, Z. M. Gu, X. P. Fang, L. Zeng, K. V. Wood, J. L. McLaughlin]
Estratto: “Bioactivity-directed fractionation of the seeds of Annona muricata L. (Annonaceae) resulted in the isolation of five new compounds: cis-annonacin (1), cis-annonacin-10-one (2), cis-goniothalamicin (3), arianacin (4), and javoricin (5). Three of these (1-3) are among the first cis mono-tetrahydrofuran ring acetogenins to be reported. NMR analyses of published model synthetic compounds, prepared cyclized formal acetals, and prepared Mosher ester derivatives permitted the determinations of absolute stereochemistries. Bioassays of the pure compounds, in the brine shrimp test, for the inhibition of crown gall tumors, and in a panel of human solid tumor cell lines for cytotoxicity, evaluated relative potencies. Compound 1 was selectively cytotoxic to colon adenocarcinoma cells (HT-29) in which it was 10,000 times the potency of adriamycin”.
Considerati gli ottimi risultati di questa cura “alternativa”, che dimostrava come il principio attivo della Guanabana distruggeva solo le cellule cancerogene (citotossicità selettiva, ndr), senza danneggiare quelle sane, come fa la chemioterapia, l’industria farmaceutica ha messo in pratica la sua strategia di annichilimento di tutti gli studi che minano la credibilità di quella che è considerata la medicina convenzionale o ortodossa, come la chiamano, quella basata sulla produzione e commercializzazione dei farmaci della grandi case produttrici di medicinali.
Vi presento altri due studi, uno risalente al 1998, che dimostra l’attività dell’anonacina della Guanabana contro le cellule cancerogene responsabili del cancro  al seno ed alla prostata e uno del 2002, che presenta i risultati della cura a base di Annona Muricata contro il cancro al fegato:
 [G. S. Kim, L. Zeng, F. Alali, L. L. Rogers, F. E. Wu, S. Sastrodihardjo, J. L. McLaughlin]
Estratto: “Bioactivity-directed fractionation of the leaves of Annona muricata L. (Annonaceae) resulted in the isolation of two new Annonaceous acetogenins, muricoreacin (1) and murihexocin C (2). Compounds 1 and 2 showed significant cytotoxicities among six human tumor cell lines with selectivities to the prostate adenocarcinoma (PC-3) and pancreatic carcinoma (PACA-2) cell lines”.
[Chih-Chuang Liaw, Fang-Rong Chang, Chih-Yuan Lin, Chi-Jung Chou, Hui-Fen Chiu, Ming-Jung Wu, Yang-Chang Wu]
Estratto: “Three new monotetrahydrofuran annonaceous acetogenins, muricin H (1), muricin I (2), and cis-annomontacin (3), along with five known acetogenins, annonacin, annonacinone, annomontacin, murisolin, and xylomaticin, were isolated from the seeds of Annona muricata. Additionally, two new monotetrahydrofuran annonaceous acetogenins, cis-corossolone (4) and annocatalin (5), together with four known ones, annonacin, annonacinone, solamin, and corossolone, were isolated from the leaves of this species. The structures of all new isolates were elucidated and characterized by spectral and chemical methods. These new acetogenins exhibited significant activity in in vitro cytotoxic assays against two human hepatoma cell lines, Hep G(2) and 2,2,15. Compound 5 showed a high selectivity toward the Hep 2,2,15 cell line”.
Nel 2011, poi, un altro studio che conferma le proprietà della Guanabana per combattere il cancro al seno:
[Yumin Dai, Shelly Hogan, Eva M Schmelz, Young H Ju, Corene Canning, Kequan Zhou]
Estratto: “The epidermal growth factor receptor (EGFR) is an oncogene frequently overexpressed in breast cancer (BC), and its overexpression has been associated with poor prognosis and drug resistance. EGFR is therefore a rational target for BC therapy development. This study demonstrated that a graviola fruit extract (GFE) significantly downregulated EGFR gene expression and inhibited the growth of BC cells and xenografts. GFE selectively inhibited the growth of EGFR-overexpressing human BC (MDA-MB-468) cells (IC(50) = 4.8μg/ml) but had no effect on nontumorigenic human breast epithelial cells (MCF-10A). GFE significantly downregulated EGFR mRNA expression, arrested cell cycle in the G0/G1 phase, and induced apoptosis in MDA-MB-468 cells. In the mouse xenograft model, a 5-wk dietary treatment of GFE (200 mg/kg diet)significantly reduced the protein expression of EGFR, p-EGFR, and p-ERK in MDA-MB-468 tumors by 56%, 54%, and 32.5%, respectively. Overall, dietary GFE inhibited tumor growth, as measured by wet weight, by 32% (P<0.01). These data showed that dietary GFE induced significant growth inhibition of MDA-MB-468 cells in vitro and in vivo through a mechanism involving the EGFR/ERK signaling pathway, suggesting that GFE may have a protective effect for women against EGFR-overexpressing BC”.
Non c’è altro da aggiungere. La natura ci dà già tutte le medicine di cui abbiamo bisogno. Purtroppo non conosciamo niente o quasi a riguardo o pensiamo siano stregonerie o bufale… siamo vittime di un perfetto lavaggio del cervello e conosciamo a memoria i nomi delle droghe fornite dalle farmaceutiche internazionali. Da parte nostra è necessaria più consapevolezza!
E da parte dei medici farmaceutici? Se medici e case farmaceutiche fossero davvero compromessi nella lotta contro il cancro e tutte le altre malattie gravi e meno gravi, se davvero lavorassero per la salute delle persone, per curare senza altri fini lucrativi, potrebbero e dovrebbero smettere di pensare alla medicina come un business e cominciare a vestire il camice con dignità, divulgando le cure della medicina naturale e offrendo le cure gratis.
Matteo Vitiello
Oltre all’articolo dello studio dell’Università peruviana del 2007, vi consiglio la lettura del .pdf sulla tecnica Clark che ho pubblicato (è in spagnolo, ndr).
La dott.ssa australiana Hulda Clark, dopo la pubblicazione del suo libro “The cure for all cancers”dovette scappare dagli Stai Uniti perché minacciata dai big dell’industria farmaceutica, in seguito alle sue rivelazioni sulla cura del cancro.
Fonte

