venerdì 30 ottobre 2015

Oms: la carne rossa favorisce il cancro, come il fumo e l’amianto



Lo rivela in anteprima al Daily Mail britannico una 'fonte interna ben posizionata'

Bacon, hamburger e salsicce potrebbero causare il cancro al pari delle sigarette. A dirlo è l'Organizzazione mondiale della Sanità, che aggiungerà i prodotti confezionati di carne rossa alla propria lista di sostanze cancerogene, assieme a fumo, arsenico, alcol e amianto. Nel mirino anche la carne rossa fresca, che verrà inserita nella "enciclopedia dei cancerogeni" ed etichettata come "lievemente meno pericolosa" rispetto ai lavorati industriali. Lo rivela in anteprima al Daily Mail britannico una "fonte interna ben posizionata".Ancora l'Oms non ha aggiornato le proprie linee guida, ma si attende - forse per lunedì - una presa di posizione ufficiale. Una novità potenzialmente choccante per le catene di fast food e per l'industria della carne, che potrebbe portare a nuove regole ed etichette alimentari. Incaricata della classificazione è l'Agency for Research on Cancer dell'Oms, che ha approfondito la questione in seguito alle preoccupazioni crescenti che la carne fosse all'origine del cancro all'intestino, il secondo tipo di tumore per frequenza nel Regno Unito.La carne in generale contiene grandi quantità di grasso, e c'è il dubbio che il composto che la rende rossa possa danneggiare lo strato interno dell'intestino. Non migliorano la situazione i trattamenti di preparazione e conservazione industriali, dalla salatura all'aggiunta di conservanti chimici, potenzialmente cancerogeni. Le stime del governo inglese indicano che, nella metà dei casi, per evitare di ammalarsi di tumore all'intestino basterebbe seguire uno stile di vita più sano, che prevede un consumo non eccessivo di carne rossa. 

Veronesi “Dieta vegetariana ok per i neonati”



I bambini svezzati con una dieta vegetariana crescono meglio. Ne è convinto il prof. Umberto Veronesi

I bambini svezzati con una dieta vegetariana crescono meglio. Ne è convinto il professore Umberto Veronesi, che interviene nel dibattito scaturito intorno al caso della mamma vegetariana indagata per maltrattamento dopo che il figlio di 12 mesi era stato ricoverato per carenza di vitamina B12.
“Abituare un bambino ad adottare una dieta vegetariana sin dallo svezzamento significa dargli un vantaggio indiscutibile in termini di salute”, ha detto in un’intervista a Repubblica l’oncologo Veronesi, da sempre vegetariano. Per quanto riguarda la vitamina B12, l’oncologo Veronesi ha spiegato che “la carenza di B12 può avere ragioni genetiche per una differenza soggettiva nell’assorbimento delle sostanze”.
Veronesi ha dato qualche numero per dimostrare la bontà della dieta vegetariana: “È dimostrato che i vegetariani sono dal 20 all’80% più protetti dalle malattie cardiovascolari, il 40% più protetti dal cancro e dal 20 al 60% più protetti dall’alta pressione arteriosa. Anche perché pesano in media circa il 10% in meno rispetto agli onnivori”.
Riguardo i bambini, “alcuni studi hanno dimostrato che i bambini vegetariani si ammalano già meno all’asilo perché hanno difese immunitarie migliori rispetto agli onnivori, che seguono invece una dieta che favorisce una risposta infiammatoria più forte”. Inoltre, “i bambini indiani, che appartengono a un popolo vegetariano per cultura, hanno in media un quoziente intellettivo elevatissimo”.
Buona salute a parte, per Umberto Veronesi la dieta vegetariana è una scelta etica: “Introdurre un bimbo sin dall’infanzia in un mondo in cui non è necessario massacrare e uccidere essere viventi per nutrirsi bene è un passo verso una filosofia globale della non violenza”.

L’Onu mette al bando il salame: “Pericolose per la salute le carni lavorate”



I prodotti confezionati a base di carne rossa dovrebbero finire nella lista delle sostanze cancerogene