domenica 25 maggio 2014

Con pomodoro, cipolla e aglio il sugo protegge il cuore (e allontana il cancro)

Il segreto è nel soffritto a base di olio extra vergine di oliva, cipolla e aglio

Il soffritto ci salverà. Far imbiondire in due cucchiai abbondanti di olio di oliva un trito di cipolla e, secondo i gusti, uno spicchio di aglio; aggiungere il pomodoro; aggiustare di sale e pepe, quanto basta. Il sugo di pomodoro non è un semplice condimento per la pasta: oltre a essere gustoso e a far "ravvivare" il palato, contiene molti composti bioattivi protettivi per il cuore e contro il cancro. A sostenerlo è uno studio spagnolo guidato dall'Università di Barcellona, secondo cui la combinazione di pomodoro, olio d'oliva, aglio e cipolla aumenta gli effetti protettivi delle sostanze antiossidanti normalmente contenute nei singoli ingredienti.

Lo studio, pubblicato su Food Chemistry, ha messo in risalto per la prima volta le sostanze antiossidanti presenti nel soffritto attraverso una tecnica di spettrometria di massa ad alta risoluzione, identificando più di 40 tipi di polifenoli: "Questi composti provenienti dalle piante sono legati alla riduzione delle malattie cardiovascolari", spiega Rosa Maria Lamuela, responsabile dello studio. Altri composti bioattivi risultati presenti in buone quantità nel soffritto sono i carotenoidi - come il licopene - e la vitamina C, sostanze già note per i loro effetti protettivi rispettivamente contro il cancro alla prostata e contro il cancro al polmone.

Niente variazioni alla ricetta originale, però. Secondo i ricercatori è fondamentale che alla base del soffritto ci sial'olio extra vergine di oliva. Gli studiosi sono ora alla ricerca delle dosi per il soffritto "ideale" che sia, oltre che buono per il palato, ottimo per la salute.