L'Onu mette la bando il salame, ce ne parla Attilio Barbieri su Libero:Bacon, hamburger e salsicce, ma anche pancetta, coppa, salame e perfino prosciutto potrebbero finire all'indice. Nella lista dei prodotti pericolosi, accusati di causare il cancro. Come le sigarette. A sentenziarlo dovrebbe essere l'Organizzazione mondiale della sanità, organismo che fa capo nientemeno che all'Onu. Per oggi è atteso l'annuncio: i prodotti confezionati a base di carne rossa dovrebbero finire nella lista delle sostanze cancerogene. A far compagnia a sigarette arsenico, alcol e amianto. Nel mirino anche la carne fresca, che rischia di essere inserita nella «enciclopedia dei cancerogeni» ed etichettata come «lievemente meno pericolosa» rispetto ai lavorati industriali. A rivelarlo in anteprima è il quotidiano britannico Daily Mail che cita una «fonte interna ben posizionata» nell'Oms.L'annuncio atteso per lunedì rientrerebbe negli aggiornamenti periodici delle linee guida che l'Organizzazione con sede a Ginevra trasmette a ricercatori e autorità competenti dei diversi Paesi.LA RACCOMANDAZIONESecondo l'edizione web del Daily Mail, l'Oms potrebbe anche emettere una raccomandazione volta a inserire «avvertimenti sulle etichette dei prodotti interessati». Un po' come quelle che già compaiono sui pacchetti di sigarette. Il giornale inglese parla di «novità potenzialmente shoccante per le catene di fast food e per l'industria della carne», dimenticando di dire, però, che i Paesi più danneggiati sarebbero Germania e Italia, ai primi posti nella classifica mondiale dell'industria delle carni lavorate. Per quel che ci riguarda rischierebbero di finire sulla lista nera dell'Oms tutti i salumi, inclusi quelli sottoposti soltanto a salagione, come il prosciutto crudo. In compagnia di salame, coppa, pancetta, mortadella e perfino bresaola. Il risultato finale sarebbe addirittura peggiore di quello ottenuto con le etichette a semaforo introdotte lo scorso anno dalla Gran Bretagna e giudicate inammissibili dall'Unione europea.NUOVA DIETA In questo caso, a effettuare la riclassificazione dei componenti della dieta alimentare è l'Agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms, che, sempre secondo la fonte citata dal Daily Mail, avrebbe approfondito la questione «in seguito alle preoccupazioni crescenti che la carne fosse all'origine del cancro all'intestino, il secondo tipo di tumore per frequenza nel Regno Unito». Quindi fra le segnalazioni arrivate a Ginevra, tali da indurre l'agenzia dell'Onu ad assumere una decisione così gravida di conseguenze per chi consuma ma anche per chi produce, ci sarebbe anche quella di Londra.La carne in generale contiene grandi quantità di grasso, sostengono gli inglesi, e c'è il dubbio che il composto che la rende rossa possa danneggiare lo strato interno dell'intestino: questa la motivazione all'origine della sua messa all'indice. Non migliorano la situazione, sempre secondo il Regno Unito, i trattamenti di preparazione e conservazione industriali, dalla salatura all'aggiunta di conservanti chimici, potenzialmente cancerogeni. Le stime del governo inglese indicano che, nella metà dei casi, per evitare di ammalarsi di tumore all'intestino basterebbe seguire uno stile di vita più sano, che prevede un consumo non eccessivo di carne rossa. Tesi finora con confermata da evidenze scientifiche.

Oms, su carni nessun allarmismo, identificati rischi




L'annuncio dello Iarc'' sul rischio cancerogeno delle carni rosse e lavorate ''non era allarmista'' e ''sono stati identificati dei rischi'': il report finale ''che sarà disponibile a metà 2016, esporrà le medesime conclusioni''. Lo afferma all'ANSA Kurt Straif, a capo del Programma monografie dell'International Agency forResearch on Cancer (IARC) dell'Oms.Ma, a detta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ''Dall'OMS e' stato fatto allarmismo ed in modo ingiustificato''. Il ministro ha poi sottolineato che '''Abbiamo chiesto di avere lo studio completo - ha detto - e ci e' stato risposto che non e' pronto''.
'Le conclusioni della valutazione - afferma Straif all'ANSA - sono state pubblicate sulla rivista Lancet Oncology, insieme al razionale ed ai riferimenti chiave. Il Report finale, che sarà disponibile alla metà del 2016, fornirà dati dettagliati dalla revisione degli studi, ma le conclusioni ed il ragionamento alla base saranno gli stessi di quelli già riportati''. ''L'annuncio dello Iarc - sottolinea Straif - non era allarmista. La comunicazione dello Iarc afferma esplicitamente che, sebbene rischi siano stati identificati, la grandezza di tali rischi è piccola se paragonata ad altri ben noti cancerogeni come il fumo di sigaretta''. Dunque la ''nuova valutazione dello Iarc - prosegue - rafforza le raccomandazioni esistenti da parte delle autorità sanitarie di limitare il consumo di carni rosse e di carni lavorate''. Queste includono, aggiunge, ''una raccomandazione dell'Oms del 2002 di limitare l'assunzione di carni lavorate per ridurre il rischio di cancro del colon-retto''. Lo Iarc, evidenzia Straif, ''ha anche rilevato che la carne ha noti benefici nutrizionali, ma che i singoli possono scegliere di ridurre la propria assunzione di carne''.


lunedì 26 ottobre 2015

Le proprietà benefiche dell'orzo


Le tante caratteristiche positive di questo cereale


Una miniera di proprietà benefiche per l'organismo. È quello che garantisce l'orzo, uno dei cereali più apprezzati dall'uomo nel corso della storia, anche per l'estrema duttilità e capacità di adattamento della pianta, che può essere coltivata sia nelle zone fredde che in quelle calde grazie alla sua resistenza e al breve ciclo vegetativo che la contraddistingue.
Si tratta di un cereale rinfrescante, nutriente ed estremamente digeribile che rinvigorisce l'organismo ed è benefico per l'intestino. È indicato in particolare per i soggetti più deboli, gli anziani e i bambini. Da sempre è nota la sua azione stimolante della produzione di latte materno e dell'attività intellettuale.
Analizzando i valori nutrizionali va tenuto conto del fatto che l'orzo perlato, la forma raffinata e anche la più diffusa, sconta un impoverimento a livello proteico, nonché nella percentuale di fibre, vitamine e fibre, vitamine e minerali. Al contrario l'orzo mondo – quello non raffinato – è ricco di carboidrati a basso indice glicemico (72%) e di proteine (10,5%). Buone le percentuali di fosforo, potassio e vitamina PP, fondamentali per il corretto funzionamento dell'apparato digerente, per la produzione degli ormoni sessuali e per la salute dell'apparato cardiovascolare.
La composizione nutrizionale dell'orzo è simile a quella del mais, ma con un apporto proteico maggiore. A livello calorico 100 grammi di orzo perlato equivalgono a 319 Kcal.
L'orzo agisce come un antinfiammatorio ed emolliente in caso di infezioni dell'apparato gastro-intestinale e urinario. Allevia il fastidio gastrico e rilassa le pareti intestinali. Allevia inoltre le turbe pancreatiche e biliari ed esercita un'azione positiva contro le infezioni della mucosa intestinale.
La presenza delle fibre garantisce un'attività regolatoria della funzionalità intestinale. Inoltre, il decotto d'orzo può essere utilizzato per le infiammazioni della cavità orale e per sedare gli accessi di tosse.
Come detto, l'orzo è particolarmente indicato per i bambini, per gli anziani e per tutti quei soggetti che soffrono di difficoltà digestive. Il fosforo stimola le capacità intellettive e rivela un ottimo rimineralizzante delle ossa.
Alcune ricerche recenti hanno segnalato nell'orzo la presenza di sostanze – come il tocotrienolo – in grado di inibire la sintesi di colesterolo cattivo da parte del fegato.
Infine, uno dei modi più diffusi per consumare l'orzo è la sua “trasformazione” in caffè, che garantisce il rispetto di un rituale per gli appassionati della pausa caffè al bar, ma senza le conseguenze legate agli effetti eccitanti dovuti alla caffeina.

Il vino rosso aiuta il cuore




Valido soprattutto per le persone diabetiche


Bere un bicchiere di vino rosso a cena migliora le condizioni del cuore nelle persone affette da diabete di tipo 2. Lo dice uno studio della Ben-Gurion University, in Israele, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine.
Nella ricerca sono stati coinvolti 224 pazienti con un'età compresa fra 45 e 74 anni. In maniera casuale, i soggetti hanno bevuto 150 ml di acqua minerale, vino bianco o vino rosso a cena per un periodo di due anni.
È emerso che il consumo moderato di vino rosso è associato a livelli meno elevati di grassi nel sangue, con una riduzione del colesterolo e di conseguenza del rischio cardiovascolare.
Il vino bianco non ha prodotto gli stessi benefici, probabilmente perché in quello rosso c'è una quantità sette volte maggiore di fenoli e resveratrolo, composto naturale che si trova nella buccia dell'uva rossa.
Iris Shai, coordinatore dello studio, spiega: “le differenze riscontrate tra vino rosso e bianco sono opposte alla nostra ipotesi iniziale e cioè che gli effetti benefici del vino sono mediati prevalentemente dall'alcol".
L'unico effetto comune che i due tipi di vino producono è quello di favorire il sonno, sempre ovviamente con un consumo moderato. 
I meccanismi con i quali agisce il resveratrolo sono stati chiariti da un team dello Scripps Institute coordinato dal dott. Matthew Sajish, che ha pubblicato su Nature uno studio sull'argomento.
I ricercatori hanno notato che il resveratrolo imita l'azione di TyrRS – o enzima tRNA sintetasi, un'antica famiglia di enzimi la cui funzione primaria è aiutare a tradurre il materiale genetico in 'edifici' di amminoacidi per costruire le proteine -, che svolge un ruolo protettivo all'interno della cellula.
Il resveratrolo è in grado di attivare la proteina Parp-1, la maggiore risposta allo stress oltre ad essere fattore di riparazione del Dna. Sajish spiega: “sulla base di questi risultati si può pensare che un moderato consumo di un paio di bicchieri di vino rosso dia la quantità di resveratrolo sufficiente per indurre i suoi effetti protettivi''. 
Una squadra internazionale di studiosi giapponesi e scozzesi ha condotto un'altra ricerca presso l'Università di Glasgow nella quale si è evidenziato che il resveratrolo è capace di contrastare la formazione nel corpo di due proteine coinvolte nei processi infiammatori, la sfingosina e la fosfolipasi D.
La ricerca scozzese è stata pubblicata sul “FASEB Journal” (organo di stampa della Federazione americana delle società di biologia sperimentale). 
Le proteine infiammatorie fosfolipasi D e sfingosina sono collegate a infezioni che possono arrivare a essere anche molto gravi e potenzialmente mortali se non trattate per tempo, come la setticemia. Gli studiosi pensano che i benefici antinfiammatori del vino potrebbero rivelarsi utili nel combattere artriti, sindrome del colon irritabile e diabete.
Ma come hanno fatto gli scienziati a scoprire queste virtù antinfiammatorie del vino? Sono stati condotti dei test su alcune cavie: in esse prima sono stati provocati dei processi infiammatori e poi sono state sottoposte a un trattamento con resveratrolo. Gli animali trattati con resveratrolo sviluppavano infiammazioni meno severe e aggressive rispetto alle bestiole non trattate. Volendo capire il motivo di quest'effetto del resveratrolo, i ricercatori hanno analizzati i tessuti delle cavie, riscontrando come quella particolare sostanza del vino riducesse la formazione delle proteine coinvolte nell'infiammazione, cioè la sfingosina e la fosfolipasi D.
Alcune malattie infiammatorie sono ancora oggi difficili da trattare, come la sepsi ad esempio: sono benvenuti dunque studi di questo genere che aggiungono conoscenze e possibili soluzioni a queste problematiche.
Tuttavia il vino fa bene solo se assunto in quantità moderate e da persone che possono berlo: certamente è da sconsigliare a chi soffre di cirrosi epatica o ha avuto problemi d'alcolismo, né bisogna tacere che alcune ricerche scientifiche imputano al vino il rischio di provocare alcuni tipi di tumore.
Nel complesso, tuttavia, un buon bicchiere di rosso al giorno non fa male e previene diverse patologie: se in futuro un sorso di cabernet o barolo potrà aiutarci a contrastare l'artrite o il diabete, allora sarà una “medicina” che tutti i pazienti assumeranno ben volentieri.