Fegato, la diagnosi di cancro precoce con un'analisi del sangue

Messa a punto dai ricercatori dell’Institute of Molecular and Cell Biology di Singapore

Il cancro al fegato potrà avere una diagnosi sempre più precoce e semplice, effettuabile tramite un normale prelievo di sangue: è quanto sostengono i ricercatori dell’Institute of Molecular and Cell Biology di Singapore in uno studio presentato nel corso del congresso organizzato dall’European Association for the Study of the Liver, l’Associazione europea per lo studio del fegato, tenutosi a Londra. I ricercatori spiegano che attraverso l'analisi del sangue sarà possibile individuare tre geni in grado di identificare la presenza del carcinoma al fegato con unaprecisione dell'82%.

Gli studiosi sono giunti ai loro risultati dopo aver incrociato i dati raccolti in due ricerche. Nella prima erano stati esaminati i dati di pazienti affetti da epatite B cronica e cirrosi epatica (ad alto rischio di sviluppare un cancro al fegato) rilevando il coinvolgimento di tre specifici geni in entrambe le patologie. Nel secondo studio condotto su 206 pazienti con epatocarcinoma e su 194 soggetti con epatite B e cirrosi i ricercatori hanno quindi dimostrato che i tre geni individuati sono in grado di rilevare la presenza del cancro al fegato con una precisione pari all'82%. Non solo: secondo gli studiosi questi stessi tre geni sarebbero anche in grado, se opportunamente interpretati, di predire l’andamento della neoplasia. "Il cancro al fegato è uno dei tumori più diffusi nel mondo - afferma Helen Reeves, membro del comitato scientifico dell’Easl -. e gran parte dei casi viene purtroppo diagnosticata tardi. Una diagnosi efficace e tempestiva è di cruciale importanza per poter offrire una guarigione ai malati".

venerdì 23 maggio 2014

Per combattere il colesterolo un pieno di fragole

Riducono sia quello totale che quello cattivo, agendo allo stesso tempo sui livelli di trigliceridi

Anche le fragole possono aiutare a mantenere in salute cuore e arterie. In uno studio pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry un gruppo di ricercatori italiani e spagnoli coordinato da Maurizio Battino, ricercatore dell'Università Politecnica delle Marche, ha infatti dimostrato che il consumo regolare di quantità abbondanti di fragole riduce significativamente sia il livelli di colesterolo “cattivo” che quelli di trigliceridi, migliorando allo stesso tempo alcuni parametri associati a una diminuzione del rischio cardiovascolare.

Battino e collaboratori hanno coinvolto nei loro studi 23 volontari in buono stato di salute, cui è stato chiesto di mangiare tutti i giorni, per un mese, 500 grammi di fragole. Attraverso analisi di campioni di sangue prelevati prima e dopo la dieta a base di questi frutti i bosco è stato scoperto che mangiare fragole tutti i giorni riduce i livelli ematici di colesterolo totale, di colesterolo “cattivo” e di trigliceridi rispettivamente dell'8,78%, del 13,72% e del 20,8%. Non solo, anche se i livelli di colesterolo “buono” rimangono inalterati, il consumo di fragole ha migliorato altri parametri positivi per la salute cardiovascolare, come il profilo lipidico generale, la presenza di antiossidanti come la vitamina C e la funzionalità delle piastrine. Sembra, però, che per poter sfruttare questi benefici il consumo di fragole debba essere continuativo. Infatti tutti i valori modulati dall'assunzione di questi frutti ritornano ai loro valori iniziali già 15 giorni dopo aver smesso di mangiare fragole tutti i giorni.

Questi risultati confermano gli effetti benefici del consumo di fragole, già associato da altre ricerche alla protezione dall'azione dei raggi Uv, dall'infarto e dall'effetto dannoso dell'alcol sulla mucosa gastrica, a un miglioramento della salute dei globuli rossi e a maggiori capacità antiossidanti del sangue, ma Battino ha sottolineato che “è la prima volta che viene pubblicato uno studio che supporta il ruolo protettivo delle fragole nel modulare noti marcatori e fattori di rischio cardiovascolare”. I dati raccolti non hanno permesso di identificare le molecole responsabili di questo effetto benefico, ma secondo il ricercatore “tutti gli indizi e gli studi epidemiologici puntano verso leantocianine, i pigmenti vegetali che forniscono loro il colore rosso”.