Oms: carni lavorate cancerogene. Aumentano rischio di cancro al colon retto




La carne rossa classificata tra le sostanze che probabilmente provocano il cancro

Le carni lavorate sono cancerogene, al pari di fumo e amianto. Aumentano, infatti, il rischio di sviluppare il cancro al colon retto. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology dal gruppo di 22 esperti, provenienti da 10 diversi paesi, riuniti nell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Dall'analisi emerge che anche la carne rossa non è esente da rischi: viene classificata tra le sostanze che “probabilmente” provocano i tumori.

Nel corso della ricerca, gli autori hanno esaminato i risultati di oltre 800 studi, che avevano valutato gli effetti del consumo di carne sulla salute umana. In particolare, le analisi hanno analizzato l'associazione esistente tra alcune forme di cancro e l'assunzione di carne rossa o di carni lavorate, in diversi paesi e in popolazioni che seguono diete differenti.

Al termine dell'indagine, gli scienziati hanno deciso di inserire la carne rossa e le carni lavorate - ossia quelle che “sono state trasformate attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione”, come wurstel, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne - all'interno della lista dei cancerogeni stilata dall'Oms. Si tratta di un elenco suddiviso in quattro sezioni: sostanze cancerogene, sostanze probabilmente cancerogene, sostanze non classificabili come cancerogene e sostanze probabilmente non cancerogene per l’uomo.

In particolare, hanno inserito le carni lavorate all'interno del gruppo 1, che include tutte le sostanze che sicuramente provocano il cancro, come il fumo e l'amianto. La scelta deriva dalle numerose prove scientifiche dell'esistenza di un'associazione tra il consumo di questi alimenti e il cancro al colon retto.

La carne rossa – costituita dal muscolo di mammifero, come manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra - è stata invece inserita tra le sostanze che probabilmente provocano il cancro (gruppo 2). La letteratura scientifica che ne dimostra l'effetto cancerogeno, infatti, è ancora limitata. In questo caso, è stata constatata una possibile associazione tra il consumo di carne rossa e il tumore al colon retto, al pancreas e alla prostata.

Il consumo di carne varia notevolmente da un paese all'altro. In alcune zone sono pochissimi a mangiarla, mentre in altre viene consumata quasi dall'intera popolazione. In base all'analisi, gli esperti hanno stabilito che per chi consuma ogni giorno la carne lavorata, ogni porzione di 50 grammi in più aumenta del 18% il rischio di cancro al colon retto.

"Per un individuo, il rischio di sviluppare il cancro al colon retto a causa del consumo di carni lavorate resta piccolo, ma aumenta in base alla quantità di carne consumata - spiega Kurt Straif, Responsabile dello Iarc Monographs Programme -. In considerazione del gran numero di persone che consumano carne processata, l'impatto globale sull'incidenza del cancro appare quindi fondamentale per la salute pubblica".


Tumori, individuato meccanismo che ne determina la diffusione



Studio italiano ha identificato il responsabile della proliferazione delle cellule cancerogene

Identificato il meccanismo che provoca la diffusione del medulloblastoma, il tumore cerebrale più diffuso tra i bambini. La scoperta potrebbe consentire lo sviluppo di terapie personalizzate in grado di arrestare la proliferazione delle cellule cancerogene. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Developmental Cell dai ricercatori italiani dell'Università degli Studi “la Sapienza” di Roma, coordinati da Gianluca Canettieri. Gli esperti ritengono che il loro lavoro potrebbe aiutare a contrastare anche il cancro alla prostata, al pancreas, al polmone, al seno e al colon. Queste forme tumorali, infatti, sono provocate da meccanismi simili a quello individuato.

Nel corso della ricerca, gli autori hanno osservato che in molti pazienti il medulloblastoma veniva innescato dall'abnorme attivazione di un percorso molecolare chiamato “via di Hedgehog”. Si tratta di “una sorta di «domino» molecolare che, in condizioni non controllate, culmina nella proliferazione e migrazione delle cellule nervose – spiega Gianluca Canettieri -. In questi soggetti abbiamo osservato anche un accumulo di poliamine, cioè piccole molecole a carica positiva che, in genere, aumentano in caso di tumore". L'incremento viene causato da un meccanismo finora sconosciuto, che rappresenta una specie di “corsia preferenziale” per lo sviluppo del tumore.

Dopo aver identificato questo meccanismo, i ricercatori sono anche riusciti a fermarlo. Hanno scoperto che può essere bloccato disinnescando le molecole coinvolte, attraverso l'impiego di farmaci specifici. I primi risultati ottenuti in laboratorio e tramite la sperimentazione su animali sono stati positivi. Se dovessero essere confermati anche nell'uomo, potrebbero favorire la realizzazione di terapie personalizzate, non solo contro questa forma di tumore cerebrale, ma anche contro il cancro alla prostata, al pancreas, al polmone, al seno e al colon.



giovedì 22 ottobre 2015

Proprietà del Topinambur: Potassio e Ferro a Volontà




Sono molti coloro che conoscono le numerose proprietà del topinambur che a volte sono messe in secondo piano da altri alimenti più “alla moda” e sopravvalutati.
Il topinambur è una pianta erbacea (Helianthus tuberosus è il suo nome scientifico) caratterizzata da un’infiorescenza gialla ed appariscente. La parola “helianthus” fa riferimento alla tendenza dei fiori ad essere sempre girati verso il sole, mentre “tuberosus” allude al fatto che il topinambur, comunemente, viene associato all’unica parte commestibile della pianta, il tubero.
Questa pianta erbacea, benché non sia conosciuta su larga scala, è in realtà molto diffusa; predilige terreni umidi, per questo non è raro trovarla in prossimità di corsi d’acqua. Viene considerata infestante, data la sua vivacità produttiva, ed è presente nelle zone pianeggianti e collinari; è quasi del tutto assente, invece, in montagna.
In cucina viene utilizzato per le sue qualità organolettiche e il sapore delicato e particolare, simile a quello del carciofo. Il topinambur è inoltre ricco di importanti e benefici principi nutritivi, che lo rendono un alimento sano, leggero e adatto a regimi dietetici ipocalorici.

Topinambur: Proprietà e Benefici



1. Contiene prebiotici

Il topinambur è ricco di inulina, una particolare fibra prebiotica di grande importanza per la salute dell’organismo, ed in particolar modo dell’intestino. L’inulina, infatti, stimola la crescita del bifidobacterium, naturalmente presente nel nostro intestino.
Il bifidobacterium è coinvolto nei processi di difesa dai batteri e di prevenzione della costipazione. Alcuni studi hanno dimostrato il ruolo attivo che questi batteri hanno nel ridurre la concentrazione di enzimi cancerogeni.

2. Contiene tiamina (vitamina B1)

Una porzione di 100 grammi di topinambur contiene circa 0.2 milligrammi di tiamina, che corrisponde al 13% della dose giornaliera raccomandata. La tiamina, ovitamina B1, è responsabile del buon funzionamento del sistema nervoso e muscolare.
È un importante regolatore della produzione di acido cloridrico nello stomaco, la cui carenza può portare a diarreamalassorbimento di nutrienti e dolori. Il livello di acido cloridrico presente nello stomaco decresce con l’aumentare dell’età, per questo motivo le persone più anziane potrebbero trarre giovamento dall’assunzione costante, e moderata, di topinambur.

3. Ha un basso indice glicemico

L’indice glicemico si riferisce alla capacità di bevande e alimenti di aumentare illivello di glucosio nel sangue. Maggiore è l’indice, più l’alimento in considerazione provocherà all’interno del sangue fluttuazioni improvvise di glucosio, e a lungo andare questo potrebbe tradursi in un maggiore rischio di incorrere in malattie quali problemi cardiaci, sbalzi d’umore e depressione e diabete.
I cibi a basso e medio indice invece, come il topinambur, vengono digeriti lentamente, evitando fluttuazioni repentine del livello di glucosio, e sono quindi consigliati alle persone che soffrono di diabete e disturbi cardiaci e di pressione alta.

4. Contiene potassio

Una porzione di 100 grammi di topinambur contiene circa 429 grammi di potassio, contro i 358 contenuti in una banana. Il potassio è un minerale indispensabile per la salute e il buon funzionamento del cuore e dei muscoli.
Il potassio, inoltre, contribuisce al mantenimento della salute delle ossa; l’assunzione di questo cibo,quindi, è consigliata alle persone anziane, maggiormente colpite dall’osteoporosi. Le proprietà terapeutiche del topinambur sono quindi dovute soprattutto alla presenza di questo elemento fondamentale.

5. Promuove la crescita dei capelli

Grazie al contenuto di ferro, rame e vitamina C, il topinambur interviene nel processo di irrobustimento e crescita dei capelli. Una porzione di 100 grammi contiene quasi la metà della quantità giornaliera raccomandata di ferro, indispensabile per la buona salute dei capelli e del cuoio capelluto.

6. Contiene numerose vitamine del gruppo B

Un etto di topinambur contiene il 10% circa della razione giornaliera raccomandata di folati (vitamina B9), che intervengono nella produzione di globuli rossi, e quindi indispensabili per prevenire l’insorgenza dell’anemia.
Questo alimento contiene anche il 6% della dose giornaliera consigliata di acido pantotenico (vitamina B6), che interviene nel processo di trasformazione dei cibi in energia, e il 5% della dose consigliata di riboflavina (vitamina B2), coinvolta nei meccanismi di protezione delle mucose respiratorie e digestive, del sistema nervoso, della pelle e degli occhi.