Alimentazione: olio d'oliva contro danni inquinamento atmosferico

L’olio di oliva potrebbe
contrastare alcuni effetti cardiovascolari avversi
dell’esposizione all’inquinamento atmosferico. A dirlo, un
nuovo studio presentato durante la 2014 American Thoracic
Society International Conference. “L’esposizione al particolato
atmosferico puo’ portare disfunzioni endoteliali in cui
l’endotelio, la parte interna vasi sanguigni, non funziona
normalmente”, ha spiegato Haiyan Tong, uno degli scienziati
della United States Environmental Protection Agency che ha
condotto la ricerca. “Si tratta di un fattore di rischio
cardiovascolare che puo’ portare ad aterosclerosi”. Lo studio
ha coinvolto 42 adulti in salute che hanno ricevuto 3 grammi al
giorno di olio d’oliva, oppure di olio di pesce o nessun
supplemento, per 4 settimane prima di esporsi ad aria filtrata
e, il giorno successivo a un ambiente con particolato
ultrafine. L’olio di oliva mostrava di migliorare alcuni
marcatori sanguigni associati con vasocostrizione e
fibrinolisi, mentre l’olio di pesce non aveva nessun effetto
sulla funzione endoteliale e sulla fibrinolisi. .

Fonte

domenica 18 maggio 2014

Mandorle, lo snack amico della salute

Nuovi studi confermano i benefici associati al loro consumo

Le mandorle sono preziose alleate della salute. Caratterizzate da un bassoindice glicemico, ma ricche di nutrienti, aiutano a difendere l'organismo da diversi punti di vista e in diverse circostanze. A portare alle luci della ribalta le loro proprietà è il convegno annuale dell'American Society of Nutrition di San Diego, durante il quale sono state presentate ben 6 ricerche scientifiche sui benefici di questi frutti. “Questi risultati – ha commentato Karen Lapsley, responsabile scientifico dell'Almond Board of California – aiutano ad aumentare la nostra conoscenza degli effetti benefici delle mandorle all'interno di un'alimentazione salutare”. Ma quali sono le loro proprietà nutrizionali? E quali le novità in termini di benefici per la salute associati al loro consumo?

Le mandorle sono prima di tutto ricche di proteine: una porzione da 28 grammi ne contiene circa 6 grammi. Ciò le rende un prezioso alleato contro gli attacchi di fame. Accanto a questi nutrienti, 28 grammi di mandorle apportano anche 4 grammi di fibre, 14 grammi di acidi grassi monoinsaturi e importanti vitamine e minerali, fra cui spiccano la vitamina E (7,4 grammi ogni 28 grammi di mandorle), il magnesio (200 mg ogni 28 grammi) e il potassio (77 mg ogni 28 grammi).

Un aiuto per migliorare l'alimentazione. Fra i risultati presentati al convegno di San Diego sono inclusi quelli delle ricerche condotte alla Lousiana State University da Carol O'Neil, che analizzando le abitudini alimentari di oltre 24 mila adulti ha scoperto che i consumatori di mandorle assumono più nutrienti e migliorano la qualità della loro dieta e del proprio stato fisiologico rispetto a chi non ne mangia. In altre parole, questa ricerca dimostra l'esistenza di un'associazione tra il consumo di mandorle e un buono stato di salute.

Uno snack anti-diabete. Richard Mattes, della Purdue University, si è invece concentrato sul consumo di mandorle come spuntino in 137 adulti a rischio di diabete di tipo 2. Ne è emerso che mangiare circa 40 grammi al giorno di mandorle tostate a secco e leggermente salate aiuta a tenere a bada l'appetito e a ridurre la glicemia, migliorando allo stesso tempo l'apporto di vitamina E e di grassi monoinsaturi. Ma c'è di più: dopo 4 settimane durante le quali i partecipanti hanno mangiato ogni giorno una quantità di mandorle corrispondente all'introduzione di 250 calorie non è stato osservato nessun aumento di peso.

Spuntini anti-ciccia contro la sindrome metabolica. A confermare che le mandorle sono uno snack amico della linea è arrivata anche la ricerca presentata da Penny-Kris Etherton della Pennsylvania State University. Confrontando la massa addominale totale, quella grassa e il girovita di individui con livelli elevati di colesterolo “cattivo” cui è stato chiesto di mangiare circa 40 grammi di mandorle al giorno con quelli di persone con gli stessi problemi di colesterolo che hanno mangiato un altro snack dallo stesso contenuto di calorie, Etherton ha dimostrato che questi frutti aiutano a ridurre il grasso addominale, il cui accumulo è un fattore di rischio per la sindrome metabolica.