Abbiamo visto le numerose proprietà del topinambur e come sia importante integrare questo alimento nella propria dieta. Questo tubero è anche facile da reperire nei supermercati e, grazie al suo sapore, si adatta a molte preparazioni.
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I Migliori Lassativi contro la Stitichezza



lassativi sono specifiche sostanze che aiutano a combattere il problema della stitichezza favorendo così l’evacuazione. Sono molte le persone afflitte da questo disturbo e che spesso ricorrono, a volte anche in maniera esagerata, ai lassativi per liberare l’intestino costipato.
 Scopriremo che esistono lassativi più aggressivi e altri più blandi, e conoscere il loro esatto funzionamento ci può aiutare a scegliere quello più adatto al nostro specifico problema.

I Migliori Lassativi contro la Stitichezza

Ecco quali sono i migliori lassativi in commercio, utili per combattere il problema della stitichezza.

Lassativi di volume

Si tratta di lassativi definiti di massa poiché la loro funzione è quella di accrescere il volume della massa fecale presente nell’intestino. Questo rende il transito delle feci nell’intestino molto più rapido, garantendo così una più facile evacuazione.
Questo genere di lassativi è in grado di aumentare anche la flora batterica che si trova nell’intestino che a sua volta contribuisce ad aumentare il volume della massa fecale; perché funzioni è essenziale però assumere contestualmente anche una buona quantità d’acqua o altre bevande.
Alcuni lassativi che appartengono a questa categoria sono il Fucus (un’alga marina), la Gomma di Guar e anche la crusca . Da essi però non ci si può aspettare un effetto immediato, perché agiscono in un tempo che va dalle 12 alle 72 ore.

Lassativi osmotici

Sono speciali lassativi in grado di trattenere l’acqua e rilasciarla nell’intestino ammorbidendo notevolmente le feci che in questo modo transitano più rapidamente e con maggior facilità. I lassativi osmotici più utilizzati sono: ilmannitolo, l’idrossido di magnesio, i sali fosfati di sodio e il lattulosio.
Di grande efficacia sono i lassativi a base di macrogol che ha una spiccata capacità di trattenere l’acqua all’interno dell’intestino, e in più non irrita la mucosa. Inoltre viene eliminato totalmente e in breve tempo.

Lassativi irritanti di contatto



Sono i lassativi maggiormente utilizzati. Agiscono proprio irritando le pareti intestinali, aumentandone così il movimento che facilita lo stimolo ad evacuare. Va detto però che l’intestino reagisce contraendosi al solo scopo di liberarsi di tali sostanze che lo infiammano e per questa ragione non sono del tutto salutari. Rientrano in questa categoria la senna, l’olio di ricino e rabarro.
L’errore di fondo sta nel fatto che spesso si ritiene un lassativo di questo tipo del tutto naturale e quindi innocuo. Ciò non è sempre vero perché molto spesso i lassativi di questo genere causano contrazioni e spasmi addominali dolorosi, e non vanno perciò usati in maniera sistematica per tanti giorni. Se si eccede con l’uso di questi lassativi per combattere la stipsi, nel lungo periodo il colon potrebbe perde la sua naturale capacità di contrarsi portando ad una patologia chiamata colon atonico.

Lassativi emollienti

I lassativi emollienti hanno la funzione di lubrificare e ammorbidire le feci facilitando così il transito intestinale. Tra questi troviamo soprattutto l’olio di vaselina e la glicerina. Entrambi si possono assumere per via orale con effetto che va dalle 12 alle 72 ore, oppure per via rettale, ad esempio sotto forma di supposte di glicerina, che agiscono in appena 15-20 minuti o al massimo in un’ora.
Se assunti con un dosaggio eccessivo e in modo continuativo, questo genere dilassativi possono diminuire l’assorbimento di alcune vitamine ma anche di fosforo, calcio e altri preziosi minerali.
Attenzione:
Quando si usano i lassativi, si va a svuotare l’intero colon che impiegherà poi diversi giorni per riempirsi nuovamente e ritrovare lo stimolo all’evacuazione. Per questo motivo è naturale non avvertire alcuno stimolo per un paio di giorni, una volta preso un lassativo.
E’ molto importante non confondere questo sintomo con la vera stitichezza, assumendo ulteriori lassativi che finiscono con il peggiorare la situazione.

6 abitudini che provocano alterazioni della tiroide



La tiroide è una ghiandola a forma d farfalla che, anche se spesso passa inosservata, ha un ruolo fondamentale all’interno dell’organismo, poiché si occupa della produzione degli ormoni che regolano il metabolismo del corpo.
La funzione della tiroide regola anche la temperatura corporea, il ritmo al quale lavora il cuore, lo stato d’animo e il metabolismo basale, che determina la velocità alla quale l’organismo brucia le calorie consumate.
Per riassumere, il buon funzionamento di questa ghiandola è collegato alla salute di tutto il corpo. Per questo motivo, qualsiasi alterazione delle sue funzioni può causare uno squilibrio ormonale, scatenando diverse malattie e disturbi.

Quali sono i problemi più comuni che colpiscono la tiroide?

I problemi della tiroide sono 8 volte più frequenti nelle donne che negli uominie il fattore di rischio aumenta con l’arrivo della menopausa.
I principali disturbi della tiroide sono:
Ipotiroidismo: si manifesta quando la ghiandola tiroidea non produce abbastanza ormoni. Ciò provoca squilibri all’interno dell’organismo che possono scatenare i seguenti sintomi:
  • Fatica e depressione.
  • Sensazione di freddo.
  • Dolori muscolari.
  • Ragionamento lento o difficoltà di concentrazione.
  • Problemi digestivi e stitichezza.
  • Mestruazioni più abbondanti e che durano più a lungo.
  • Aumento improvviso di peso.
  • Pelle, capelli e unghie secchi e fragili.
Ipertiroidismo: si tratta del problema opposto al precedente, quando la ghiandola produce una quantità eccessiva di ormoni tiroidei. I sintomi che comporta sono i seguenti:
  • Tremore, nervosismo e irritabilità.
  • Sensazione di caldo.
  • Ritmo cardiaco accelerato e irregolare.
  • Debolezza muscolare e fatica.
  • Evacuazioni digestive più frequenti.
  • Mestruazioni meno abbondanti.
  • Perdita di peso improvvisa.
  • Caduta dei capelli.
  • Occhi sporgenti.
  • Quali sono le abitudini che provocano alterazioni della tiroide?

    I problemi della tiroide si devono soprattutto a malattie autoimmuni, alla genetica e all’assunzione di alcuni farmaci.
    Diversi studi hanno scoperto che esiste una relazione tra alcune abitudini di vita e un rischio maggiore di soffrire di problemi tiroidei. Questo, a sua volta, compromette direttamente il metabolismo del corpo e la salute in generale.

    Vita sedentaria

  • A causa dello stile di vita moderno, molte persone conducono una vita sedentaria, mettendo a rischio la propria salute. La carenza di attività fisica quotidiana può provocare alterazioni della tiroide, come nel caso dell’ipotiroidismo.
    La soluzione?
    Dedicare almeno 30 minuti al giorno all’attività fisica ed evitare di restare seduti o sdraiati a lungo.

    Consumo eccessivo di caffeina

    Sono in molti a non riuscire a iniziare la giornata senza una tazza di caffè e ciò non è un male. Il consiglio degli esperti, però, è quello di evitare il consumo eccessivo di questo ingrediente o di altri prodotti che contengono caffeina, poiché possono provocare alterazioni nell’organismo come, per esempio, problemi tiroidei.
    La soluzione?
    Evitare il consumo eccessivo di caffè o tè e bere più acqua e succhi naturali.

    Alcolismo

  • Consumare troppo alcol altera le funzioni della tiroide e può provocare disturbi come l’ipotiroidismo.
    La soluzione?
    Evitare questo tipo di bevande e consumarle con moderazione.
  • Fumo

    Le sigarette e il fumo contengono sostanze tossiche come il tiocianato, che può scatenare problemi gravi della tiroide, soprattutto in coloro che comportano altri fattori di rischio.
    Ancora più preoccupante è il fatto che, per color che fumanoè ancora più difficile controllare i problemi della tiroide, rispetto a chi invece non fuma.
    La soluzione?
    I fumatori devono fare tutto il possibile per abbandonare questo vizio e migliorare così la propria qualità di vita e controllare il problema. Inoltre, chi non fuma deve evitare di stare vicino a coloro che lo fanno.

    Carenza di iodio

  • La carenza di iodio è una delle cause principali dei problemi della tiroide, soprattutto dell’ipertiroidismo. Questa sostanza è necessaria affinché la ghiandola tiroidea produca gli ormoni e lavori nel modo adeguato.
    La soluzione?
    Aumentare il consumo di iodio tramite una dieta che includa ingredienti come:
    • Sale marino.
    • Pesce e frutti di mare.
    • Fagioli bianchi.
    • Alghe marine.
    • Aglio e cipolla.
    • Latticini come yogurt, latte e formaggio.

    Stress

    Il sistema endocrino è molto sensibile allo stress fisico ed emotivo e, quando questo diventa molto intenso, può provocare alterazioni della tiroide.
    La soluzione?
    Imparare a controllare le situazioni stressanti tramite esercizi e tecniche di rilassamento o attività piacevoli.

11 alimenti che parlano al corpo



Vi siete mai chiesti perché alcuni alimenti assomiglino a parti del corpo, e perché sono particolarmente benefici per determinati organi e non per altri? Non è strana questa coincidenza?
Che la natura sia saggia lo sanno tutti, ma che comunichi con noi in maniera così evidente continua a essere stupefacente.
Cosa certa è che in Madre Natura non c’è nulla di superfluo né di casuale, tutto ha un perché anche se non siamo in grado di vederlo. A seguire vi proponiamo una lista di undici somiglianze più che ragionevoli tra certi alimenti e gli organi, così come la funzione che questi svolgono nell’organismo.