Una gravidanza in salute. Fra gli altri risultati presentati sono inclusi quelli di uno studio clinico che ha confrontato la risposta metabolica all'assunzione di circa 55 grammi di mandorle con quella a una quantità di latticini equivalente in termini di calorie e di macronutrienti in donne incinte obese o in sovrappeso. I dati preliminari presentati suggeriscono che questi frutti possano aiutare ad aumentare la sazietà, a ridurre l'appetito e a favorire un aumento salutare di peso durante la gravidanza.

Le mandorle, insomma, migliorano la qualità della dieta e lo stato di salute, contrastano l'accumulo di grasso addominale e l'appetito, promuovono il senso di sazietà e aiutano a combattere i fattori di rischio cardiovascolare, tutte caratteristiche che le rendono uno spuntino amico del benessere.

Nuovi studi confermano i benefici associati al loro consumo

Le mandorle sono preziose alleate della salute. Caratterizzate da un bassoindice glicemico, ma ricche di nutrienti, aiutano a difendere l'organismo da diversi punti di vista e in diverse circostanze. A portare alle luci della ribalta le loro proprietà è il convegno annuale dell'American Society of Nutrition di San Diego, durante il quale sono state presentate ben 6 ricerche scientifiche sui benefici di questi frutti. “Questi risultati – ha commentato Karen Lapsley, responsabile scientifico dell'Almond Board of California – aiutano ad aumentare la nostra conoscenza degli effetti benefici delle mandorle all'interno di un'alimentazione salutare”. Ma quali sono le loro proprietà nutrizionali? E quali le novità in termini di benefici per la salute associati al loro consumo?

Le mandorle sono prima di tutto ricche di proteine: una porzione da 28 grammi ne contiene circa 6 grammi. Ciò le rende un prezioso alleato contro gli attacchi di fame. Accanto a questi nutrienti, 28 grammi di mandorle apportano anche 4 grammi di fibre, 14 grammi di acidi grassi monoinsaturi e importanti vitamine e minerali, fra cui spiccano la vitamina E (7,4 grammi ogni 28 grammi di mandorle), il magnesio (200 mg ogni 28 grammi) e il potassio (77 mg ogni 28 grammi).

Un aiuto per migliorare l'alimentazione. Fra i risultati presentati al convegno di San Diego sono inclusi quelli delle ricerche condotte alla Lousiana State University da Carol O'Neil, che analizzando le abitudini alimentari di oltre 24 mila adulti ha scoperto che i consumatori di mandorle assumono più nutrienti e migliorano la qualità della loro dieta e del proprio stato fisiologico rispetto a chi non ne mangia. In altre parole, questa ricerca dimostra l'esistenza di un'associazione tra il consumo di mandorle e un buono stato di salute.

Uno snack anti-diabete. Richard Mattes, della Purdue University, si è invece concentrato sul consumo di mandorle come spuntino in 137 adulti a rischio di diabete di tipo 2. Ne è emerso che mangiare circa 40 grammi al giorno di mandorle tostate a secco e leggermente salate aiuta a tenere a bada l'appetito e a ridurre la glicemia, migliorando allo stesso tempo l'apporto di vitamina E e di grassi monoinsaturi. Ma c'è di più: dopo 4 settimane durante le quali i partecipanti hanno mangiato ogni giorno una quantità di mandorle corrispondente all'introduzione di 250 calorie non è stato osservato nessun aumento di peso.

Spuntini anti-ciccia contro la sindrome metabolica. A confermare che le mandorle sono uno snack amico della linea è arrivata anche la ricerca presentata da Penny-Kris Etherton della Pennsylvania State University. Confrontando la massa addominale totale, quella grassa e il girovita di individui con livelli elevati di colesterolo “cattivo” cui è stato chiesto di mangiare circa 40 grammi di mandorle al giorno con quelli di persone con gli stessi problemi di colesterolo che hanno mangiato un altro snack dallo stesso contenuto di calorie, Etherton ha dimostrato che questi frutti aiutano a ridurre il grasso addominale, il cui accumulo è un fattore di rischio per la sindrome metabolica.