1. La carota e l’occhio

La carota è un alimento molto importante per la salute, ma in particolare lo è per la vista grazie al suo alto contenuto di betacarotene, così come di vitamine A, C, B1, B2, B3, B6, B9, C, E, colina e K, e di sali minerali come potassio, magnesio, ferro, calcio e fosforo.
Questi nutrienti sono necessari soprattutto per godere di una buona vista; per farvi un’idea, se l’organismo non avesse vitamina A, potremmo persino soffrire di cecità notturna. Inoltre, aiuta a prevenire le cataratte e la degenerazione maculare tipica dell’età avanzata.
In questo modo, se tagliate la carota a metà in larghezza, vedete come il disegno ricorda un occhio umano. Potete osservare come le irradiazioni e le linee assomigliano alla pupilla e all’iride.
Potete mangiare la carota come preferite purché non perda le sue proprietà antiossidanti sull’apparato visivo; ad esempio bollita assume un sapore più dolce, ma alcune proprietà si perdono.
In aggiunta bisogna specificare che le carote sono principalmente costituite da carboidrati e sono una fonte di fibra dietetica che non contiene né grassi saturi né colesterolo. Il basso apporto calorico della carota (40 Kcal per 100 gr), inoltre, la rende un alimento ideale per tenere sotto controllo il peso.

2. Le fragole e i denti

Come potete vedere nell’immagine seguente, la sezione dentale e l’interno di una fragola sono oltremodo simili. Le fragole, pertanto, oltre a essere un potente sbiancante naturale dei denti, favoriscono lo sviluppo di una dentatura forte e sana, favorendo anche la salute delle gengive e della cavità orale.

3. Lo zenzero e lo stomaco

Da secoli la medicina orientale usa lo zenzero per calmare i dolori di stomaco. Se osservate attentamente questo alimento potete vedere come riproduce le forme acquisite dallo stomaco.

4. Il pomodoro e il cuore

Se osservate un pomodoro tagliato a metà, potete verificare che possiede diverse cavità che ospitano i semi. Questa distribuzione è molto simile a quella del cuore.
In più il pomodoro è ricco di licopene, un pigmento vegetale che protegge il cuore riducendo il pericolo di soffrire di malattie cardiache e contrastando l’effetto del colesterolo.
Una curiosità da aggiungere è che esistono altri alimenti che, nonostante non siano caratterizzati dal colore rosso, contengono licopene, ad esempio le fave ed il prezzemolo.


5. I fagioli e i reni

La somiglianza tra i fagioli e i reni è più che evidente. Questo alimento esercita un grande potere depurativo su questo organo. Nella medicina tradizionale cinese vengono usati molto per migliorare e rafforzare il funzionamento dei reni.



6. L’arancia e le ghiandole mammarie

Le arance, i limoni, i lime e i pompelmi assomigliano in maniera straordinaria e sorprendente al seno di una donna. Per tale ragione vengono loro attribuite proprietà come quella di permettere il drenaggio linfatico naturale delle ghiandole mammarie o l’inibizione dello sviluppo di cellule cancerogene nel petto.

7. I fichi e gli organi sessuali

I fichi aumentano la libido e la fertilità in entrambi i sessi. Questo frutto, inoltre, contiene grandi quantità di vitamina B6, responsabile del rilascio di serotonina, l’ormone della felicità.


8. Le noci e il cervello

Si dice che la noce sia la frutta secca ideale per il cervello per via del suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, omega 6 e omega 9. Il fatto più sorprendente è che le pieghe, le increspature e persino la forma a guscio sono identici alla distribuzione cerebrale.
Fatto certo è che le noci potenziano lo sviluppo dei neurotrasmettitori e che aiutano a mantenere un equilibrio chimico nel cervello. Esistono studi che sostengono la tesi che mangiare noci in maniera regolare e moderata aiuti a combattere malattie come la depressione o la demenza.


9. L’avocado e l’utero

Come potete vedere, la forma dell’avocado è simile a quella dell’utero femminile. In quanto ai suoi apporti benefici, ci sono vari dati curiosi:
  • l’avocado contiene molto acido folico, sostanza che favorisce la gravidanza;
  • l’acido folico, inoltre, contribuisce a diminuire la possibilità di sviluppare una displasia cervicale, malattia precancerosa;
  • un ultimo dato curioso è che, da quando fiorisce a quando matura, l’avocado impiega nove mesi, lo stesso tempo durante il quale un bambino rimane nell’utero materno.

10. Il sedano e le ossa

Il sedano, dall’aspetto simile a quello delle ossa, influisce in maniera diretta proprio sulla resistenza osseaIl radio e l’ulna del braccio sono come i lunghi e snelli gambi del sedano.
Questo alimento concentra grandi quantità di silicio, fondamentale per dare forza alla struttura ossea. Inoltre è ricco di calcio, altro elemento necessario per le ossa. La loro sorprendente somiglianza arriva a tal punto che sia le ossa che il sedano sono formati per il 23% di sodio.



11. Le banane e le mani

È risaputo che le banane abbiano un alto contenuto di potassio, necessario per mantenere le articolazioni in salute ed evitare così la degenerazione muscolare e articolare.

La natura è meravigliosa e ci trasmette i suoi messaggi attraverso il linguaggio della somiglianza, una lingua che tutti riusciamo a capire. Risulta quindi di primaria importanza imparare a osservarla perché avvicinandosi ad essa ci si avvicina a se stessi.