Una gravidanza in salute. Fra gli altri risultati presentati sono inclusi quelli di uno studio clinico che ha confrontato la risposta metabolica all'assunzione di circa 55 grammi di mandorle con quella a una quantità di latticini equivalente in termini di calorie e di macronutrienti in donne incinte obese o in sovrappeso. I dati preliminari presentati suggeriscono che questi frutti possano aiutare ad aumentare la sazietà, a ridurre l'appetito e a favorire un aumento salutare di peso durante la gravidanza.

Le mandorle, insomma, migliorano la qualità della dieta e lo stato di salute, contrastano l'accumulo di grasso addominale e l'appetito, promuovono il senso di sazietà e aiutano a combattere i fattori di rischio cardiovascolare, tutte caratteristiche che le rendono uno spuntino amico del benessere.

Cancro del colon: individuate le staminali che formano le metastasi

Sono dotate di un interruttore molecolare che può essere spento grazie ai farmaci

Identificate le cellule staminali da cui si formano le metastasi del cancro del colon. La scoperta, pubblicata su Cell Stem Cell, è frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori italiani coordinato da Ruggero De Maria, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, e da Giorgio Stassi, esperto del Dipartimento di Discipline Chirurgiche, Oncologiche e Stomatologiche dell'Università di Palermo. Oltre ad identificare le staminali delle metastasi gli scienziati hanno svelato anche imeccanismi molecolari che ne controllano la capacità di spostarsi nell'organismo attraverso i vasi sanguigni e quelli linfatici, scoprendo che per bloccare la diffusione del tumore è sufficiente inibire l'attività di CD44v6, molecola presente sulla superficie delle delle staminali delle metastasi.

“Il nostro laboratorio ha scoperto per primo l'esistenza delle cellule staminali del tumore del colon alcuni anni fa e ha continuato a studiarle per capire i loro punti deboli – racconta De Maria - Questa scoperta ci permetterà di trovare nuove strategie per distruggere queste cellule e impedire in tal modo che il tumore si diffonda”. Infatti CD44v6 agisce come un vero e proprio interruttore per la formazione delle metastasi. Ad accenderlo sono le citochine, molecole che le cellule utilizzano comunemente per comunicare fra di loro. L'attivazione porta alla colonizzazione da parte delle cellule metastatiche di organi anche lontani dal colon, come i polmoni. Gli autori di questo studio hanno però scoperto che basta spegnere questo stesso interruttore per bloccare la diffusione del cancro.

Ora i ricercatori lavoreranno alla messa a punto di farmaci in grado di spegnere CD44v6 o di aggredire le staminali durante le fasi del loro sviluppo in cui sono più vulnerabili. L'Istituto Tumori Regina Elena prevede di avviare entro il 2015 la prima sperimentazione clinica per valutare l'efficacia di terapie indirizzate contro le staminali per prevenire la formazione delle metastasi del cancro del colon.

giovedì 15 maggio 2014

Ictus: con piu' frutta e verdura rischio giu' del 21%

 Mangiare piu’ frutta e verdura puo’
ridurre il rischio di ictus di oltre il 20 per cento. Almeno
questo e’ quanto emerso da uno studio della Qingdao University
in Cina. I ricercatori hanno condotto una revisione dei
risultati di buona parte delle ricerche precedenti
sull’argomento. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista
internazionale Stroke.In particolare, i ricercatori hanno
analizzato venti ricerche pubblicate precedenti, per un totale
di 760mila soggetti analizzati e quasi 17mila ictus. In media
le persone che mangiano piu’ frutta e verdura sono risultate
avere un rischio inferiore del 21 per cento rispetto a quelle
che ne mangiano di meno, con la probabilita’ di avere un evento
che diminuisce del 32 per cento per ogni 200 grammi in piu’
mangiati al giorno e dell’11 per cento per ogni 200 grammi di
vegetali. ”Agrumi, verdure a foglia e mele e pere sono gli
alimenti per cui la relazione e’ accertata – scrivono gli
autori – mentre per gli altri non ci sono evidenze conclusive”.

Fonte

mercoledì 7 maggio 2014

Diabete: piu' caffe' al giorno allontana quello di tipo 2

 Una tazza di caffe’ in piu’ al
giorno potrebbe ridurre il pericolo di ammalarsi di diabete.
L’associazione e’ stata scoperta da una nuova ricerca
pubblicata su ‘Diabetologia’, rivista ufficiale
dell’associazione europea per lo studio del diabete. Aumentando
l’assunzione di caffe’ si riduce il rischio di insorgenza di
diabete di tipo 2, secondo l’indagine condotta da Frank Hu e
Shilpa Bhupathiraju dell’Harvard University che indica anche il
quantitativo necessario da consumare quotidianamente per
scongiurare l’arrivo della malattia metabolica. La regola e’
incrementare l’assunzione di caffe’ in media a una tazza e
mezzo al giorno, approssimativamente trecentosessanta
millilitri. A questi dosaggi in quattro anni il rischio di
ammalarsi di diabete di tipo 2 cala drasticamente. I
consumatori forti – quelli che consumano da tre a piu’ tazze di
caffe’ al giorno – sono quelli risultati a rischio inferiore di
sviluppare diabete, un pericolo piu’ basso del 37 per cento
rispetto ai consumatori lievi con una o meno tazze al giorno.
Il consumo di te’ non e’ apparso correlato alla diminuzione di
pericolo di diabete di tipo 2. L’associazione e’ risultata
valida solo per i caffe’ non decaffeinati.

Fonte

Tumori: in Europa tassi mortalita' pancreas saliranno entro 2014

 I tassi di mortalita’ per il cancro
del pancreas aumenteranno in Europa nel 2014. Si tratta
dell’unica tipologia di tumore per la quale si prevede un
incremento dei decessi nell’anno corrente sia tra gli uomini
sia tra le donne. A sostenerlo e’ un nuovo studio italiano
(Universita’ di Milano) e svizzero (Universita’ di Losanna)
pubblicato sugli Annals of Oncology. La ricerca rivela che le
percentuali di morte causate da qualsiasi tipo di cancro sono
destinate a diminuire in tutta l’Europa nel 2014. Con alcune
variazioni tra sessi e paesi, tuttavia, il cancro al pancreas
e’ l’unico “killer” che vedra’ aumentare le sue vittime
quest’anno. “Le nostre previsioni per il 2014 confermano che i
tassi di mortalita’ per il cancro al pancreas continueranno ad
aumentare in generale”, ha spiegato Carlo La Vecchia della
facolta’ di Medicina dell’Universita’ di Milano. “Quest’anno
prevediamo che 41300 uomini e 41000 donne – ha continuato -
moriranno per tumore al pancreas, un tasso standardizzato di
decessi rispettivamente di 8,0 e 5,6 ogni centomila persone
della popolazione. Si tratta di un piccolo ma costante aumento
fin dall’inizio di questo secolo. Nel periodo 2000-2004 i tassi
di mortalita’ erano per 7,6 ogni centomila uomini e 5,0 ogni
centomila donne. Un incremento che e’ motivo di preoccupazione
perche’ la prognosi per questo tumore e’ desolante con meno del
cinque per cento dei pazienti che riceve la diagnosi che
sopravvive dopo cinque anni. Ad oggi non abbiamo alcun
trattamento promettente per il cancro al pancreas. La
prevenzione rimane, quindi, l’unica possibilita’, smettendo di
fumare, controllando il sovrappeso e il diabete. Nonostante
queste prevenzioni, in ogni caso, il tabacco e’ coinvolto in
meno di un terzo di tutti i casi di tumore al pancreas mentre
tutte le altre cause rappresentano un dieci per cento. Piu’
lavoro deve essere fatto per scoprire altre possibili cause”.
L’indagine ha analizzato anche i tassi di mortalita’ per altri
tumori. Per gli uomini, le percentuali per i tre principali
tumori – cancro del polmone, del colon-retto e della prostata -
diminuiranno dell’8, 4 e 10 per cento rispetto al 2009. Per le
donne, i tassi di mortalita’ del cancro alla mammella e al
colon-retto scenderanno del 9 e del 7 per cento mentre quelli
del cancro al polmone saliranno dell’8 per cento. I decessi tra
gli uomini sono il 63 per cento in piu’ rispetto alle donne ma
calano piu’ velocemente, principalmente a causa del diverso
approccio col fumo tra i sessi. Il crollo del cancro al
colon-retto e’ in gran parte dovuto a maggior screening,
diagnosi precoci e rimozioni degli adenomi.

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